Ultimo tango a Urbino

C’era una volta un posto. Non comincio né con principesse né con draghi. Perché Urbino anche se può accogliere i Pinocchi non è comunque un paese da favola. Ora questo posto non c’è più. Ha chiuso. Era un pub...

di Stefania Carboni - mercoledì 10 giugno 2009 - 2222 letture

C’era una volta un posto. Non comincio né con principesse né con draghi. Perché Urbino anche se può accogliere i Pinocchi non è comunque un paese da favola. Ora questo posto non c’è più. Ha chiuso. Era un pub, il pub che faceva, nonostante i prezzi modesti, tra i migliori incassi del giovedì urbinate. Era un pub dove potevi trovare chiunque, tacchetti e non, era un posto che riuniva tutti.

Si presentavano riviste, si organizzavano serate a tema, si suonava, si ballava reggae, si spezzava dai libri per trovarsi lì, e sorridere un po’ prima della buonanotte. Ma un giorno, qualcuno ha chiamato, si cantava troppo, si ballava troppo. Non si dormiva più. Chiunque ora mi sta leggendo ci avrà messo almeno una volta piede. E forse non si sarà neanche trovato male. Arrivò un primo richiamo, a cui seguì un secondo e, col terzo, la revoca della licenza. Nel frattempo i controlli della polizia sono a tappeto dentro e fuori il locale.

Nel frattempo un giornale della zona parla di vicoli selvaggi pieni di condom a terra, ignorando che in realtà erano gadget dati in una serata per la prevenzione contro l’Aids e ahimè non usati, ma gettati da qualche Lucignolo un po’ troppo burlone. È vero, qualche cretino suona i campanelli, rompe un vetro, ma sono una minoranza rispetto a chi lì ha sorriso, si è preso una birra, ha conosciuto qualcuno, ha cantato e ballato un po’. Da quel momento in poi, magicamente, si notifica un ordinanza comunale copiata da una regionale (e perciò impossibile da abrogare tramite referendum) del Gennaio 2007.

La si notifica ora ai pub che hanno ricevuto segnalazioni nella stesso periodo (o nella stessa notte) anche se a cinque vie di distanza. Attenzione, non tutti i locali passano guai. Intanto i dj non possono suonare, si può fare solo “piccolo intrattenimento”, non si può entrare in più di cento, non si può ballare. Non hai la licenza, non sei nel piano, non sei a norma. L’M2M chiude. Il problema è che non si riescono a conciliare normative con le esigenze culturali di una città universitaria, colpendo l’economia della città stessa.

È calata un’altra saracinesca. Quale sarà la prossima?


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