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Rostagno, ancora un colpo basso inferto alla sua memoria

Riflessione a vent’anni dall’uccisione di Mauro Rostagno - il sociologo torinese che lavorava per un’emittente televisiva trapanese.

di Francesco Genovese - mercoledì 1 ottobre 2008 - 3933 letture

E sono passati vent’anni. Vent’anni di silenzi, proroghe, tante domande e pochissime risposte. Fogli di calendario volati via col passare dei giorni, a cominciare da quella triste sera del 26 settembre 1988, quando qualcuno decise di tappare la bocca ad un uomo capace di far toccare con mano ai trapanesi quel marciume di illegalità che cresceva e che continua a crescere, a mala pena nascosto dai ritocchi estetici che la città falcata ha “subito” nel corso degli anni.

Dopo l’iniziativa popolare di raccolta firme dello scorso anno per la riapertura delle indagini, a di-stanza di due decenni, il delitto Rostagno di fatto rimane ancora “irrisolto”, anche se c’è qualche e-lemento in più sulla pista mafiosa che permetterà il rinvio a giudizio dei mandanti ed esecutori di cosa nostra, tra cui il boss Vincenzo Virga. Vedremo.

Forse Virga, in questo caso, potrebbe essere il “male minore”, anche perché nel caso in cui il rinvio a giudizio portasse ad una condanna di mandanti ed esecutori della pista mafiosa, rimarrebbero si-curamente dei fortissimi dubbi riguardo quelle “forze oscure”, nascoste dietro alcuni colletti bian-chi, che avrebbero avuto sicuramente degli interessi a far uccidere Rostagno.

Ma da chi, in questi anni, è stato ucciso una seconda, una terza, una quarta, una quinta volta, il so-ciologo torinese? Sicuramente, intanto, da tutti quelli che non credono nella legalità; da tutti coloro che hanno cercato di depistare le indagini; da tutti gli altri che hanno sempre ignorato la sua figura, salvo ricordarsene solo ed esclusivamente in occasione di quel tristemente famoso 26 settembre.

Per il resto, indifferenza. Un mare piatto, piattissimo di quotidiana indifferenza. Basti pensare al recente mazi sequestro dei beni di “Masino” Coppola: in una città civile tutto ciò desterebbe sdegno e partecipazione; da queste parti, invece, è passato praticamente inosservato, come se nulla fosse successo. Ma è possibile che proprio a nessuno interessi sapere qualcosa di più su questa “economia sommersa” che attanaglia le città di questa nostra provincia?

Nonostante l’arresto di Coppola risalisse a tre anni fa, gli affari illeciti continuavano tranquillamente, indistur-bati. Non è sufficiente, questo, per suscitare tra la gente un minimo di indignazione? Rostagno, in fondo, di che parlava? Di cavolfiori e zucchine? Non è che per caso stesse tentando di scoperchiare “pentole calde” per informarci su quanto di losco avveniva nel sottobosco del nostro territorio? Anche il suo è stato un “sacrificio” inutile?

Nelle scorse settimane i riflettori dell’informazione sono stati puntati sulla Saman e sul baglio di Lenzi; dopo una “battaglia” legale, infatti, la Saman ha dovuto restituire la struttura a Francesco Cardella, cofondatore della stessa associazione insieme a Rostagno. Il “Guru”, personaggio assai chiacchierato, nel contesto della vicenda Rostagno – secondo gli investigatori – rappresenta “una grossa nuvola grigia, carica di Mistero”.

E allora? E allora definiamola pure l’ultima “ciliegina sulla torta” di questa triste e misteriosa storia infinita. Un altro colpo basso inferto alla memoria di Mauro Rostagno. Intanto su alcuni muri della città, le scritte “Mauro è vivo” pian piano stanno scomparendo, perdono colore e intensità in modo naturale, colpite dal sole dell’estate e dalle piogge invernali.

Chi ordinò, vent’anni fa, l’assassinio di Mauro Rostagno, aveva un solo obiettivo: eliminare per sempre una “mina vagante”, un grosso “pericolo pubblico” per le organizzazioni criminali e, più iin generale, per le lobby di potere. Era giunto, dunque, il momento di “sbarazzarsi” di quell’abiole e “colto narratore”, capace di scuotere le coscienze dei trapanesi dal loro abituale assopimento.


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Rostagno, ancora un colpo basso inferto alla sua memoria
12 dicembre 2008, di : ALESSANDRO

IO CREDO CHE LA MORTE DI ROSTAGO SIA INSERITA IN COMPLESSE SITUAZIONI CHE ATTANAGLIAVANO L’ITALIA IN QUEI ANNI ED I MANDANTI DELL’OMICIDIO DI MAURO SIANO GLI ASTESSI CHE DECISERO CHE CARLO PALAERMO ERA UN PERICOLO. UN OMICIDIO CHIESTO AL DON MARIANO DELLA SITUAZIONE MA PER ORDINE DI ALTRE AUTORITA’ ENTI O QUEL CHE SI VUOLE. IL PERCHE’ MAURO SIA MORTO E’ UN MISTERO