Sei all'interno di >> :.: Città invisibili |

Milano - Parigi andata e... ritorno

Circa due mesi fa ho deciso di staccare dalla routine per visitare una città europea, Parigi.

di EG - mercoledì 2 luglio 2008 - 4029 letture

Vivo a Milano da sempre, ormai sono abituata al fatto che il cielo abbia un colore grigiastro, che il traffico ti blocchi in media un’ora al giorno e che la gente ti guardi sempre in modo strano.

Milano è una città importante, economicamente in crescita, piena di lavoro, piena di divertimenti, ma anche caotica, difficile da sostenere senza stress e tremendamente cara dal punto di vista immobiliare.

Circa due mesi fa ho deciso di staccare dalla routine per visitare una città europea, Parigi.

Arrivata mi sono subito accorta che l’aria era diversa, il cielo era azzurro, forse perchè il forte vento spazzava via le nuvole, quello stesso vento freddo che ti accarezza i capelli mentre cammini, mentre gli spifferi trapassano i buchi della sciarpa facendoti sentire parte di quella stessa aria che respiri. Ci sono molte persone, di tante etnie, diverse culture, diversi colori, diverse lingue, diverse storie.

I Parigini sono liberi, vivono liberamente il loro modo di vestire, di osservare, di bere, di mangiare, di camminare.

Leggono molto: libri, quotidiani, riviste; in metropolitana, sull’autobus, sulle panchine, nei cafè, nelle brasserie dove tra un cappuccio, un bicchiere di vino o una birra osservano il mondo che passa davanti a loro tra le pagine di qualche storia presente o passata.

Gli automobilisti a Parigi suonano raramente il clacson, si fermano per far passare i passanti sulle strisce pedonali, nonostante non debbano preoccuparsi di centinaia di telecamere e autovelox in ogni angolo.

I vu cumprà vendono piccole tour eiffel o braccialetti con la stessa insistenza di quelli italiani, ma non ci fai caso visto che ai semafori non esistono persone che lavano i vetri o che puliscono i fanali.

Mi è capitato di incrociare i “truffatori degli anelli, fingono di raccogliere un anello a terra, ti chiedono se sia tuo e poi cercano di vendertelo, ti lasciano esterrefatto, non so se funzioni, noi abbiamo striscia la notizia e non cadiamo certo in queste cose.

La programmazione televisiva è molto simile alla nostra, MTV trasmette gli stessi programmi, molti telefilm sono gli stessi e pensate che ci hanno addirittura comprato LOVE BUGS, stessi personaggi, stesso set, ma attori naturalmente diversi che interpretano i fantastici episodi inventati da Luca Kessisoglu e Paolo Bizzarri.

I mezzi pubblici sono un mondo a parte, autobus, treni e una decina di linee metropolitane attraversano la città in lungo e in largo senza farti mai sentire abbandonato, i ragazzi lasciano ancora il posto agli anziani sui metrò e aspettano con tranquillità ed educazione che i passeggeri scendano prima di tentare di salire sulle carrozze.

La sera si passeggia con più tranquillità, non si ha paura di incrociare persone “diverse” da te, per colore o per religione, la gente non ti guarda in modo aggressivo, non osserva come sei vestito, ma passeggia, corre, vive la sua vita senza invadere la tua.

I ragazzi sono vestiti semplicemente, le giacche che portano sono molto diverse l’una dall’altra come pure le scarpe e i loro visi sono puliti, sono truccati finemente senza cercare di coprire la loro anima con pesanti linee nere o rossetti eccessivamente colorati.

A Parigi si respira un aria diversa, certamente più fresca, ma anche meno “incazzata” di quella di Milano, forse perché la capitale francese sa ancora prendersi una pausa, sa ancora pagare un cappuccino 5 euro per sedersi al tavolo un paio d’ore a leggersi un libro, sa ancora rispettare gli altri sapendo tutelare la sua dignità.

Parigi sembra essere libera, ma forse per un turista è tutto più semplice, perchè un turista ritorna sempre a casa propria, nella città che nonostante tutto, dopo pochi giorni, comincia già a farti sentire la sua mancanza.

Foto di Eleonora Girotti


- Ci sono 1 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Milano - Parigi andata e... ritorno
6 luglio 2008

Cara Elenora quel che è peggio è sentirsi straniero in casa propria. Quando si arriva a questo punto vuol dire che il paese in cui si vive non ci assomiglia per niente.