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Quel Giamburrasca indesiderato

Il Metilfenidato (Ritalin) ha 2900 effetti collaterali ed è inserito tra i 300 farmaci ritenuti pericolosi dall’OSM. Eppure se ne consiglia l’uso.

di Vincenzo Raimondo Greco - mercoledì 30 marzo 2005 - 8099 letture

“Che bel libro, con la rilegatura di tela rossa e tutte le pagine bianche che non so davvero come farò a riempire!”. Giannino si sbagliava perché in capo a pochissimi giorni avrebbe messo a soqquadro la scuola, mandato in subbuglio la serenità della famiglia. Il Protagonista de “Il giornalino di Giamburrasca”, romanzo di Luigi Bertelli, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Vampa, era un ragazzino vivace e un po’ ribelle. Carattere impertinente e sbarazzino, scolaro irrequieto, Giannino sarebbe, oggi, per alcuni medici, un caso clinico da curare con il Ritalin: anfetamina prodotta dalla Novartis che oggi costituisce il 90% delle cure somministrate ai "pazienti" affetti da ADHD (Attentino Deficit Hyperactivity Dosorder), sindrome dell’iperattività e dei disturbi dell’attenzione.

Il Metilfenidato (Ritalin) ha 2900 effetti collaterali ed è inserito tra i 300 farmaci ritenuti pericolosi dall’OSM. Eppure se ne consiglia l’uso. Per Luca Poma, portavoce di Giù Le Mani dai Bambini, “la somministrazione di psicofarmaci ed anfetamine a bambini ed adolescenti è una nuova emergenza sanitaria, con oltre 11 milioni di bambini cronicamente dipendenti da queste sostanze nei soli stati uniti ed il 12% della popolazione scolastica che ne assume sistematicamente nella vicinissima Francia”. Una vera droga che produce, facilmente reperibile, spacciata davanti alle scuole americane e sniffata al posto della cocaina. “Gli studi scientifici provano che gli stimolanti hanno un effetto positivo sui meccanismi biologici e cognitivi, che si pensa siano la causa dell’ADHD - scrive David Coghill dell’Università di Dundee - migliorano l’inibizione di risposte inappropriate e la memoria di lavoro, piuttosto che dopare o trasformare i bambini in ‘zombi’, come dicono i media”. E molrti genitori sono d’accordo.“Il mio piccolo è stato descritto come un ‘gentleman inglese’ quando a scuola va con il Ritalin in corpo, mentre è descritto come impossibile ingestibile quando non lo prende”, scrive una mamma. E ancora: “Il Ritalin li aiuta molto a stare con i ‘normali’, insomma l’aiuto che gli da è grande”.

Ma c’è che, ovviamente, è contrario all’uso di questi farmaci. Harvey Marcovitch, Pediatra, direttore responsabile della rivista scientifica Archives of Disease in Childhood, scrive: “penso anche che dovrebbero riflettere, prima di prescrivere farmaci stimolanti del sistema nervoso centrale per l’ADHD, perché, a dispetto del fatto che sono usati da decenni, il primo trial clinico controllato sul medio periodo (14 mesi di terapia), è stato pubblicato solo nel ’99”. E aggiunge “se seguissimo le linee guida dell’ American Academy of Pediatric sul trattamento dell’ADHD, dovrebbero assumere stimolanti il 17% dei bambini in età scolare, mentre il National Institute for Clinical Excellence, in Gran Bretagna, suggerisce che circa l’1% probabilmente ha bisogno di stimolanti: questi dati contradditori meritano un’attenta riflessione”. Anche secondo uno studio, pubblicato on line sulla rivista Endocrinology, “una diffusa classe di farmaci antidepressivi, prescritti anche ai bambini, potrebbe avere effetti negativi sulla crescita delle ossa”. In Italia una prima ricerca epidemiologica è stata avviata con il “Progetto Prisma”. Circa 6000 i bambini analizzati, 40 le scuole interessate. Uno studio che ha analizzato “la prevalenza di disturbi psichici tra i preadolescenti di età compresa tra i 10 e i 14 anni”.

Secondo i primi risultati, resi noti nel mese di ottobre, “più del 7% della popolazione preadolescenziale soffre di disturbi d’ansia...di depressione soffre meno dell’1%...meno del 2% soffre di ADHD”; mentre “i disturbi della condotta colpiscono l’1% senza differenza tra i sessi”. In sostanza “ogni 1000 preadolescenti ci sono circa 90 soggetti con patologie psichiche”; dati che dimostrano come “sia necessario - è scritto nel documento conclusivo del progetto di ricerca - porre al centro della riflessione sui servizi sanitari del nostro paese il problema della patologia psichica in età evolutiva: esiste una questione ‘età evolutiva’ nella società moderna che va affrontata con le dovute risorse e con una programmazione che deve spaziare dalla dimensione sociale a quella tecnico-specialistica”.

Il gioco è fatto. Nuovo lavoro per gli psichiatri; reparti e padiglioni da inaugurare; nuovi guadagni per l’industria farmaceutica (il giro d’affari negli USA ammonta a 900 milioni di dollari annui). Con buona pace di genitori e insegnanti che “risolvono” un problema senza doversi impegnare più di tanto nella ricerca delle motivazioni e delle cause che portano un bambino ad essere il “Giamburrasca” dei nostri giorni.


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> Quel Giamburrasca indesiderato
31 marzo 2005, di : Massimo Parrino |||||| Sito Web: http://http://www.istruzioneonline....

Egr. Sig. Vincenzo, la ringrazio dell’articolo da lei scritto. La "guerra" che stiamo combattendo in difesa delle nostre generazioni future richiede l’alleanza tra più soggetti. Lei è consapevole che dall’altra parte della barricata si trova il potere psichiatrico e quello farmaceutico. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani che rappresento denuncia da 10 anni questa situazione a livello mondiale. Conosciamo esattamente, con documenti alla mano, la strategia che sta dietro a questa situazione. E’ necessario che più persone ne siano a conoscenza. Se desidera avere maggiori informazioni mi contatti tramite il mio indirizzo mail, sarà un piacere fornirle documentazione esauriente. Nel link può trovare uno dei tanti articoli del nostro presidente Dott. Roberto Cestari.
Psichiatria schizofrenica
1 aprile 2005, di : Stefano Sciotto

Caro Vincenzo Greco, rappresento l’Associazione Culturale Alan Lomax di Catania e vorrei farvi presente che ci siamo occupati in questi giorni, nell’ambito di un corso di aggiornamento che stiamo svolgendo alla scuola media Carducci di Catania, proprio dell’ADHD e dell’utilizzo improprio che del Ritalin si vorrebbe fare anche in Italia. Dico improprio, perché non sono contrario in linea di principio all’assunzione di stupefacenti, ma che li si propini a bambini o comunque a persone non informate sulle conseguenze è davvero uno sproposito.

Ci è sembrato interessante e opportuno inserire un incontro sul tema dell’ADHD nel nostro corso di aggiornamento (che di fatto si occupa d’altro) in quanto la stragrande maggioranza delle diagnosi di tale sindrome si riscontrano in età scolare. E’ bastato gettare uno sguardo alla situazione statunitense, dove alla famiglia del bambino ’malato’ si prospetta un trattamento sanitario con metilfenidato pressoché obbligatorio (pena la segregazione dell’alunno in classi speciali, cioè l’isolamento), perché in noi crescesse la preoccupazione che, a forza di opuscoli informativi e altre bugie mediatiche, anche in Italia si possa giungere alle stesse pratiche.

Mi è capitato dunque di approfondire questi temi e la storia della psichiatria è certamente materia di massimo interesse per comprendere questa nuova ed ultima soglia degli psicofarmaci. Inizierei con il dire che, mentre le scienze neurologiche hanno fatto grandi passi avanti negli ultimi anni, la psichiatria non ha mai fatto nessun passo in nessuna direzione, se non forse quella di una più approfondita (e più confusa) opera di denominazione delle sindromi di cui si occupa. Così, la schizofrenia sembra nascere con la psichiatria e forse con essa morirà. L’ADHD è tale perché così ci dicono psichiatri e case farmaceutiche, ma certamente non sarebbe venuto in mente a nessuno di attribuire tale sindrome a Pinocchio o a Giamburrasca. Alla base di ciò sta il fatto che, non potendo la psichiatria istituire una fisiologia del cervello, non è in grado, ovviamente, di istituire una sua patologia, senza dimenticare che da diversi studi risulta che lesioni al cervello in molti casi non comportano disfunzioni del comportamento e viceversa in caso di disfunzioni del comportamento non è detto che si riscontri lesione. Insomma, navighiamo senza stelle? No, perché la prudenza che la storia della psichiatria ci invita ad avere può farci da guida: nella sua storia la psichiatria ha fatto solo vittime o, nel migliore dei casi, ha prodotto studiosi coscienziosi che si sono ribellati alla stessa pseudoscienza che li ha cullati. Mentre la medicina ’tradizionale’ ha trovato il suo fondamento scientifico nella Patologia cellulare di Virchow, inventore della istologia (scienza dei tessuti) nel XIX sec., la psichiatria ha solo brancolato nel buio della convinzione che i disturbi del comportamento abbiano un’origine fisica (oggi genetica) e non piuttosto sociale: si è quindi data la stura, in ordine, alle semplici percosse ’curative’ e altro genere di terapie ’fisiche’ (prigionia, camicia di forza, sedia rotante, fossa dei serpenti e docce fredde), poi, con la prima psichiatria biologica, al coma insulinico di Sakel, alla lobotomia di Moniz e Freeman, all’elettroshock di Cerletti. Cinquanta anni fa sorgeva la seconda psichiatria biologica, con la sintesi della cloropromazina. E a tutt’oggi si continua a sperimentare nella direzione dello psicofarmaco.

Tutti questi ’rimedi’ hanno rivelato la loro inadeguatezza a distanza di decenni: gli ex-pazienti si sono suicidati o hanno contratto malattie che li hanno portati in breve alla morte. A distanza di anni, la psichiatria ha dovuto ammettere gli errori ma è stata sempre pronta a proporre nuove miracolose cure che avrebbero rivoluzionato il mondo dei disturbi mentali (come adesso con gli psicofarmaci di seconda generazione), denunciando, dopo tutto, una schizofrenia all’interno di se stessa. E tutto questo perché non sopportiamo certi comportamenti altrui? Sarebbe bene che ognuno desse un’occhiata alla propria trave. Riesce difficile capire come un medico possa dare responsabilmente il Ritalin ad un bimbo di un anno (perché negli USA lo fanno!) senza conoscere a fondo né le conseguenze dell’assunzione del farmaco né se l’ADHD sia una vera malattia. A questo proposito, mi sembra decisiva la testimonianza del Dr. Jim Bolton, del St. George’s Hospital di Londra: "Probabilmente tentiamo di curare la depressione soltanto perché esistono dei farmaci appositi". Non stupisce quindi che l’inserimento di una nuova sindrome nel DSM, il Manuele diagnostico e statistico dei disturbi mentali, venga votato fra gli psichiatri ad alzata di mano.

Ma la cosa sta proprio qui: mentre in Virchow la malattia trova una sua fenomenologia nel comportamento delle cellule, nella psichiatria tale fenomenologia viene riportata al comportamento del paziente tout court ed è per questo che i disturbi del comportamento vengono chiamati ’sindromi’: essi hanno infatti una visibilità esclusivamente sintomatica, da riportare per intero all’interpretazione del terapeuta. E se, c’è da chiedersi, quei sintomi fossero di altra natura? Se fossero piuttosto le condizioni di vita che l’uomo impone a se stesso e agli altri animali a provocare il crollo nervoso delle persone? Vogliamo dare il metilfenidato anche alle galline d’allevamento per tenerle calme? Dove vogliamo arrivare? Perché mai sarebbe desiderabile che una società mondiale che non è neppure in grado di attuare una equa distribuzione del cibo (non dico delle ricchezze) e lascia morire di fame milioni dei suoi membri metta mano a sostanze che servono al controllo sociale? Decisamente non è un accordo che si possa sottoscrivere: meglio l’uomo con tutti i suoi difetti però intero e in qualche modo libero che un mondo diviso in due, tra uomini superbi con difetti e uomini ottusi dalle droghe. In ogni caso, non possiamo affidare i bambini e noi stessi a psichiatri vistosamente condizionati dalle relazioni che intrattengono con case farmaceutiche danarose: meglio tenerci l’ADHD, Giamburrasca e Pinocchio.

    > Psichiatria schizofrenica
    5 aprile 2005, di : Vincenzo Greco

    Egr. sig. Lomax, ampi settori della psichiatria, le multinazionali del farmaco, molti politici hanno consentito e, purtroppo, consentiranno il ripetersi di simili situazioni. Spetta a tutti noi, con una informazione capillare, raggiungere il maggior numero possibile di persone e spiegare il danno, a volte mortale, che può provocare l’assunzione di psicofarmaci. In America il Ritalin viene somministrato, come lei ha gjustamente evidenziato, a bambini piccolissimi. Ed il farmaco viene scambiato dinanzi alle scuole come una "dose di eroina". In Italia per capire l’estensione del "fenomeno Giamburrasca" si è finanziato il progetto Prisma. E secondo le statistiche del Ministero della Salute la sindrome da iperattività colpirebbe il 4% della popolazione in età pediatrica. Come può ben notare ci sono in gioco interessi economici enormi. Una fetta di torta che fa gola a tutti. E non importa se a pagare saranno i nostri figli! In simili occasioni non si può rimanere in silenzio. E il compito più delicato spetta proprio a chi,giornalista professionista, pubblicista o praticante, giunge nelle case di tutti con articoli ed interviste.