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I miracoli ottobrini di Reynoso

Niente miracoli a ottobre / Oswaldo Reynoso ; traduzione di Federica Niola. - SUR, 2015. - 280 p. - ISBN 978-88-9750-573-0.

di Maria Teresa Cassini - domenica 17 aprile 2022 - 2118 letture

Questo romanzo di una terribile bellezza, arrivato in Italia nel 2015 grazie alla piccola casa editrice SUR a cinquant’anni dalla sua pubblicazione in Perù, nel nostro paese non ha ancora avuto la diffusione che merita. È un ritratto della Lima, e implicitamente del Perù, degli Anni Sessanta: crudo e impietoso, capace di scendere nelle viscere di una città impastate di brama del potere, smisurate ricchezze, degradante miseria, velleitarie aspirazioni di riscatto, eros distorto e malato, perbenismo cattolico, umano mercificato. Il tutto reso senza un rigo di commento o di interventi esplicativi, ma rappresentato nel suo essere e nel suo manifestarsi attraverso una folta schiera di personaggi.

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Copertina di Niente miracoli a ottobre, di Oswaldo Reynoso

La storia narrata si dipana nell’arco di una giornata di ottobre, quella in cui si tiene a Lima la solenne processione del Signore dei miracoli. Protagonisti il ricco, potente, corrotto e lascivo uomo d’affari don Manuel, gran manovratore della vita politica, e il misero e dignitoso impiegatuccio don Lucho; l’uno assiste alla processione dal balcone della sua lussuosa dimora proteggendo con un fazzoletto il naso dall’assalto del tanfo che sale dalla strada, un misto di sudore, fritto, alcool, emanato dalla plebaglia assiepata lungo la via; l’altro, con i pochi e malridotti mobili già fuori dalla sua abitazione a causa dello sfratto, vaga tutto il giorno alla ricerca di una casa modesta, alla portata delle sue umili condizioni, ma dignitosa, per salvaguardare la reputazione e il decoro della famiglia, della giovane figlia in specie, che non può mescolarsi a prostitute e furfanti: ovviamente avidi padroni gli propongono solo improbabili catapecchie. Accanto ai due protagonisti, tanti ragazzi di vita - l’espressione pasoliniana ben si può adattare a questa umanità giovanile delle quintas degradate -, prostitute, povere madri di famiglia, eroine del mettere insieme quotidianamente pranzo e cena. Tutti immersi in ambienti che non solo pare di vedere, ma di cui sembra di sentire anche i suoni e gli odori.

Un romanzo profondo e coinvolgente grazie al suo grande stile, che si esprime a tutti i livelli della scrittura: dalle scelte compositive, al ritmo della frase, dalla molteplicità di prospettive alla ricchezza lessicale, dall’abbandono lirico alle inflessioni della parlata popolare. Continui sono i passaggi da un personaggio all’altro, da un gruppo all’altro, dalla narrazione in terza persona all’io del monologo interiore: una sorta di montaggio alternato, che nell’epilogo si fa frenetico e incalzante. Un romanzo non facile, all’inizio anche un po’ disorientante, se non altro per tutti quei nomi che si affollano all’entrata in scena dei numerosi personaggi, che richiede una certa attenzione, ma così coinvolgente e serrato da far superare quel po’ di fatica. Per fortuna fra i suoi lettori ci si sta accorgendo del grande valore letterario di Reynoso, di cui fino a non molto tempo fa si erano messe in evidenza solo due cose: l’essere un comunista non pentito e un omosessuale dichiarato. Va a onore di Mario Vargas Llosa l’essere sempre stato uno dei suoi pochi estimatori.


Sinossi editoriale

Alla sua pubblicazione in Perù nel 1965, "Niente miracoli a ottobre" fu al centro di un animato dibattito culturale: una parte della critica lo considerò osceno e offensivo, mentre fu elogiato da autori del calibro di Arguedas e Vargas Llosa.

«Non la amo più, sì, per davvero, sul serio, giuro. A me non mi prende per il culo nessuno. Mi viene da vomitare, ma non per la birra: per questo maledetto odore di pesce marcio: meglio se mi annuso le mani: odorano di mare, ma di mare pulito d’estate che odora di Mery: di Mery sdraiata sulla spiaggia con le braccia aperte. Bella. Bella. Davvero. Con i capelli spettinati e scintillanti di sabbia di Agua Dulce. È stata la migliore estate della mia vita.»

Nel giorno della processione del Signore dei Miracoli, vediamo sfilare tutta Lima: da Don Manuel, ricchissimo e potente banchiere, al suo giovane amante Tito; da Don Lucho, impiegato in cerca di una casa per la famiglia sotto sfratto, a Bety, che aspetta invano un anello di fidanzamento. Una miriade di personaggi danno vita a un ritratto espressionista della metropoli, con lo splendore dei suoi quartieri eleganti e la miseria delle sue periferie: il racconto sociale di Lima e del suo popolo dolente e orgoglioso. Prefazione di Mariana Enriquez.


L’autore

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Oswaldo Reynoso

Oswaldo Reynoso (Arequipa, 1931/2016) ha pubblicato romanzi, racconti e poesie. Il suo esordio, con la raccolta di racconti Gli innocenti (SUR nel 2016), fu salutato da José María Arguedas e dal futuro premio Nobel Mario Vargas Llosa come uno spartiacque nella letteratura peruviana. In Italia è stato pubblicato anche Niente miracoli a ottobre (SUR 2015).



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