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Il movimento del 1968, come un’onda travolgente

Un ricordo vivo nella memoria di tutti, dopo oltre trent’anni, è sicuramente il movimento del 1968, che come un’onda travolgente, lasciò che il passato rimanesse tale ed aprì le porte ad un nuovo mondo, di speranze e di pace...Ma cosa è veramente giunto dopo?

di rafael navio - martedì 10 aprile 2007 - 7014 letture

Un ricordo vivo nella memoria di tutti, dopo oltre trent’anni, è sicuramente il movimento del 1968, che come un’onda travolgente, lasciò che il passato rimanesse tale ed aprì le porte ad un nuovo mondo, di speranze e di pace. Tanto si è discusso sulle ragioni ed il fine, ma ognuno, anche chi non ha vissuto quel periodo per ragioni di età, ha incorniciato le sensazioni e le critiche in modo proprio.

Ma cosa è veramente giunto dopo? Qualcosa che ha lasciato meno tracce, anzi forse mode e movimenti che sono finiti nel cestino con una solerzia che è stata maggiore della loro ascesa. Come strisce luminose, hanno ammaliato i giovani degli anni ottanti e novanta, che trascinati dall’onda si sono concentrati più sull’immagine che sulla carica intellettuale. Punk, metallari, e paninari hanno cavalcarono il periodo, lasciando allibiti le generazioni più vecchie con il loro modo di vestire e di comportarsi, tanto che il blasfemo capello lungo dei sessantottini apparve come qualcosa di sacro, paragonato alla moda-bestemmia degli anni ottanta/novanta.

Okay, è tranquillo, si porta, dammi il cinque, sei di ferro, entrarono di forza nel linguaggio comune, creando un muro comunicativo con le generazioni antecedenti.

Tutto questo avvenne e anche se non documentato, è storia. Grazie al Dio denaro, che invase anche i ceti meno ambienti, allora tutti poterono arrivare a jeans e alle magliette di tendenza. Ma anche in quest’occasione, una differenza si plasmò, e tra le mode accessibili a tutti, si distinse una d’elite che fece la differenza tra ricchi veri e quelli falsi: il paninaro. La stessa generazione che oggi vive, con un’età media di trentacinque anni, ancora nella casa paterna, è il paninaro adolescente di quindici anni fa. Un oblio di convivenza.

Ma i giovani d’oggi, conoscono questo movimento? Se guardassero i quarantenni frustrati di oggi, allora la curiosità dovrebbe trasportarli in quella fasta epoca, che di fasto aveva solo i conti-correnti dei papà.

Era un periodo di non testa, di non pensiero, ma soprattutto di non ideali. Un fungo che s’era aggrappato all’albero della società, senza pensare che alla fine si doveva staccare. L’importante era essere di tendenza, con abbigliamento costoso e quindi d’alta qualità, evitando amicizie di basso rango o della periferia. Meno si faceva e più si raccoglieva, grazie alle amicizie di papà. Feste, balli in maschera, si manifestavano in tutta la penisola e le generazioni più vecchie restavano a guardare mentre fiumi di denaro si consumavano come acqua piovana. Senza distinguere più i giorni della settimana, ci si divertiva continuamente, dal lunedì alla domenica. Ma quale sorte è toccata a quella generazione? Che cosa ha riservato il futuro per quei ragazzi griffati e dal puzzo sotto il naso? I genitori d’allora ragionavano in questo modo: “ Quello che non ho potuto avere io, lo voglio dare ai miei figli”. Da questa frase, da questa concezione è nato il disastro attuale. Secondo le statistiche, la generazione trenta/quaranta, oggi, di sposarsi e di creare una famiglia proprio non né vuole sapere, resta in casa tra l’amore della madre e il disappunto del padre che vorrebbe cacciarla, senza indugio.

Essi non hanno la minima concezione delle parole come “tasse”, “bollette”, “impegni”, continuano da parassiti a trascorrere il loro tempo senza mettersi in discussione, e come dei fuggiaschi si nascondono e soprattutto nascondono il loro passato di paninaro.

Chi costretto a fare il gran passo, si trova dopo poco ad affrontare un perentorio divorzio perché la convivenza e le responsabilità sono insopportabili, e la fuga è la via d’uscita più conveniente. Il paninaro: personaggio votato ad un pensiero edonistico, dove prevale la cura dell’ immagine, del sex appeal, ma soprattutto l’abolizione totale del programma e della pianificazione del domani. Una vita giorno per giorno, che non ha avuto futuro. Con questi presupposti com’è possibile pensare a mettere su famiglia? Bisogna comprenderlo: il paninaro è un animale in estinzione. Come si dice: "il tempo è signore". Chissà se quel puzzo sotto il naso sarà passato?


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oddio...
12 aprile 2007

oddio....non che i sessantottini siano messi meglio degli ex-paninari !
Il movimento del 1968, come un’onda travolgente
14 aprile 2007

Politicamente il ’68 è una montagna che ha partorito un topolino.