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Enrico Mentana intervista Roberto Saviano

Un pentito ha dichiarato come, quando e perchè Saviano sarebbe stato ucciso, un attentato quasi alla Falcone, fatto di un esplosione ai danni dello scrittore e della sua scorta, prima di Natale.

di EG - mercoledì 22 ottobre 2008 - 5732 letture

15 ottobre 2008, più di 2 milioni di telespettatori, a Matrix, Roberto Saviano, l’autore di Gomorra, ha parlato di camorra e della sua vita ormai impossibile. Un pentito ha dichiarato come, quando, e perchè Roberto Saviano sarebbe stato ucciso, in un attentato quasi alla Falcone, fatto di un esplosione ai danni dello scrittore e della sua scorta, prima di Natale.

Ricordate Falcone? Ricordate Borsellino? Non vorrete che uno scrittore di 28 anni faccia la stessa fine! Non lasciamolo solo, ha dato una lezione di coraggio a tutti. E che parlantina, che italiano, che competenza. Ora, sotto scorta da due anni, Saviano continua a parlare di camorra, con una lucidità che lascia sbalorditi, con una chiarezza che lascia impietriti. Saviano è solo, ha perso la libertà di bere una birra in un locale, di innamorarsi di una donna, di camminare per strada, dice, che gli rimane solo tanta rabbia e la voglia di continuare a scrivere.

Durante la puntata continua a parlare e a commentare i video che scorrono negli stessi led su cui compare la scritta "Saviano uni di noi", spiega di come i boss non siano tanto infastiditi da quello che lui scrive, ma dal fatto che i lettori lo leggono. Il problema per i camorristi non è che Saviano scrive, ma che scrive su di loro, che scrive su un giornale come Repubblica che viene acquistato da milioni di persone. L’attenzione della gente, dei media, della politica, è questo che fa impazzire i camorristi. Durante Matrix scopriamo l’esistenza di un fax spedito al proprio avvocato da Sandro Schiavone, cugino di Carmine Schiavone, in cui l’uomo, detenuto nel carcere di Opera in regime di 41 bis, parla così di Saviano: “Questo grande romanziere che fa il portavoce di chissà chi, deve smettere di fare illazioni calunniose false su di me non solo in conferenza stampa, ma riportate anche sul giornale "Repubblica" che lo leggono milioni di persone, accostandomi a signori che non ho mai conosciuto”. Roberto Saviano è un uomo scomodo.

Saviano con un giro di parole che ti arrivano dritte al cuore ci racconta di come il profilo imprenditoriale dei Casalesi sia la cosa più pericolosa, di come il paese continua ad essere freddo di fronte agli investimenti che "cosa nuova" continua a fare nel nord Italia e in Europa. Continua dicendoci come queste organizzazioni criminali siano l’avanguarda economica non sono Italiana, stiamo parlando di un fatturato di 100 miliardi di euro, il doppio del fatturato Fiat.

Non basta la guerra civile scatenata dai casalesi contro lo stato, non basta l’arrivo dell’esercito a Casal di Principe, non bastano i presidi delle forze dell’ordine e l’imponente catena di arresti; per Saviano, siamo solo all’inizio, siamo lontanissimi dall’aver sconfitto il fenomeno. Incredibile pensare – ci spiega lo scrittore di Gomorra - come mentre Napoli era piena di spazzatura, erano proprio le imprese campane a vincere gli appalti per ripulire le strade delle città più pulite d’Italia e d’Europa, è stata l’emergenza Campana ha permettere a queste imprese di migliorare perchè, chi veniva dalla Campania era più esperto e quindi vinceva. Poi fa un salto negli anni ’90, a quando gli africani non erano accettati in Campania, ma solo fino a che l’amicizia con il clan mafioso dei Nigeriani non li portò ad avere sconti, vie facilitate e forti guadagni sullo smercio di cocaina, droga che, nel nord d’Africa, passava nel viaggio dal sud America. Negli anni il rapporto tra i Casalesi e i Nigeriani è stato continuo, fino a che oggi, i camorristi campani decidono di allontanare nuovamente gli africani da quei luoghi per dar spazio alla costruzione di nuove abitazioni di lusso per accogliere la nuova popolazione campana.

Ed ecco quindi che a poche settimane dalla strage di Castel Volturno, a poche settimane dalla ribellione degli africani alla camorra campana, Saviano ribadisce, con una certa sofferenza, ma con ammirazione, che sono stati gli africani e non i suoi conterranei italiani, i primi a ribellarsi. Dopo un’ora e mezza di racconti che hanno lasciato lo stesso Mentana senza fiato, ecco l’intervista al ministro Giorgia Meloni (coetanea di Saviano) affiancata dal ministro ombra Roberta Pinotti.

Le due, dopo aver ascoltato l’intervista annuendo in continuazione con occhi sgranati, dicono finalmente la loro, è lo stato ora a parlare, ma ascoltarle dopo aver sentito le parole di Saviano è deludente. Quante parole piene di verità e passione l’uno, quante frasi senz’anima le altre. Forse il vero giornalista, il vero politico ieri sera è stato lui. Forse i giovani di oggi non sono tutti come descritti dai media, forse gli intellettuali servono ancora a qualcosa, forse la cultura sta ancora alla base di tutto, forse la forze delle parole è l’unica in grado di combattere la criminalità. Che lezione che ci ha dato questo ragazzo di 28 anni. Coraggio, cultura, intelligenza. Un esempio per tutti. http://www.matrix.mediaset.it/videogallery/2008/10/15/videogallery.shtml

http://www.matrix.mediaset.it/videogallery/2008/10/15/videogallery.shtml


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Enrico Mentana intervista Roberto Saviano
13 aprile 2009, di : PEPERONCINO

E PER QUESTA INTERVISTA CHE ENRICO MENTANA E’ STATO LICENZIATO DALLA TV DI BERLUSCONI. BRAVO SILVIO.......