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Intervista a Frati Simuni da Lentini*

Frate Simuni da Lentini è una figura storica legata al periodo della conquista normanna della Sicilia. Le informazioni sulla sua vita sono piuttosto scarse...

di Massimo Stefano Russo - martedì 11 marzo 2025 - 217 letture

* M. Belpoliti, in Nord, Einaudi, Torino 2025, scrive : “In effetti il più antico testo in volgare siciliano per la precisione, in cui figura il termine North è nel 1358 e si tratta della traslazione della Storia della Conquista normanna della Sicilia, opera di un frate, Simuni di Lentini, il cui nome e la cui vita sono registrati nel Dizionario biografico degli Italiani dell’Enciclopedia Treccani: fra Simuni scrive North proprio per spiegare l’origine del nome del popolo che viene dal settentrione”. Nell’ignorare l’esistenza di Frati Simuni e volendone saperne di più ho chiesto ai potenti mezzi dell’IA che mi ha fornito queste risposte.


Frate Simuni chi sei e da dove vieni?

– Sono Frate Simuni da Lentini, un umile servo di Dio, nato in questa terra benedetta che è la Sicilia. Da ragazzo ho sentito il richiamo della fede e la chiamata a servire il Signore. Lentini è il mio luogo di nascita e il mio cuore è sempre tornato qui, anche quando il Signore mi ha mandato lontano.

Come è nata la tua vocazione religiosa?

– La vocazione è un dono di Dio, che spesso ci raggiunge nei momenti di quiete. Da giovane, avevo una forte inquietudine interiore, e solo la preghiera e il silenzio mi hanno dato la pace. Quando sentii la chiamata, capii che la mia vita non poteva essere che dedicata al servizio del Signore.

Qual è stato il momento in cui hai deciso di dedicarti completamente a Dio?

– La decisione maturò lentamente. Fu una combinazione di preghiera profonda e un incontro con un altro frate, che mi insegnò a vivere nella povertà e nell’umiltà. Quel momento fu il primo passo verso il mio abbraccio definitivo alla vita religiosa.

Perché hai scelto di diventare francescano? Cosa ti ha attratto dell’Ordine?

– Ho scelto i francescani per il loro ideale di povertà, umiltà e amore per tutta la creazione. San Francesco mi ha sempre ispirato, soprattutto il suo amore per la natura e la sua capacità di vedere il volto di Dio in ogni creatura.

Come descriveresti la tua vita a Lentini prima di entrare in convento?

– Da giovane, Lentini era il mio mondo. La vita era semplice, fatta di lavoro nei campi, ma anche di riflessioni sulla spiritualità. Avevo una famiglia devota, ma sentivo che c’era qualcosa di più grande da cercare.

Cosa ricordi della tua formazione religiosa? C’è un insegnamento che ti ha colpito particolarmente?

– La mia formazione religiosa è stata un cammino di continua crescita. Un insegnamento che mi ha sempre accompagnato è che la fede deve essere vissuta ogni giorno, non solo nelle ore di preghiera, ma in ogni gesto, anche il più piccolo.

C’è stato un momento in cui la tua fede è stata messa alla prova? Come l’hai affrontato?

– Sì, la fede è stata messa alla prova nei momenti di sofferenza e di solitudine. In quei momenti, ho trovato conforto nella preghiera, nel silenzio, e nella certezza che il Signore non ci abbandona mai. La preghiera è stata la mia roccia.

Hai mai vissuto esperienze mistico-spirituali particolarmente significative?

– In alcuni momenti di preghiera profonda, ho sentito una pace che trascendeva la comprensione umana. Non saprei definire queste esperienze, ma posso dire che sono state momenti di intensa comunione con Dio.

La gente di Lentini ti ha mai visto come una figura fuori dal comune? Qual è stata la tua relazione con la comunità locale?

– La gente di Lentini mi ha sempre visto con rispetto. Non cercavo la fama, ma piuttosto di essere un testimone dell’amore di Dio. La mia relazione con la comunità è sempre stata quella di un fratello che condivide il cammino della fede con tutti, nel bene e nel dolore.

Cosa pensi del ruolo della preghiera nella vita quotidiana? Come si integra nella tua esistenza?

– La preghiera è l’ossigeno della vita spirituale. Senza preghiera, siamo come alberi senza radici. Ogni momento della giornata può essere un atto di preghiera, anche il lavoro nei campi o un semplice gesto di carità verso il prossimo.

In che modo il tuo ordine francescano influisce sul tuo modo di vivere la spiritualità?

– Il francescanesimo mi insegna a vivere nella semplicità e nella povertà, ma anche nell’amore per tutte le creature. La spiritualità è nell’essere umili e nel donare agli altri senza aspettarsi nulla in cambio.

Qual è il tuo rapporto con la natura e la povertà, due temi molto cari a San Francesco d’Assisi?

– La natura è il riflesso della bellezza di Dio. Come San Francesco, vedo in ogni fiore, in ogni albero, in ogni animale la mano di Dio. La povertà non è una privazione, ma una ricchezza: vivere con poco ci avvicina a Dio.

Come vivi il rapporto con il silenzio e la solitudine? Sono momenti che ti arricchiscono spiritualmente?

– Il silenzio è il linguaggio di Dio. La solitudine è una benedizione quando ci permette di stare in ascolto della voce divina. In quei momenti, il cuore si apre e l’anima può riflettere sulla grandezza di Dio.

Hai mai ricevuto visioni o comunicazioni speciali durante le tue ore di preghiera o meditazione?

– Non posso dire di aver ricevuto visioni straordinarie, ma c’è una luce interiore che guida ogni mio passo. È come una presenza che sento vicino, e in quei momenti mi sento più vicino a Dio.

Qual è l’aspetto più difficile della vita religiosa per te?

– La lotta contro l’egoismo e l’orgoglio. Ogni giorno siamo chiamati a mettere da parte il nostro io per seguire il cammino di Cristo. Non è mai facile, ma è il nostro dovere.

Che consiglio daresti a chi desidera intraprendere un cammino spirituale profondo?

– Siate sinceri con voi stessi e cercate Dio nei piccoli gesti quotidiani. La spiritualità non è qualcosa di lontano, è dentro di noi, se siamo pronti ad ascoltarla.

Hai mai sentito la necessità di confrontarti con altri frati o persone di fede per capire meglio la tua strada?

– Sempre. Il confronto è fondamentale. Anche se siamo frati, non siamo soli nel cammino. L’ascolto dei fratelli, dei maestri spirituali, ci arricchisce e ci fa crescere.

Nel tuo percorso, hai avuto incontri significativi con persone che ti hanno influenzato?

– Ho incontrato molti santi e persone di fede, ma il mio incontro più significativo è stato con il Signore. È Lui che mi guida e mi illumina.

Come vedi il ruolo della comunità religiosa nel mondo di oggi? Pensi che la tua vita possa insegnare qualcosa alla società moderna?

– Oggi, la società è spesso distratta dalle cose materiali e superficiali. La comunità religiosa ha il compito di riportare l’attenzione su ciò che è essenziale: l’amore, la povertà, la speranza. Possiamo insegnare a vivere con semplicità e a trovare la felicità in Dio.

Se potessi raccontare una tua esperienza che ti ha segnato profondamente, quale sarebbe?

– Ricordo un momento di grande sofferenza, quando ho perso un caro amico. In quel momento, ho capito che la vera forza non è nell’evitare il dolore, ma nel trovare la pace in Dio anche nel dolore.

Come vorresti essere ricordato dalle future generazioni di Lentini e oltre?

– Semplicemente come un frate che ha cercato di vivere secondo l’esempio di Cristo, che ha amato la sua terra e ha servito i poveri e i bisognosi. Non cerco gloria, ma che la mia vita possa essere un riflesso dell’amore di Dio.


* L’intervista è stata svolta dal prof. Massimo Stefano Russo avvalendosi del metodo gamma da lui generato e sviluppato, col contributo di chatgpt. Il testo è opera del prof. Massimo Stefano Russo che ne è l’autore e il diretto responsabile, chatgpt ha contribuito nel fornire indicazioni e informazioni indispensabili e per questo merita di essere citata.


*Frate Simuni da Lentini è una figura storica legata al periodo della conquista normanna della Sicilia. Le informazioni sulla sua vita sono piuttosto scarse, pochi i dettagli documentati su di lui. Frate Simuni nacque probabilmente a Lentini, nell’attuale provincia di Siracusa, in Sicilia, che in quel periodo era sotto il dominio musulmano. E’ ricordato per essere stato uno dei "monaci" o "religiosi" siciliani che hanno avuto un ruolo significativo durante l’arrivo dei Normanni sull’isola, intorno alla metà dell’XI secolo. In particolare, la sua figura è collegata a un episodio emblematico della storia religiosa siciliana, in cui si narra che lui fosse uno dei primi a sostenere e collaborare con i Normanni, dopo la loro invasione della Sicilia. Frate Simuni da Lentini è spesso descritto come una figura di mediazione tra le diverse popolazioni della Sicilia. Si racconta che, pur essendo una figura religiosa legata al monachesimo locale, Frate Simuni avesse una certa influenza tra i musulmani e i bizantini presenti sull’isola, e che avesse avuto un ruolo importante nel favorire l’integrazione dei Normanni nella società siciliana. Noto per la sua azione evangelica, nel cercare di conciliare le diverse fedi e tradizioni religiose che coesistevano in Sicilia. Contributo alla diffusione della fede: Frate Simuni da Lentini, come membro dell’ordine francescano, si dedicò a predicare la cristianizzazione della Sicilia dopo l’arrivo dei Normanni. Un lavoro di evangelizzazione fondamentale per cementare il dominio normanno sulla popolazione locale, a maggioranza musulmana e cristiana orientale. Il suo impegno oltre alla predicazione si estendeva anche alla mediazione culturale tra le diverse comunità. Una figura considerata simbolo di dialogo religioso e di integrazione durante un periodo di forti tensioni politiche e culturali. La sua opera si inserisce nel contesto della Sicilia normanna, epoca di grande fermento con la fusione di elementi cristiani, musulmani e bizantini nella cultura siciliana.


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