Sei all'interno di >> :.: Culture | Cinema - Visioni |

Un altro addio nel cinema italiano: Carlo Lizzani

Un maestro “al servizio del cinema”

di Armando Lostaglio - lunedì 7 ottobre 2013 - 4433 letture

Troppi lutti hanno sconvolto il mondo della cultura e della celluloide in questi giorni: da Alberto Bevilacqua a Carlo Castellaneta, da Luciano Vincenzoni ad Alvaro Mutis, e solo la settimana scorsa Giuliano Gemma. In queste ore Carlo Lizzani, un maestro gentile del cinema italiano si è lanciato dal balcone di casa, proprio come fece tre anni fa il suo amico Mario Monicelli. Entrambi più che novantenni, dopo una lunga militanza “al servizio del cinema” come amava definirsi Lizzani.

Il regista romano lo si incontrava spesso alla Mostra del Cinema di Venezia, si intratteneva a parlare con molta generosità, lui che proprio alla Mostra di Venezia, con il suo quadriennio da direttore dal 1979 al 1982, aveva dato la svolta e lasciato quell’impronta moderna tuttora tangibile. Si intratteneva a parlare di cinema, di sogni, di vita senza mai far pesare quella sua immensa cultura di uomo totale di cinema: non solo regista ma anche critico e scrittore.

Ci incuriosiva spesso il ruolo che può avere il cinema nei cambiamenti umani, sociali e contemporanei,lui ultimo “neorealista”: il maestro sosteneva che si era molto servito del cinema per conoscere più a fondo il paese, la storia, e soprattutto il Novecento di cui è stato di certo un protagonista, fin da quando, da partigiano partecipò alla Resistenza nella Capitale. La sua militanza nel Partito comunista, con lo sguardo sempre rivolto agli umili, a storie talvolta violente, e poi la guerra che ha lasciato un solco fino al suo ultimo lungometraggio, “Hotel Meina”.

Abbiamo assistito alla prima insieme a Venezia, in una Sala grande stracolma (fuori concorso) nel 2007, e che uscì in occasione della Giornata della Memoria nel gennaio successivo. Nel cast del film anche Marta Bifano, legata alle nostre esperienze lucane per il cinema. Fondamentali opere di Lizzani restano il suo primo documentario “Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato” (del 1950) e il primo lungometraggio l’anno dopo “Achtung! Banditi!”

Tra i film fondamentali vanno ricordati: Cronache di poveri amanti (1954), Il gobbo (1960)Il processo di Verona (1963), Banditi a Milano (1968), Crazy Joe (1973), Mussolini ultimo atto (1974), Storie di vita e malavita (1975), Fontamara (1977), La casa del tappeto giallo (1983), Mamma Ebe (1985), Caro Gorbaciov (1988), Cattiva (1991), Celluloide (1995), oltre agli sceneggiati televisivi Nucleo Zero (1984), Un’isola (1986) e La trappola (1989).

Cinema, critica, letteratura, televisione, profonda ricerca ed impegno civile: un uomo munifico e vivace. Peccato sia finito.


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -