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57th & 9th: Sting in concerto a Mantova

Ritmo ed energia, ieri sera, nella storica Piazza Sordello a Mantova con il concerto di Sting. Dal nostro inviato.

di Piero Buscemi - sabato 29 luglio 2017 - 8513 letture

Assistere ad un concerto di Sting, prevede di essere dotati di una buona resistenza fisica ed una preparazione atletica da stacanovisti. Non sono soltanto le tre ore e mezza di attesa, dall’apertura dei cancelli all’inizio del concerto, a farci fare questa considerazione. E’ l’energia e l’adrenalina trasmessa da questo artista d’oltre Manica e della sua band a costringerci ad essere fisicamente preparati per rimanere al passo con i tempi, specialmente i suoi, che non sembrano intaccarlo minimamente.

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sting tour

Vederlo salire sul palco, maglietta grigia, basso elettrico e quella voce che segnò anche la produzione artistica dei Police, lascia veramente il dubbio di un suo probabile patto con il diavolo, in versone rocker ovviamente. L’esibizione di Sting è stata preceduta da un monologo musicale di circa mezz’ora, donato al pubblico dal figlio Joe, accompagnato da una stupenda chitarra blues, utilizzata per intonare delle suadenti ballate che, in alcuni passaggi, ci hanno fatto venire in mente un altro grande del passato musicale britannico, Donovan.

Applaudito con convinzione il figlio Joe, il pubblico è andato in estasi quando da un’atmosfera tetra creata ad hoc dai tecnici della luce, quasi come un fantasma delle migliore tradizione inglese, Sting è apparso sul palco con il suo fedelissimo basso e le prime note di un noto pezzo dei Police ha invaso la scena, oltre la piazza gremita di oltre seimila presenze.

Un’ora e mezza abbondante di concerto, sfiorando il nuovo album "57th & 9th", che ha dato il nome al tour 2017, e dando ampio spazio ai pezzi classici del repertorio Police. Una voce ancora cristallina ed una creativita artistica, che ci fa presupporre una sempre rinvigorita voglia di regalare al suo pubblico altre produzioni per il futuro, è stata librata sulla piazza attraverso i brani più rock del repertorio, a quelle sonorità reggae che stupirono gli appassionati di questo genere in quell’inizio degli anni ’80, quando in molti dovettere rassegnarsi alla scomparsa prematura di Bob Marley. Senza tralasciare la dolcezza degli accordi intonati e dei versi cantati di brani come Every Little Thing She Does Is Magic, Every Breath You Take o dal jazzato Englishman in New York.

La band degna dello spettacolo offerto. Su tutti il chitarrista Dominic Miller, il figlio Rufus Miller e il batterista Josh Freese. Emozionanti i duetti, ripetetuti in più occasioni durante il concerto, tra le due generazioni di artisti, da una parte Sting e Miller padre, e dall’altra gli eredi di questi due grandi artisti. Inevitabile un pensiero fugace ma legittimo, a Father and Son di Cat Stevens, tanto per rimanere in ambito di cantautori alla corte di Sua Maestà.

(Il servizio fotografico dell’evento)

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Concerto Sting
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Fase del concerto
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Joe Sumner
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Miller & Miller
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Sting & son
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Sting 1
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Fine concerto
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Sting


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