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La «rifiuti connection» della Campania

Liquidi che venivano versati direttamente nei Reggi Lagni, sistema fognario che porta al mare. Altri quantitativi di rifiuti alcuni dei quali contenenti diossina e considerati cancerogeni, venivano mischiati a materiale organico per essere poi utilizzati come compost per concimare terreni...

di Vincenzo Raimondo Greco - sabato 28 gennaio 2006 - 3461 letture

“Utilizziamo queste due settimane per lasciare un segno indelebile di tutela della salute dei cittadini. Il Parlamento compia un grande gesto di responsabilità ed approvi in queste ultime ore di lavoro il disegno di legge per l’introduzione del delitto ambientale nel codice penale, attualmente all’esame della commissione giustizia del Senato”: è l’appello che lancia il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, Paolo Russo, dopo l’ennesimo disastro ambientale svelato dalle forze dell’ordine e dalla magistratura attraverso l’operazione ’Ultimo atto’.

L’operazione, messa a segno dal comando Tutela ambiente dei carabinieri, dal comando provinciale dell’Arma, dalla Guardia di finanza di Napoli e dalla Dia, rappresenta l’ultima trance nell’indagine che già dal novembre 2003 aveva portato all’emissione di misure cautelari e denominata ’Re Mida’. A questa avevano fatto seguito provvedimenti ristrettivi nell’aprile 2004 (’Re Mida 2’) e nel maggio 2004 con l’operazione ’Mazzettus’. Sono stati eseguite 14 ordinanze di custodia cautelare (tra cui 2 esponenti delle forze dell’ordine che davano copertura all’associazione a delinquere); sequestrati 8 impianti in diverse regioni italiane. La rete criminale, comunque, aveva in Campania, e precisamente nelle aziende del gruppo Pellini di Acerra, il proprio terminale. Tutti i rifiuti passavano dagli impianti solo documentalmente, secondo la tecnica del ’giro bolla’.

Quelli liquidi venivano sversati direttamente nei Reggi Lagni, sistema fognario che porta al mare. Altri quantitativi di rifiuti, altamente tossici, alcuni dei quali contenenti diossina e considerati cancerogeni, venivano mischiati a materiale organico per essere poi utilizzati come compost per concimare terreni. Un giro d’affari impressionante pari a circa 27 milioni di euro, con 750 mila euro di evasione dalla ecotassa. I rifiuti gestiti negli ultimi tre anni ammontano a circa un milione di tonnellate.

Soddisfazione tra gli ambientalisti. “La maxi operazione - secondo Enrico Fontana e Michele Buonomo, rispettivamente responsabile nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente e presidente Legambiente Campania - è ancora una volta la conferma di ciò che da anni denunciamo. Oggi la Campania rappresenta il core business del traffico illegale dei rifiuti. Da anni la monezza rappresenta la nuova droga . O per essere più esatti, il settore dove la criminalità ambientale con l’appoggio di colletti bianchi, riesce a realizzare profitti cospicui, secondi solo al mercato degli stupefacenti. E dove sono carenti i controlli. In tre anni sono stati oltre 40mila i tir che hanno viaggiato indisturbati sulle strade del nostro paese trasportando mix micidiale per la salute dei cittadini e l’ambiente” . La ’Rifiuti S.p.A’ è una delle prime emergenze ambientali, sociali ed economiche del nostro paese e della Campania in particolare (vedi articoli precedenti su Girodivite.it) . “Un’emergenza che - accusano i due esponenti di Legambiente - sembra non interessare la politica e gli organi di controlli regionali e nazionali. Sono gravi soprattutto le responsabilità della politica nazionale: un’altra legislatura sta finendo e il nostro parlamento è latitante di fronte all’approvazione del delitto ambientale nel codice penale. E non ultimo - concludono i rappresentanti di Legambiente - un richiamo al senso di responsabilità alle associazioni industriali di categoria, nelle filiere più esposte ai traffici illeciti, e più in generale da parte di Confindustria di una effettiva ‘Operazione trasparenza’ sui quantitativi e le tipologie di rifiuti prodotti, la loro destinazione ad attività di recupero, riciclaggio e/o smaltimento, al fine di garantire, per quanto possibile, un controllo preventivo di “filiera” che consenta di individuare e isolare i criminali dei rifiuti”. Un problema, quindi, gravissimo che pesa sull’intera economia campana e che fonda le sue radici nella notte dei tempi.

Nella prima relazione della Commissione monocamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, dell’ormai lontano 1995, la regione venne ribattezzata come la ‘terra dell’ecomafia’. Poi è diventata, per l’evoluzione dei sistemi criminali di smaltimento illecito, la ‘terra dei fuochi’ a causa degli innumerevoli roghi appiccati in una sorta d’inceneritore abusivo diffuso sul territorio. Oggi, questa parte d’Italia devastata da fenomeni d’illegalità ambientale che hanno il loro epicentro tra i comuni di Giugliano, Qualiano e Villaricca, attende ancora risposte concrete dalle istituzioni. Ciclo illegale dei rifiuti che è fortemente localizzato nella quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa ( dove si registra il 38,3 % degli illeciti, N.d.R.) , tutte commissariate da diversi anni . Anche se, dopo i recenti sequestri di cave del viterbese trasformate in discariche abusive, si concretizza, sempre di più, il graduale spostamento dei traffici illeciti verso il Centro-Nord del Paese. Una vera e propria ‘rifiuti connection’; ecco perché bisogna “stringere il cappio intorno al collo dei ladri di futuro” dichiara Paolo Russo che aggiunge: “ occorre mettere in atto una strategia mirata. I territori devono essere presidiati militarmente e gli investigatori vanno dotati di strumenti normativi efficaci per contrastare un fenomeno sempre in ascesa”.

Ma per debellare questo cancro della società civile occorre non solo l’impegno del governo centrale ma anche quello delle tante amministrazioni locali. L’alta percentuale di comuni campani sotto osservazioni per presunte infiltrazioni camorristiche, però, non lascia ben sperare. Almeno fino alla prossima estate. Forse i nuovi amministratori saranno più capaci. Forse non ci sarà il connubio colerico tra questi e la malavita organizzata. Forse.


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