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Altrimenti ci arrabbiamo...

Louise e Michel sono gli eroi dei giorni nostri, proprio loro che ad un certo punto della propria vita decidono di ribellarsi a coloro che li hanno manovrati come marionette, riuscendo a coinvolgere nelle loro azioni gli ultimi, gli altri “perdenti”, gli sconfitti, dimostrando che “se i poveri si arrabbiano un po’ non è un male”

di Fabrizio Cirnigliaro - mercoledì 16 dicembre 2009 - 5178 letture

Louise Michel è un film del 2008 diretto da Benoît Delépine e Gustave de Kervern.

Louise lavora per una piccola fabbrica della provincia francese. Una mattina si presenta regolarmente nello stabilimento tessile dove lavora ma la fabbrica è insolitamente vuota. Non ci sono i macchinari e non c’è traccia del padrone, il tutto senza nessun preavviso. I sindacati riescono ad ottenere solo un piccolo indennizzo per le lavoratrici, 100 euro per ogni anno di lavoro svolto in azienda. Le colleghe pensano di unire le loro “liquidazioni” per poter ripartire tutte insieme con un piccolo capitale. Louise ha le idee chiare su come investire quella somma. Assoldare un killer e uccidere il padrone. Nel cercare un professionista che porti a termine questo lavoro, Louise si imbatte in Michel, un “investigatore” alquanto strano, con l’ossessione di essere spiato e controllato. Michel accetta l’offerta di Louise, e inizia a preparare un piano per poter uccidere il tanto odiato padrone. L’impresa però non è per niente facile, infatti la prima persona che verrà uccisa non risulterà poi essere il vero padrone della fabbrica. I due protagonisti si imbatteranno in un meccanismo di scatole cinesi che li porterà fino all’isola di Jersey, ad un ora di elicottero da Londra, ma con le stesse agevolazioni fiscali di una sperduta isola nel pacifico.

Autori di un programma televisivo di successo per la TV francese, i due registi decidono di realizzare una pellicola “politacamente scorretta”, inquietante, che esce nelle sale cinematografiche in piena crisi economica. In Francia nel frattempo alcuni operai stavano iniziando ad escogitare metodi diversi per far “sentire” la loro voce, per attirare l’attenzione dei media, iniziano infatti i primi sequestri dei “manager delle aziende”.

Questi fatti di cronaca sono stati un ottimo vettore per il lancio del film, una pubblicità del tutto inaspettata. Molti argomenti trattati nel film non risultavano niente affatto nuovi a chi segue da anni un certo giornalismo di inchiesta, quella che alcuni insistono a chiamare “disinformazione”, che poi non é altro che l’unica vera informazione. i due registi francesi non hanno fatto altro che captare quello che era già nell’aria, aggiungendoci una buona dose di ironia e di battute al vetriolo.

Nella pellicola c’è chi decide di cambiare sesso per poter trovare un lavoro, ci sono i clandestini nelle imbarcazioni della disperazione, c’è chi, incapace di ripagare i debiti alla banca per poter mantenere viva la propria attività agricola, uccide in un momento di follia il funzionario della banca, c’è il complottista che simula con mezzi “poveri” l’attentato alle torre gemelli fornendo una ”teoria” sui fatti dell’11 Settembre che smentisce la versione ufficiale. Ma soprattutto ci sono gli operai, gli ultimi a sapere ma i primi a pagare, disposti, per poter vivere una vita degna di essere vissuta, a rinunciare al tetto delle 35 ore di lavoro, ai buoni pasto, agli aumenti del salario, perché c’è sempre un motivo per dover stringere i denti e piegare la schiena. Una volta è una congiuntura negativa, un’altra un euro troppo forte. Ogni volta si da via un pezzo della propria dignità, rinunciando ai propri diritti, continuando a lavorare per aziende che nel frattempo vengono assorbite,o prendono parte a della Joint venture. Non si ha più neanche la certezza di chi sia il proprio padrone, a chi è in mano il proprio destino, un rompicapo che erroneamente si associa al cubo di Rubik, in quanto non segue nessuna logica, se non quella del profitto.

Louise e Michel sono brutti, grassi, antipatici e scorbutici. Ciò nonostante sono degli eroi dei giorni nostri, proprio loro che ad un certo punto della propria vita decidono di ribellarsi a coloro che li hanno manovrati come marionette, e riescono a coinvolgere nelle loro azioni gli ultimi, gli altri “perdenti”, gli sconfitti, dimostrando che “se i poveri si arrabbiano un po’ non è un male”

“Ora che sappiamo che i ricchi sono dei ladroni, se i genitori non riescono a spazzarli via dalla terra, quando saranno grandi li faremo a pezzettini”Louise Michel


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