1922... mi ricorda qualcosa

Ma in che anno siamo?

di Redazione PuntoG - mercoledì 15 aprile 2020 - 3036 letture

Eh sì, in quell’anno il sindaco del mio paese organizzò l’ammasso della farina alla Badia per distribuire la farina ai braccianti che avevano fame e la disoccupazione era alta, e i padroni dei feudi non volevano far fare i lavori in campagna perché avevano paura dei "rossi".

Il sindaco proclamò la Repubblica dei Soviet. Cercarono di fermarlo, la polizia lo denunciò con l’accusa di aver ammassato armi ed esplosivi. Da Palermo dove s’era salvata per miracolo durante una sommossa ai cantieri navali, venne la compagna Maria Giudice che fece un discorso davanti alla badia. C’erano migliaia di operaie e di braccianti. Spararono sulla folla quando il corteo giunse nella piazza principale: 4 persone furono ammazzate. Intervenne la polizia, e arrestò Maria Giudice e i socialisti.

Maria Giudice finì in galera. Poco dopo ci fu la marcia su Roma e il re decide di sopprimere le libertà democratiche in Italia, e affidò a Mussolini il governo (Mussolini in quel momento era in una villa lombarda, a pochi chilometri dal confino svizzero, assieme a Margherita Sarfatti che lo aveva introdotto nei salotti buoni della finanza lombarda; il fratello di Mussolini, Arnaldo, si occupava dei soldi che provenivano dai petrolieri americani: qualche mese dopo Matteotti che denunciò il fatto fu ammazzato).

A Messina fortunatamente qualcuno ha preso spunto dalla Storia, perché è dalla Storia che veniamo tutti... la Storia siamo noi (minc... questa forse l’avevano già detta). Droni, carri armati, servizi segreti di condominio antigrigliata. Un saggio ritorno nostalgico a chi le leggi le faceva rispettare, così tanto da coniarne una al giorno. Che dico, una al giorno? Due, tre, quattro... E i traghetti arrivavano in orario.

"Finalmente! Cos’era questa cosa dei fuochi incontrollati, a bruciare legna carbone e altri inquinanti; tutti ammassati, tutti a sbaciucchiarsi come checche ingorde? Un po’ di virile disciplina, di retto cibo, di sana ginnastica individuale. È finita l’era della promiscuità, tutti con due piedi in una scarpa. Questa quarantena dovrebbe durare altri cinquant’anni. Solo così potremo riforgiare questo popolo di infingardi e satolli". - Parole di speranza e di rilancio dell’individualità del popolo siculo di fronte ad una nuova prova di coraggio e di aberrazione del pericolo.

"Combattenti di terra, di mare e dell’aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni islamiche! Uomini e donne del Regno delle Due Sicilie! Ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata ai cittadini irrispettosi e comodisti. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo siciliano". - C’è da sentirsi orgogliosi a riascoltare simili incoraggiamenti alla lotta.

"Messinesi! Siciliani!

In una memorabile adunata, quella di Messina, io dissi che, secondo le leggi della morale nuova, quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo".

Ca...te...no... Ca...te...no... Ca...te...no...!

Già, ma in che anno siamo?


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