No! All’istituzione dell’Unità Spinale nell’Ospedale di Solofra (AV)...

La proposta, contenuta nel Piano Ospedaliero Regionale, è difforme dalle Linee Guida Nazionali ed alle stesse indicate nella proposta di Piano Ospedaliero Regionale presentata dalla V Commissione Consiliare della sanità e adesso all’ordine del giorno del Consiglio Regionale.

di Enzo Maddaloni - giovedì 23 novembre 2006 - 4301 letture

Il Piano Ospedaliero Regionale è stato portato in questi giorni (finalmente dopo molti anni) all’ordine del giorno del Consiglio Regionale e tra l’altro ripropone l’Unità Spinale nell’Ospedale di Solfora (AV).

La proposta è difforme dalle Linee Guida Nazionali ed alle stesse indicate nella proposta di Piano Ospedaliero Regionale presentata dalla V Commissione Consiliare della sanità.

Vanno presentati immediatamente emendamenti contro questa proposta. Cosi come ci sarebbe l’esigenza di riportare il Piano Ospedaliero all’interno di una visione più unitaria del Piano Sanitario Regionale. Nella sostanza andrebbe riflettuto meglio il fatto se chi ha determinato lo sfascio della sanità in Campania può oggi essere lo stesso ad indicarne la cura ?

Le stesse improvvisazioni “programmatiche” di alcuni Direttori Generali, nel corso di questi ultimi anni, avanzate con proposte “fantasma” di Atti Aziendali, rischiano di disegnare un Piano Ospedaliero al di fuori di ogni logica funzionale seria della presa in cura delle persone e dove si inseriscono solo ed esclusivamente “autoreferenzialità” e beceri localismi feudatari.

Questi atti aziendali hanno di fatto anticipato la definizione dello stesso Piano Ospedaliero, in molti casi stravolgendo lo stesso neppure approvato ed ormai già vecchio perché pensato molti anni fa, senza considerare le “modifiche funzionali” in corso d’opera e senza nessuna logica di coordinamento, riproponendo alla nostra attenzione le stesse drammatiche criticità del nostro Sistema Sanitario Regionale che ad oggi ha prodotto un deficit di molto oltre i 6 Mdl di euro già dichiarati.

L’istituzione della Unità Spinale (addirittura pare già deliberata ad agosto e/o settembre del 2005 dall’ASL 2 di Avellino senza neppure che il piano fosse approvato - sic!) nell’Ospedale di Solfora (AV), neppure sede di Dipartimento di Emergenza e Accettazione di II livello, manca del requisito obbligatorio per queste strutture sanitarie di altissima specialità requisito , standard previsto dalle linee guida nazionali ed anche (paradossalmente) nella stessa proposta di piano.

Già nel 2004/5 evidenziai con una specifica nota (come Segretario Provinciale UIL FPL di Salerno), una serie di rilievi che anche la stessa Federhand aveva posto, all’attenzione dell’Assessorato alla Sanità della Regione Campania.

E’ scritto nel Piano. “….che in tale disegno di legge, mentre nel capitolo 5 è scritto che “altre componenti di particolare qualificazione, quali le unità spinali, ove rientranti nella programmazione regionale, devono di norma essere collocate nei DEA di secondo livello...” , nel capitolo 6 sono designate, oltre il CTO di Napoli, altre due sedi ( non DEA di secondo livello) di Unità Spinali ....“......che in tale disegno di legge, nel capitolo 7, pur riconoscendo che l’Unità Spinale si colloca tra le Alte Specialità Riabilitative, e pur proponendo in prima istanza un modello di Unità Spinale Unipolare (conformemente alle Linee Guida Nazionali precedentemente citate) si aggiunge, con una notevole contraddizione, che” l’Unità Spinale può trovare collocazione presso presidi ospedalieri inseriti nella rete dell’emergenza-urgenza....o ancora in centri monospecialistici."

In tali ultime due fattispecie deve essere garantito l’approccio globale...."....tramite l’adozione di protocolli caratteristici del modello organizzativo a rete: in tale caso si parla di Unità spinali in rete....a prescindere dall’unipolarità in senso fisico e spaziale” Ed ancora viene ribadita la collocazione delle “ 3 unità di questa tipologia dotate di 10 pl ciascuna , una al CTO ed altre due altrove, in un DEA di primo livello ed in Istituto di Riabilitazione privato provvisoriamente accreditato….”

La Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano nella seduta del 29 aprile 2004, proponendosi di fornire indirizzi per l’organizzazione di un adeguato percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo delle persone affette da lesioni midollari, con l’obiettivo di definire criteri per l’appropriato percorso assistenziale del mieloleso nelle unità spinali, individuando i contenuti della formazione interdisciplinare degli operatori del settore e le condizioni per il monitoraggio epidemiologico delle mielolesioni , ha sancito un accordo tra il Ministro della salute e le regioni e province autonome di Trento e Bolzano sul documento di "...«Linee guida per le unità spinali unipolari» nel testo pubblicato sulla G.U. 128 del 3/6/2004 tra gli obiettivi disciplinati….”…. di garantire a tutte le persone medullolese il migliore percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo…”

Inoltre, nell’atto di intesa tra Stato e Regioni di approvazione delle Linee Guida (G.U. 17/3/1996) sul sistema di emergenza sanitaria in applicazione del DPR 27/3/1992, e, come definito dal succitato atto pubblicato il 3/6/2004, si afferma che l’unica struttura destinata all’assistenza dei soggetti con lesione midollare di origine traumatica e non, sin dal momento dell’evento lesivo, con lo scopo di permettere ai mielolesi di raggiungere il miglior stato di salute ed il più alto livello di capacità funzionali compatibili con la lesione, è l’Unità Spinale Unipolare (USU).

La Regione Campania in questo momento si stà assumendo una gravissima responsabilità perché i danni terziari nelle persone affette da mielolesione più facilmente si verificano in pazienti che afferiscono in strutture non in grado di garantire una adeguata contemporaneità e globalità dell’assistenza clinico-assistenziale-riabilitativa ( cfr. Studio GISEM 1997).

Il modello di Unità Spinale integrata o “in rete”, proposto e realizzato in alcune regioni d’Italia venti anni orsono, come quella che oggi si propone per quella dell’Ospedale di Solfora (AV), è risultato inadeguato per l’assistenza del paziente con lesione midollare.

Quindi si considerava già all’epoca necessario ed urgente:

a. che la Regione Campania si facesse garante di una linea chiara sulle USU, evitando le ambiguità e denominando correttamente, nel disegno di legge in oggetto, la struttura indispensabile per la tutela della salute dei mielolesi della Campania, utilizzando in modo congruo il termine Unipolare, termine che non può essere mai omesso quando si parla o si scrive o si leggifera sulle Unità Spinali.

b. che la Regione Campania faccia proprio il documento “Linee Guida sulle Unità Spinali Unipolari” pubblicato sulla G.U. del 3/6/2004, ed emani congrue Linee Guida Regionali a riguardo;

c. che vengano apportate le necessarie modifiche al Piano Regionale Ospedaliero in oggetto, tenendo tra l’altro presente che l’istituzione e la gestione di una Unità Spinale Unipolare di soli 10 pl risulta antieconomica e dispersiva di risorse;

d. che nella programmazione ospedaliera regionale della Regione Campania venga istituita una Commissione Regionale sulle mielolesioni, strettamente collegata all’ osservatorio epidemiologico sulla mielo-lesione, secondo quanto previsto, in Campania: questo strumento è indispensabile per indirizzare gli operatori e, soprattutto, per tutelare la salute delle persone con mielolesione della nostra regione.

Questo rappresenta anche un accalorato appello al Ministro della Salute e a tutti i Consiglieri Regionali della Regione Campania affinchè si oppongano fermamente a questa proposta, istituendo l’Unità Spinale in un’Azienda di rilievo nazionale sede di DEA di II livello con tuti i requisiti previsti.


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No! All’istituzione dell’Unità Spinale nell’Ospedale di Solofra (AV)...
24 novembre 2006, di : Enzo Maddaloni

A parziale integrazione e chiarimento della posizione qui espressa preciso che: l’attuale proposta di Piano Ospedaliero Regionale portata (ora) in consiglio regionale è stata modificata rispetto al precedente assetto organizzativo previsto nella prima stesura.

L’Ospedale di Solofra è stato integrato a quello di Ariano Irpino ed insieme (come nel caso anche di altri ospedali) saranno deputati a garantire funzioni di emergenza di DEA di II livello.

In verità non si comprende come, considerato l’unitariatà dell’intervento in emergenza/urgenza e rilevato che resterà difficile fare "i paziente a pezzi".

In ogni caso questa è la proposta che è stata portata in consiglio per l’approvazione. Gli argomenti prima sostenuti resterebbero tutti validi anche perchè non credo che solo ciò potrà far superare i criteri generali e le linee guida fissati a livello nazionale e che avrebbero vietato tale istituzione in questo ospedale.

Sinceramente sono un pò confuso (è un’eufemismo); non so, a questo punto, se basta questa "alchimia" organizzativa.

In ogni caso il tema è da approfondire con molta attenzione a difesa dei pazienti. Per ogni ulteriore chiarimento "scientifico" e sulla validità della proposta sarebbe oportuno, che si esprimessero sia la Federahand che lo stesso Ministero della Salute, nel rispetto appunto delle linee guida nazionali per l’allestimento di queste strutture sanitarie di altissima specialità.

    No! A questo modello di sanità in Campania
    28 novembre 2006, di : Enzo Maddaloni

    E pur si muove.....refuso.....signori si cambia.....e si l’Unità Spinale si sposta nell’Azienda Ospedaliera Moscati di Avellino. Si inizia a ragionare? Anche se ormai la proposta di Piano Ospedaliero scontenta tutti.

    Personalmente non sono uno di quelli che pretende l’ospedale sotto casa.

    Anzi, credo che sia utile proprio il contrario, chiuderne qualcuno.

    Per questo credo che sia sbagliata proprio l’impostazione generale di questo piano.

    Parlare solo di ospedali, promuoverli tutti con virtuosismi tecnici di accorpamenti fantastici tra strutture a distanza anche di 60 km l’una dall’altra per non declassarli, credo che sia una vera stupidaggine e pericolosissimo per gli utenti che rischiamo di vedersi fare a pezzi per essere curati.

    Non inserire una proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera in un contesto generale di "tutele della salute", unificandone le risposte assistenziali, in maniera più "olistica", per una vera "presa in cura delle persone", rischia solo di riproporre la stessa logica che ha prodotto l’attuale disastro della sanità in Campania.

    Credo che il deficit già dichiarato di 6 mel di euro sia sottostimato e non è azzardato dire che ci potremmo avvicinare a 10 mld di euro.

    Sulla qual cosa già a breve credo che le banche accreditate nella società di cartolarizzazione del defict (SO.RE.SA) daranno forfé perchè la stessa società non è neppure in grado ancora oggi di certificare il credito avanzato dalle strutture, fornitori, ecc.

    Per questi motivi questo Piano è del tutto "autoreferenziale", non ha "un’anima, un’emozione di affetto verso le persone" soggetto centrale dell’azione di programmazione sanitaria oggi affidata solo a logiche localistiche (delle più becere) e clientelari e non di tutele vere.

    Questo Piano tradisce tutti i contenuti della visione storica della tutela della salute per la sinistra sociale cancellando: consultori, distretti, attività di prevenzione e tutele nei luoghi di vita delle persone, per trasferirle "all’attenzione" (ancora) solo dei luoghi di cura della malattia l’ospedale.

    Inoltre cosa ancora peggiore privileggia, in questi luoghi, non il concetto di "medicine integrate", ma solo quello di "alta specializzazione" più redditizio con tutto quello che ciò può significare.

    Nella sostanza ripropone in Campania un "modello Cileno" (Pinocet) di sanità.

    In quegli anni si privileggio in questa nazione con la chiusura dei luoghi territoriali di cura il business delle "alte specialità" più redditizie.

    Nel mentre, in Italia, proprio in quegli anni, battaglie sociali ci videro impegnati a sinistra per aprire gli ospedali al territorio a partire da quelli psichitrici che oggi rischiamo di riaprire perchè non sono state realizzate le strutture alternative territoriali necessarie a tale scopo perchè meno redditizie.

    Gridiamo forte il nostro no! A questo modello di sanità in Campania.