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"Tu la conosci Claudia?" di Massimo Venier

Il nuovo lavoro di AG&G, fra ammiccamenti cinefili e molta (troppa) autoreferenzialità

di Sergio Di Lino - giovedì 16 dicembre 2004 - 7121 letture

Il cinema di Aldo, Giovanni e Giacomo. Chissà se i puristi ci passeranno una simile "irriverenza". Sia come sia, è innegabile che, film dopo film, il celebre trio comico stia sviluppando una poetica, e persino una cifra stilistica, di assoluta peculiarità; questo al di là della riuscita o meno delle singole opere.

Se si eccettua infatti - ma solo in parte - la divertita parentesi comico-gangsteristica costituita da "La leggenda di Al, John e Jack" (omaggio parodico al cinema di genere, ma anche nostalgico ritorno dei tre alle maschere dei loro esordi teatrali), le incursioni cinematografiche di AG&G hanno sempre ruotato intorno alla stessa orbita. Comicità minimalista e gentile, situazioni quotidiane destabilizzate da inserti surreali/grotteschi, ripetuti giochi di sponda fra tre "tipi" o "maschere" che più divergenti non si potrebbero immaginare; in più, qualche riflessione tutt’altro che banale sulla labilità dei rapporti di coppia nell’universo ipermediatizzato della contemporaneità.

Lavorare lungo queste coordinate necessita giocoforza della complicità di una spalla femminile: in passato è stata Marina Massironi, ora "adottata" da Silvio Soldini per le sue stralunate commedie; il presente si chiama Paola Cortellesi, imprescindibile côté femminile e motore dell’ultima fatica del trio destinata al grande schermo, "Tu la conosci Claudia?".

Ritorno al quotidiano, dopo la parentesi metacinematografica, si diceva. Ebbene sì. Il nuovo film di AG&G non sembra in effetti in grado di determinare uno scarto decisivo rispetto ai loro lavori precedenti. L’unica novità di rilievo - a parte il succitato avvicendamento della "musa ispiratrice" - è l’abiura dei tre dal ruolo di co-registi dell’opera, con il solo Massimo Venier che finalmente può fregiarsi del titolo che gli compete senza più problematiche convivenze condominiali. Tanto si sapeva già che l’unico vero regista, là in mezzo, era lui.

Nulla di nuovo, dunque, ma anzi alcuni immediati agganci ai testi precedenti: ne esce un film che parte come una commedia romantica, in stile "Chiedimi se sono felice", e prosegue recuperando la struttura del road-movie di "Tre uomini e una gamba" e del (molto) meno riuscito "Così è la vita". In mezzo, tanti camei gustosi se presi nella loro singolarità, ma completamente pleonastici (anche questa potrebbe essere intesa come una "cifra" autoriale): Max Pisu (il passeggero del taxi di Aldo che accompagna quest’ultimo in un’esecuzione "a cappella" del "Bolero" di Ravel), Sandra Ceccarelli (la moglie di Giacomo), Marco Messeri (il camionista del soccorso stradale patito di Pupo), Ottavia Piccolo (la psicologa che ha in cura sia Giacomo che Claudia/Paola), Rossy De Palma (la seconda Claudia del film).

In buona misura, Aldo, Giovanni e Giacomo parlano di loro stessi (non senza una certa autoironia: qui, per esempio, Giacomo, sfegatato interista, "si costringe" a recitare un milanista), ironizzano sul cinema (con il mefistofelico Giovanni che distrugge il DVD del "Decalogo" di Kieslowski e quello di "Le onde del destino" di Lars von Trier, entrambi di proprietà del fedifrago Giacomo) e sulla vita (i navigatori satellitari, gli onnipresenti cellulari). Per stavolta, con tutta probabilità, la sfangheranno ancora; il rischio è che, da qui in avanti, delle loro (auto)riflessioni comico-esistenziali alla gente non interesserà più molto.


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