Giornalisti: e se abolissimo l’Ordine?

La proposta degli onorevoli Capezzone e De Lucia, di abolire l’Ordine dei Gionalisti e di istituire una Carta professionale, sul modello francese, non può essere liquidata con un semplice ’no’...
“La proposta degli onorevoli Capezzone e De Lucia, di abolire l’Ordine dei Gionalisti e di istituire una Carta professionale, sul modello francese, non può essere liquidata con un semplice ’no’. Anzi, va valutata con estrema attenzione anche perché può riaprire nelle Istituzioni e nella categoria un serio dibattito sul ruolo dell’organo di autogoverno dei giornalisti”; è la risposta di Paolo Serventi Longhi, segretario Generale della Fnsi. Un’apertura di credito, una disponibilità a discutere sull’argomento che, però, non è gradita al presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Lorenzo del Boca; “Serventi Longhi si preoccupi piuttosto di rinnovare il contratto, dal momento che è un suo dovere - ha dichiarato - che cosa si debba rispondere a Capezzone lo faccia dire a noi”. Per Del Boca, il “problema vero sta nel fatto che non si puo’ cambiare l’accesso e non si possono dare garanzie ai cittadini per l’inadeguatezza della legge 69 del 1963. Un risultato positivo per un accesso serio e un’informazione trasparente verrebbero dalla modifica della legge e non dalla sua abolizione”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è il diellino Pierluigi Mantini. “La proposta di abolizione dell’Ordine dei giornalisti fatta da Capezzone non è in sintonia con il programma di governo” si affretta a dichiarare il deputato della Margherita che aggiunge: “siamo per la riforma e la modernizzazione degli ordini professionali, già avviata nel decreto Bersani e non per l’abolizione degli ordini”.
La discussione non può avvenire in maniera episodica ma con “una iniziativa politica organica”. “Le fughe in avanti e le predicazioni pseudoliberiste servono a poco - conclude Mantini - occorre comprendere e far comprendere che la modernizzazione delle professioni è per la crescita del paese e delle professioni e non contro le professioni”.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc, accoglie favorevolmente la proposta di Capezzone perché, dice, “è il primo concreto passo verso lo sblocco di un mercato, quello dell’informazione, completamente ingabbiato dalla corporazione”. E auspica “la creazione di un movimento di sostegno e incoraggiamento” per sconfiggere i “poteri contro cui questa proposta dovrà lottare” che sono “giganteschi, e sono poteri economici alimentati dallo Stato, con numerosi sostenitori nel Governo e nel Parlamento”.
Con la proposta del radicale Capezzone viene abolita la qualifica di “pubblicista” e viene istituita la “carta di identità professionale del giornalista”. Per ottenere questo documento è, però, necessario essere giornalista professionista, “intendendosi - si legge all’art. 3 della proposta di legge -con tale espressione l’avere per occupazione principale, regolare e retribuita, l’esercizio della professione di giornalista in una pubblicazione quotidiana o periodica, in una emittente radiofonica o televisiva o in una agenzia di stampa, anche quando le stesse abbiano diffusione prevalentemente o esclusivamente telematica”.
Sono pienamente d’accordo con il rappresentante della Rosa nel Pugno quando invita al rispetto dell’ art. 21 della Costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”) ma, francamente non è questo il modo per affrontare e risolvere una questione incancrenitasi nel tempo. Il mio è un modestissimo parere che, però, pesa e vale tanto quanto gli illustri colleghi che hanno firmato "l’appello per L’abolizione dell’Ordine”.
Il nocciolo della questione è che l’Ordine non deve essere di ostacolo alla libera espressione del cittadino, non “deve disporre della chiave che apre o chiude la porta del diritto di pubblicare”, scriveva Manlio Cammarata nel luglio del 2001 (l’articolo completo è reperibile su InterLex, http://www.interlex.it). La linea di demarcazione deve essere tra “chi fa informazione professionale, con le responsabilità e le garanzie connesse al ruolo, e il libero cittadino che non fa altro che esprimere le proprie idee”. Cosa diversa è la commistione tra l’attività giornalistica tout cour e quella di addetto stampa svolte, soprattutto nel sud, dalla stessa persona. Un aspetto preoccupante che andrebbe risolto anche per far lavorare moltissimi giovani in cerca di occupazione.
Vincenzo Greco
Giornalista pubblicista
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La festa è finita.Tutti i professionisti con le palle ed onesti andranno avanti,gli altri si estingueranno e i cittadini ne avranno vantaggi di qualità ed economici. Ci hanno preso in giro e fatto parecchi danni.Le cronache ne sono piene.Ingegneri, commercialisti, medici,avvocati....Tutti agitati da quando è stato proposto di documentare le loro entrate tramite pagamenti telematici o rintracciabili.Agitati per la abolizione della tariffa minima. Ma chi credono di essere?.Il guaio è che l’onorevole è ancora "lassù" e se li coccola..Facciamoci sentire.Diamo una svolta di legalità e civiltà a questo paese costruito sul malaffare.Siamo con voi. Non deludermi.