In Sicilia i trattori tacciono

Al frastagliato movimento dei trattori è finita la benzina verde per continuare nella battaglia per il riconoscimento di alcuni elementari diritti per la sopravvivenza...

di Luigi Boggio - sabato 17 febbraio 2024 - 773 letture

Al frastagliato movimento dei trattori è finita la benzina verde per continuare nella battaglia per il riconoscimento di alcuni elementari diritti per la sopravvivenza del primario e diversificato settore economico. Un settore che per la composizione e diversificazione produttiva ha bisogno di politiche di sostegno mirate per comparti.

Per l’ortofrutta necessitano, per fare un esempio, delle politiche di aiuti diversi da quelli della zootecnica per l’incidenza, cari governanti, dei costi di produzione per unità prodotta diversi da comparto a comparto. Lo stesso nella fase di trasformazione e di commercializzazione. Nelle fasi di questi passaggi avvengono quasi sempre delle strozzature a danno dei produttori, i quali scaricano sempre sulla manodopera con salari non contrattuali e la pratica del nero.

Il settore agricolo nella sua articolazione e complessità è un mondo di profonde contraddizioni soggiogato dalla grande distribuzione e dalle grandi multinazionali. Anche dalle nostre parti sono apparse con la multinazionale Unifrutti, la quale ha ha messo radice nell’agrumeto con la formazione di una azienda di circa 330 ettari e un grande impianto di trasformazione. Non è l’unica per dimensioni: anche altre aziende stanno crescendo ad opera dei commercianti dello stesso comparto.

Sta avvenendo, quello che non si riesce a percepire per scarsa attenzione, un processo di ricomposizione fondiaria mai conosciuto dopo le lotte per la terra. Ci troviamo di fronte ad una panorama agricolo che muta con il passare dei giorni e l’affacciarsi di nuovi soggetti mai prima conosciuti. Soggetti espressione di forti interessi economici volti alle aggregazioni, al mercato ed anche alla politica. Alla politica per incidere nelle scelte agricole per indirizzare in certe direzioni.

Ciò è avvenuto nel corso dell’approvazione della PAC, politica agricola europea, e nei programmi di aiuti regionali e nazionali. Il movimento ancora in atto, ma con minore partecipazione, avrebbe dovuto essere presente nel corso dell’approvazione dei provvedimenti. A Roma come a Bruxelles. Ma le categorie pensavano ad altro, come la Coldiretti tutta proiettata a dirigere il ministero dell’agricoltura di Lollobrigida.

La rivisitazione di tutta l’impalcatura agricola europea è necessaria al fine di trovare un giusto equilibrio verso un’agricoltura sostenibile. Si deve trovare necessariamente in quanto i nostri prodotti non possono continuare ad essere avvelenati da una miriade di pesticidi che fanno male alla salute e, nel contempo, inquinano i terreni e le falde acquifere. Nuovi metodi di coltivazione e di produzione con la ricerca e l’innovazione debbono avanzare, non trascurando e non chiudendo gli occhi sui cambiamenti climatici per la scarsa piovosità e la carenza di acqua.

Anche in Sicilia la penuria di acqua si avverte, anche se l’invaso Biviere di Lentini è stracolmo rispetto agli altri invasi, ma che non può essere erogata a causa della rottura delle pompe di sollevamento. Ad oggi il governo della Regione Sicilia non ha emanato nessun provvedimento per il ripristino delle pompe e non c’è per dirla tutta nessun intervento della politica e rumore di trattatori. Un paradosso tutto siculo come quello che non si trovano braccianti per la raccolta delle arance. Non era mai successo, nemmeno nel periodo del tanto vilipeso reddito di cittadinanza, invece sta avvenendo nei giorni del governo Meloni.

Qualche spiegazione ci dovrebbe essere. Forse hanno preferito di andare a lavorare nel raddoppio della Catania-Ragusa e nella messa in opera degli impianti fotovoltaici, soprattutto per le migliori condizioni salariali.


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