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La politica e i partiti vanno in frantumi

Lo hanno scritto e denunciato i Senatori della Repubblica Salvi e Villone nel meno amato bestseller politico del 2006: Il costo della democrazia (edizioni Mondadori non a caso). Il caso Salerno è sempre più emblematico...

di pietrodigennaro - mercoledì 10 gennaio 2007 - 4935 letture

Lo hanno scritto e denunciato i Senatori della Repubblica Salvi e Villone nel meno amato bestseller politico del 2006: Il costo della democrazia (edizioni Mondadori non a caso). Il caso Salerno è sempre più emblematico e prova storica dell’affermazione dell’interesse corporativo di poche persone sull’interesse generale che la politica di un partito dovrebbe saper rappresentare.

Il gruppo consiliare della Margherita condanna se stesso quando definisce individualistico il voto contrario del consigliere Andria (pur sempre eurodeputato e dirigente nazionale del fiorellino). Le valutazioni di merito e di metodo sul bilancio preventivo 2007 del Comune di Salerno, espresse da chi ha ricevuto il 43% delle preferenze dell’elettorato salernitano, è il tentativo di alzare il prezzo politico della necessaria, desiderata e scontata entrata in giunta del suo partito. Un prezzo dettato dal fondamentale e legittimo desiderio di porsi come amministratori integranti, non certo vassalli, nella frenesia manageriale e decisionista del Sindaco De Luca. Questo è quello che gli elettori di un partito si aspetterebbero al di là di ogni questione morale, ormai unico baluardo alla spaventosa riduzione di responsabilità penale degli amministratori pubblici, aperta con la legge n.20 del 1994 e definitivamente azzerata nella legge n.639 del 1996 (Villone & Salvi docet).

Non deve essere questo un pilastro della formale e già paventata convergenza programmatica? Questo è quello che tristemente e in un silenzio assordante, viene sistematicamente escluso da ogni dibattito pubblico, ufficiale ed ufficioso: tutte le altre forze politiche, sul territorio, dall’Italia dei Valori ai compagni radicali, liberali, socialisti e comunisti, hanno smesso, con la campagna elettorale, di parlare alla gente di quello che la “politica” farà nelle loro vite e alla loro città. Meglio sarebbe dire: la gente serve solo per il voto, il resto lo farà De Luca. La politica e i partiti vanno in frantumi perché conta solo l’appartenenza al singolo leader che come Mastella, senza vergogna e in modo spudorato, ha detto in TV: “è feudatario di se stesso e deve poi rispondere a tutti gli altri feudatari di loro stessi che sono gli assessori regionali, quelli provinciali e comunali”.

Siamo entrati nell’era moderna del medioevo politico ma sebbene non riusciamo ad illuderci di poter compiutamente partecipare alla vostra politica, lasciateci almeno leggere gli atti formali. Il dissenso nel merito e nel metodo dell’onorevole Andria ci piacerebbe leggerlo online, come online ci piacerebbe vedere pubblicato il bilancio di previsione approvato, lasciando ai cittadini l’ardire di approfondire un documento cosi importante quanto strumentalizzato e nascosto da tutti quei partiti che non ne fanno confronto e comprensione pubblica. Forse la vera domanda è: ne sarebbero capaci? La risposta, purtroppo, non è solo un costo per la democrazia.


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