Democrazia

"La democrazia è la capacità di un popolo di unificarsi nei dolori; nelle paure e negli amori"

di Enzo Maddaloni - venerdì 19 ottobre 2007 - 6008 letture

Il termine democrazia deriva dal greco demos: popolo e cratos: potere, ed etimologicamente significa governo del popolo , ma siamo tutti coscienti di quali sono i mtivi che oggi ci sono sempre più difficoltà a:

1. Favorire la convivenza civile;

2. Garantire la giustizia (quella giusta) ;

3. Perseguire il bene comune, dell’intera comunità e non di un gruppo a detrimento delle legittime esigenze degli altri;

4. Garantire ed assicurare le giuste libertà individuali e sociali;

5. Rispettare la libertà religiosa.

Una volta c’era la: democrazia delle città-stato; democrazia degli Stati-nazione; democrazia cosmopolita. Oggi tra vecchio e nuovo mondo tra vecchi e nuovi confini abbiamo perso un po’ di punti di riferimento e sempre più ci troviamo ad essere più che cittadini dei prigionieri.

Michael Focault diceva che nel XXI secolo non ci sarà più bisogno di prigioni, perché saremo talmente controllati, alla faccia della legge sulla privacy che è diventata essa stessa espressione di un nuovo potere, che non ci sarà più bisogno di costruirne altre.

Oggi si è votato per il nuovo segretario del Partito Democratico, quando si poteva tramite meccanismi del sorteggio e della rotazione, risolvere la questione molto più democraticamente di come è apparsa. Superando anche la stessa logica delle democrazie liberali che fonda i suoi (vecchi) principi elettivi sulla competizione tra candidati (non sulla collaborazione) e eppure più sul meccanismo della delega, in questo caso scomparso.

Alla luce della situazione attuale la stessa democrazia partecipativa classica ormai non è più possibile: manca lo stato perché in quanto popolo esiste di fatto una sovranità limitata o ad una sola regione, o ad una sola provincia se non addirittura città.

Gli stessi diritti civili sono sempre più limitati in ragione di questa frammentazione, con il rischio tra poco che gli stessi diritti politici siano riconosciuti solo a una ristretta fetta di popolazione.

Le votazioni del segretario del PD sono in qualche modo un segnale a mio parere preoccupante. Ormai ad un partito non vanno neppure più a votare solo gli iscritti ma tutti quelli che la mattina si svegliao ed hanno un’euro in tasca da buttar via. Che senso ha fare il Partito Democratico allora?

Una volta venivano esclusi sole le donne e gli schiavi, ora si escludono tutti (amaramete ironica)?

Ormai le moderne tecnologie elettroniche e di telecomunicazioni tra poco potrebbero consentirci forme di democrazia diretta in qualche modo analoghe, perché allora fare il parlamento? Si vota da casa e per telefono!

Rousseau cercò di far rifiorire il concetto di democrazia degli antichi. I giacobini e poi i socialisti si fecero interpreti di questa idea. Il presupposto della democrazia liberale moderna, cioè il principio della rappresentanza, fu proposto tra i primi da John Stuart Mill ed è oggi alla base dei “regimi democratici”: la democrazia si fonderebbe sull’equilibrio di poteri, questo equilibrio facilitò l’instaurazione del parlamentarismo (in primo luogo in Inghilterra), dov’è oggi l’equilibrio dei poteri?

Le rivoluzioni - inglese, americana e francese - portarono alla definitiva affermazione della democrazia, eliminando le grandi proprietà terriere, eliminando i vincoli feudali e portando operai e contadini nei processi di governo; all’epoca per diritti di cittadinanza si è inteso, almeno fino ad oggi: i diritti civili, diritti politici e diritti sociali che sono alla base della democrazia moderna.

Essi giunsero alla loro piena affermazione nel XX secolo. La loro estensione alle classi basse della popolazione dipende infatti dall’evoluzione del concetto di Stato a quello di nazione e da quello di sudditi a quello di cittadini: tutti uguali di fronte alla legge ?

In verità oggi è sempre molto più forte l’esigenza di salvaguardare “diritti uguali per diseguali”.

Diritti civili: libertà della persona, libertà di parola, pensiero e fede, diritto alla proprietà, diritto di concludere contratti, diritto alla giustizia; affermazione tutte vecchie che la stessa storia, che oggi stiamo vivendo “nel momento presente”, sta mettendo fortemente in discussione. Pensiamo al diritto alla salute, alla giustizia giusta, ecc..

Gli stessi diritti politici: diritto a partecipare al processo politico come membro di un corpo (partito) investito di autorità politica o come un elettore dei membri di tale corpo (partito o altra formazione politica chiamatela come volete) oggi è messa in discussione. L’esempio del Partito Democratico ne è riprova e diventa solo evento mediatico.

Diritti sociali: diritto a un minimo di benessere economico e sicurezza, diritto di vivere secondo gli standard prevalenti nella società sono aspetti della vita sociale per i quali è sempre più sensazione di tutti che oggi si stanno perdendo come la stessa forbice di reddito si sta sempre più allargando.

Esistono molti più poveri e molti più ricchi, sta scomparendo il cosiddetto ceto medio oltre al clima si sta tropicalizzando anche il reddito. Se ciò fosse a beneficio di questi popoli ben venga ma non credo che sia così.

Una questione chiave per una democrazia è la presenza, all’interno di un popolo e/o nazione, di una “cultura democratica” in assenza della quale non ci sarebbe una democrazia. Quindi la domanda che ci dovremmo porre è: Oggi in Italia c’è cultura democratica?

Molti sono stati quelli che si sono posti, prima di me questo quesito ed avendo coscienza che la democrazia non è mai qualcosa di compiuto e ben definito, come si è portati a credere e non basta andare tutti a votare per il nuovo segretario del PD per rendere più democratico il nostro paese e considerato che questa democrazia è un concetto intrinsecamente contestabile, credo che sia giunto il momento che tutti liberamente ci esprimiamo per ridefinire il significato, oggi, di questa parola magica (proprio alle soglie del XXI secolo): democrazia.

A questo punto vi spiego meglio anche perché non sono andato a votare.

Se oggi vale il principio di unanimità, di dipendenza dal voto e libertà di opinione allora già esiste un dittatore e questo potrebbe essere anche il nuovo segretario del Partito Democratico: pare che abbia già chiesto a Prodi di sostituirlo?

Se poi le stesse “grandi democrazie” hanno diffuso la sensazione che le relazioni internazionali, possano essere ispirate agli ideali democratici ed alle regole della “loro ed esclusiva democrazia” per realizzare un sistema democratico globale, la cosa mi preoccupa maggiormente.

Ma ci siamo chiesti qual è il modello condiviso dai singoli popoli oggi, per poterlo espandere agli altri? Da dove partiamo dallo Stato o dai Popoli o meglio ancora dalle persone ? Basta cambiare un segretario di partito per sentirci tutti più democratici o meglio c’è già più democrazia adesso in Italia?

Se il Popolo Italiano si riconosce nello Stato che è “un’organizzazione che controlla la popolazione occupante un determinato territorio” allora bisognerebbe chiedersi, se è vero che alcune regioni stanno mettendo in discussioni diritti di cittadinanza (es. diritto alla salute) chi ha il potere di intervento oggi? Con quale autonomia? Deve tornare ad essere centralizzata ? Se pure federate le sue parti componenti sono formalmente coordinate le une con le altre e da chi e con quali poteri? ma questo popolo ha dignità per essere rappresentato non dalle caste ma da una rappresentaza politica vera ?

Ecco a questo punto credo che per cambiare qualcosa non serve cambiare qualche politico o segretario di partito in Italia. Bisogna vivere un nuovo risorgimento ed un nuovo umanesimo, prendendo più consapevolezza delle cose che stano avvenendo.

La cosa è molto più complessa. Al momento non vedo ancora segnali positivi per dare risposte a questi interrogativi della società attuale, pur avendo coscienza che è già in moto un cambio del paradigma che a breve interessera la scienza, le arti e la società intera. Non credo neppure che servi manifestare se gli obiettivi di carattere generale non sono chiari e si marcia solo per un particolare (qualisiasi esso sia) interesse.

Non esprimo giudizi per le persone che sono andate a votare perché una parte di loro credo che siano in buona fede e con questo vi dichiaro perché io non sono andato a votare: non considero democratiche queste elezioni, anzi le considero pericolose per la democrazia stessa.

Cosa fare? A questo punto la cosa che vi propongo è un cerchio (maieutico). Perchè non proviamo tutti insieme a dare un nuovo significato a questa parola cosi magica:

"DEMOCRAZIA"

Enzo (me medesimo) : personalmente credo che la democrazia del XXI secolo debba e possa realizzarsi in un popolo quando lo stesso riesce ad unificare: dolore, paure e amori. Se li tratta separatamente ogni bisogno non sarà soddisfatto appieno e quindi ci sarà conflitto e discriminazione, quindi reazione e quindi dittatura. Credo che è quello che stia capitando alla nostra democrazia che per questo non lo è più. Quindi per me la definizione di democrazia è:

"la democrazia è la capacità di un popolo di unificarsi nei dolori; nelle paure e negli amori"

Raccomandazione finale: A questo punto avviamo il processo maieutico. Al di la di quello che ognuno di voi potrà dire – dovremmo tentare non di fare un trattato di democrazia ma cercare solo di ridefinire sinteticamente il concetto o se volete il principio di carattere generale nel quale ci possiamo riconoscere tutti. Essere concisi (da che pulpito viene la predica) in questo caso serve, perchè è solo alla fine del processo, che dovremmo ridefinire in sintesi una nuova definizioni, che sia la più condivisa possibile (es. come la mia proposta) tra i partecipanti il cerchio. A quel punto avremmo condiviso e riscritto un nostro valore condiviso sul quale, solo successivamente, aprire se volete una più ampia discussione per strutturare in maniera più articolata il principio base condiviso).

Anche questo sito a breve dovrebbe ospitare questa proposta di discussione:

www.unasinistrauna.com


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