Il Venerdì Santo a Nicosia

In quelle preghiere e invocazioni c’era qualcosa di profondo e di umano per il trovarsi di una comunità ai piedi del Cristo in croce. Non era solo fede, ma era qualcosa dentro ognuno di noi, credenti e non, che andava oltre al proprio intimo e che si univa ad altri.

di Luigi Boggio - domenica 20 aprile 2025 - 904 letture

Un salto nel passato per ricordare il Venerdì Santo nella mia città natale prima dell’arrivo di monsignor Gaddi. Il vescovo passato alla storia per aver messo fine alle rivalità fra i fedeli della Cattedrale e quelli della Basilica di Santa Maria Maggiore. Una rivalità che finiva sempre in rissa proprio il giorno della passione di Cristo quando l’intero paese era raccolto in silenzio e i pensieri rivolti per i nostri emigrati oltreoceano e in continente.

Verso sera quando i portatori dei due Crocifissi si incontravano vicino la chiesa di San Giuseppe iniziava la fase delle provocazioni e delle botte da orbi. Questo doveva finire ed è finito, grazie al Vescovo, tra non pochi mugugni della popolazione e del mal di pancia di qualche notabile con la tonaca. Le religiose e non, compresa mia mamma con le sue amiche, hanno condiviso la decisione del Vescovo, anche perché non tolleravano le risse durante il corteo, non solo quella con i mariani. Anche tra i portatori c’erano delle scintille soprattutto quando i visalocchi, i biscotti inzuppati al vino, per le continue visite nelle famiglie cominciavano a fare il suo effetto.

Il Venerdì Santo nella mia famiglia iniziava presto per essere pronti e preparati per la lunga giornata. Qualche preoccupazione c’era per mio papà, devoto portatore, per non essere coinvolto in qualche bagarre. Alle 11, rigorosamente, si pranzava per partecipare all’uscita del Padre della Provvidenza che avveniva all’una, ore 13, precise. Al rintocco dell’una dell’orologio della piazza, il Crocifisso in tutta la sua maestosità appariva dal portone della Cattedrale con il suo sguardo fiero, illuminato dai raggi del sole, nelle giornate non uggiose, e avvolto dalle tovaglie di seta dai diversi colori.

Si sentiva solo pregare e il grido di invocazione dei portatori sempre più forte e coinvolgente. In quelle preghiere e invocazioni c’era qualcosa di profondo e di umano per il trovarsi di una comunità ai piedi del Cristo in croce. Non era solo fede, ma era qualcosa dentro ognuno di noi, credenti e non, che andava oltre al proprio intimo e che si univa ad altri.

Passato questo momento di corale commozione iniziava la processione con una delle difficoltà maggiori la salita di Via Salamone, detta dell’inferno, per la ripidità. Superata la salita si arrivava alla prima sosta per il cambio dei portatori di fronte alla chiesa di Sant’Andrea , si riprendeva verso la chiesa di San Salvatore, altra fermata, per portarsi verso Monte Oliveto. Il luogo più suggestivo del cammino, al calare della sera e le prime luci, con Il Crocifisso e la Madonna con il figlio ai lati della grande Croce. Le preghiere e delle invocazioni di aiuto rompevano il silenzio.

Terminata la funzione con la benedizione, che avveniva facendo girare la grande Croce con le tovaglie che si sollevano in aria come per abbracciare tutte e tutti. Si proseguiva verso i due luoghi della sofferenza: l’ospedale con gli ammalati e le monache affacciate in preghiera e il carcere accanto al convento dei Cappuccini. Anche qui il rito della benedizione per poi ridiscendere verso Santa Maria di Gesù. Un’altra fermata, accanto al monumento dei Caduti, per la benedizione verso la città. Il ritorno verso il quartiere popolare della Mamma Figlia.

Indescrivibili sono le scene di strazio, di dolore e di aiuta al Cristo per i mariti e i figli lontani per lavoro. Dopo verso San Biagio, San Giuseppe, luogo dei soliti scontri ma non sempre, discesa verso San Cataldo, salita verso Via Vittorio Emanuele e ridiscesa verso la piazza. L’entrata in mezzo alla folla era qualcosa che ti lasciava attonito e muto. Si aveva la sensazione come se Cristo volasse sulla folla, spinto dalle tovaglie gonfie dal passo veloce dei portatori. Seguito dalla Madonna con il figlio tra le braccia.

Questo il racconto di una persona lontana che rivive questo giorno andando con la memoria al Venerdì Santo di una volta della sua città.


Questo articolo è stato diffuso da Germinal Controvoce.



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