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Escalation escalation

Gli accordi di Washington, a latere del vertice NATO per il suo 75° anniversario, prevedono una nuova serie di euromissili, i sofisticati Tomahawk americani a lunga gittata destinati nel 2026 ad essere installati...

di Bruno Marasà - lunedì 15 luglio 2024 - 789 letture

Non era certo casuale l’articolo di Enrico Franceschini su Repubblica del 12 luglio scorso in cui si tornava a parlare di Comiso e degli euromissili. Anche altri giornali, pur non parlando direttamente della base siciliana, parlavano (e parlano) di euromissili.

E adesso abbiamo la risposta. Gli accordi di Washington, a latere del vertice NATO per il suo 75° anniversario, prevedono una nuova serie di euromissili, i sofisticati Tomahawk americani a lunga gittata destinati nel 2026 ad essere installati in Germania. Si dice “euromissili” ma, appunto, di missili americani si tratta.

Dunque: causa la guerra in Ucraina, di cui non si intravvede una via d’uscita, sta partendo una nuova corsa al riarmo in “occidente” (così ama chiamare questa parte del mondo il direttore di Repubblica). Euromissili ma anche nuovi sofisticati sistemi d’arma. L’Italia, ovviamente, è della partita. “Parte lo shopping miliardario del comparto militare italiano” titola con enfasi sempre il quotidiano Repubblica. E si torna a parlare di basi americane (non NATO) come Ghedi. Insomma siamo in presenza di una pericolosa corsa al riarmo e nessuno sembrava essersene accorto. Sì, c’è quel 2% del PIL da raggiungere, ma qui si parla di altri programmi e di altri progetti d’armamenti, fuori dal quadro NATO. Facile per il portavoce russo Peskov dire “l’Europa è un bersaglio per i nostri missili, il nostro Paese per i missili americani in Europa”.

Siamo entrati, questa è la verità, in una nuova “guerra fredda” dopo quella che sembrò finire negli anni ottanta e novanta. E soprattutto si è rimessa in moto la macchina del complesso militare-industriale, ad ovest e a est, visto che si parla di nuove armi, sempre più sofisticate, e di investimenti miliardari. E non sembra tutto questo legato direttamente agli sviluppi della guerra in Ucraina. Per quella, purtroppo, gli armamenti esistenti, anch’essi sofisticati, bastano e avanzano. Avanzano tanto da far dire ad un governatore moderato come Zaia “Armi a Kiev? Chiudiamola qui” e aggiunge saggiamente che è giunto il tempo della diplomazia.

Conclusione? Si discute dell’Ucraina ma in realtà si pensa ad una nuova corsa al riarmo. E questa volta si riparte dagli USA (Trump o Biden, nonostante la gravità della situazione, a parte). Sento già nell’aria l’accusa di putinismo. Smettiamola con queste accuse a prescindere. Critichi Netanyahu per le stragi di Gaza è sei antisemita. Lanci l’allarme per una nuova “corsa al riarmo” e sei putiniano o antioccidentale.

Non si può andare avanti così. Ci vuole una svolta e quella deve essere europea. Adesso riparte la nuova legislatura ed è giusto aspettarsi uno slancio capace di attivare quella “autonomia strategica” dell’Europa, tante volte conclamata da Ursula von der Leyen e mai perseguita.

E c’è bisogno d’altro. Forse è un ricordo lontano quello dei movimenti pacifisti contro gli SS20 sovietici e i Pershing e i Cruise americani, ma certo a qualcosa del genere bisognerebbe pensare.


Vedi anche: A Comiso, a Comiso / di Bruno Marasà.



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