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Il Regno del Tempo all’Incontrario

Oggi ti nomino Regina gridò il vento. Ti nomino Regina di questo mio regno del tempo all’incontrario, dove sogni e speranze si incontrano, sospinti da un soffio di passione, come il respiro tra la terra e il mare.

di Enzo Maddaloni - martedì 15 novembre 2011 - 4681 letture

Il respiro del mare gli parlò e così si scopri Regina.

E, così lei rimase li sulla spiaggia a studiare il tempo che le restava. Le onde del mare gli parlarono della speranza, del sogno, e di quello d’ora in poi e di ogni istante, che avrebbe vissuto cosi con il suo a mare.

Pensò che gli istanti sono come granelli di sabbia mentre un onda, salita ai suoi piedi, le disse di scendere a riva.

E, così granelli di sabbia, come in clessidra, tornavano al mare nel tempo preciso che una nuova onda arrivasse.

Era un tempo all’incontrario quello dei granelli che rotolano nella schiuma fino al mare. Li appena bagnati dall’onda dopo si asciugarono quanto basta per invitarla a costruire un castello di sabbia fragile ai piedi di un bambino ma che l’avrebbe accolta.

Un veliero di carta l’aveva portata fin li su quell’isola, e adesso la bellezza del mare la inondava di serenità, mentre la bianca schiuma del mare la proteggeva dalle sue paure, come scogliera che infrange i suoi flutti.

L’avevano accolta uno stormo di gabbiani che la presero sotto le ali e la fecero planare con loro dolcemente li sulla riva. Cosi le sostennero il peso del suo passato, mentre uccelli dai mille colori del ritrovato paradiso disegnarono nel cielo il domani.

Un ponte? O un arcobaleno che reggeva il pianto del proprio domani? Ma la magia dei colori la fecero di nuovo danzare.

Ma questo è il regno del tempo all’incontrario? Si chiese la Regina.

Assorta in questi suoi pensieri la ragggiunse una carrozza tirata da otto cavalli alati, giunti fin li, dove i suoi piedi per la prima volta baciavano il mare.

La spiaggia l’abbracciò non più invano, mentre nuvole bianche accolsero i suoi dolori. I tormenti svanirono, e quello che ancora non c’era una volta ci sarebbe stato, come un castello di sabbia costruito dal mare.

Oggi ti nomino Regina gridò il vento. Ti nomino Regina di questo mio regno del tempo all’incontrario, dove sogni e speranze si incontrano, sospinti da un soffio di passione, come il respiro tra la terra e il mare.

Velieri di carta navigano trasportando desideri e speranze, per giungere in porti sconosciuti, dove non servono cose da avere, ma cose da fare: l’amore.

Il molo era li da un pezzo bianco nel blu della notte, e cosi l’alba di un nuovo giorno si svegliò in un letto di petali di rose. Petali di rose, raccolte dalle pagine di un libro di poesie, messe li da incontri e da addii. IL vento le carezzo il volto con il loro profumo.

Giunse presto il tramonto che dipinse labbra rosse di baci. Gocce le baciarono le guance mentre gli occhi come granelli cadevano nel mare. Un mare di diamanti luccicò all’orizzonte.

Il tempo della speranza ritornò sul suo viso. Il tempo del sogno, quello d’ora in poi, e dì ogni altro istante vissuto.

Pensò alla sua vita che era stata così passata ma anche il suo futuro. Comprese che l’amore resta il necessario legame dì continuità fra l’uno e l’altro. Ella sapeva che così ogni istante conteneva tutte le infinite possibilità. Così tempo e spazio si sarebbero annullati e rimasti eterni. In quest’istante poté accedere nell’incanto. Lei era finalmente regina del suo tempo.

Non c’è ne un inizio ne una fine, in questa fiaba del regno del tempo all’incontrario, perché tutto è già compiuto, per l’inesistenza dì ogni limite, dell’infinita bellezza del mare con le sue tempeste e le quiete.

Presa da granelli di sabbia che scorrono nel tempo all’incontrario, continuò a costruire il suo castello di sabbia, dove i piedi restarono a baciare il mare.

Nanos enzo


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