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Il Museo degli Antichi Mestieri a Zafferana Etnea

I ricordi di un mondo umile e spesso dimenticato, attraverso gli oggetti raccattati in giro da Orazio Messina, ideatore e guida del museo.

di Piero Buscemi - martedì 31 ottobre 2017 - 6217 letture

La vita di ogni singolo essere umano è un libro che meriterebbe di essere pubblicato. Le esperienze, le gioie, i pianti, le nostalgie racchiudono il nostro passaggio su questa terra, non obbligatoriamente destinato a lasciare la pretenziosa striscia indelebile che fa, di un rimpianto, un’arroganza.

Orazio Messina, un giullare d’altri tempi, ideatore e guida spirituale d’eccellenza, baffetti da spot pubblicitario di una nota birra nazionale, sorriso contagioso e quella giusta arte oratoria abbinata ad un gestualità teatrale che denota una passione, difficile da arginare del tutto.

Ti accoglie come un anziano maestro alla Collodi accoglierebbe discoli ma amorevoli seguaci del sapere di un’immortale favola da riscoprire e riproporre ogni qualvolta un eccessivo e vuoto progresso corrode la nostra adrenalina di umanità in volo verso un futuro che, sempre di più, ci appare un inganno del destino al quale non potersi sottrarre.

Occorre una buona dose di umiltà ed una inappagata voglia di conoscenza da strappare ai decenni del passato e a chi, con competenza ed abbandono mistico, sazierà con didascalie e aneddoti che solo chi ha vissuto di persona, potrà decantare con simile enfasi. Orazio Messina si è preso questa incombenza al Museo degli Antichi Mestieri, ospitato nel palazzetto liberty del Parco Comunale di Zafferana Etnea.

Una tappa obbligata per i visitatori di questa storica cittadina adagiata ai piedi dell’Etna, invasa come non mai in questo periodo da turisti di tutta la Sicilia e d’Italia, sciolti ed abbagliati dalle bancarelle espositive della nuova edizione dell’Ottombrata.

Quanto costa la felicità? Venti lire soltanto - prendiamo ancora una volta a prestito i versi di una canzone di Edoardo Bennato. Attualizziamo quelle venti lire nei due euro che occorrono per comprare il biglietto ed entrare nel Teatro di Mangiafuoco, dove Orazio Messina interpreta il direttore e i visitatori i burattini a bocca aperta, davanti alle migliaia di suppellettili racchiuse in otto stanze magiche, ognuna dedicata ad una scena di vita che, con fatica, si riesce a discostare da una veste autobiografica del protagonista.

C’è l’imbarazzo della scelta dove smarrirsi in queste trappole dei ricordi che, sapientemente, il nostro Virgilio ha saputo collocare negli angoli, sulle pareti, nelle ricostruzioni di ambienti dove provare a riscoprire ciò che siamo stati e, specialmente, con rammarico ciò che non saremo più. Orazio Messina ha capito a sue spese, non solo metaforicamente, che occorre rifondare la banca della memoria che il mondo digitale sta cancellando per sempre. Ognuno di noi, nel nostro piccolo bagaglio di esperienze, ha il dovere, prima ancora del diritto, di preservare alle future generazioni quel confronto generazionale che, oggi, ci sta facendo smarrire il senso del sacrificio e del valore della conquista di un desiderio.

Si, perché il sogno ha da sempre accompagnato la vita di chiunque e di qualsiasi generazione. La ruota dell’esistenza che gira senza apparente controllo, ripercorre e ripropone le stesse sensazioni, gli stessi timori e le stesse utopie di sempre, sia che passino attraverso uno schermo digitale o ad un giocattolo a molla d’altri tempi.

La bottega del calzolaio, le immagini dello Sciuscià di De Sica memoria, la fucina del fabbro, ’a chianozza del falegname, la bilancia e il quaderno nero delle credenze delle antiche putìe, il vasetto della brillantina o la crema da barba del salone del barbiere, la nera macchina da cucire della sartoria, la pagella Balilla della scquola ed anche una naca, dalla quale vorremmo ricadere per provare a fermare il tempo della nostra infanzia.

Ci si può trovare questo e tanto ancora al Museo degli Antichi Mestieri di Zafferana Etnea. Un consiglio didattico per ogni scuola siciliana, dove riallacciare un contatto tra un tamburo di latta del passato ed un videogioco, ambiziosa disciplina olimpica del futuro.

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