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S’è fatta ora

Nelle pagine del libro di Antonio Pascale non rintracciamo né l’uscita dalla vita né cambi di prospettiva; non ci sono fughe dalle responsabilità (anzi) e nemmeno “questioni” che ammuffiscono sotto il tappeto.

di Simone Olla - giovedì 15 febbraio 2007 - 8732 letture

Autore: Antonio Pascale Titolo: S’è fatta ora Edizioni: Minimum fax, Roma 2006 Pagine: 126

Per scegliere bisogna fermarsi, no? Mica si può scegliere vivendo, bisogna in qualche modo estraniarsi, uscire dall’obiettivo. Di solito capita di cambiare angolazione per così vedere meglio, oppure superare la scelta, correre talmente veloce da sorpassarla, e quando è dietro non ci si pensa più. A volte la teniamo nascosta sotto il tappeto, e lei si ingrossa -la scelta- e diventa ingombrante e dobbiamo per forza decidere, deciderci.

Nelle pagine del libro di Antonio Pascale non rintracciamo né l’uscita dalla vita né cambi di prospettiva; non ci sono fughe dalle responsabilità (anzi) e nemmeno “questioni” che ammuffiscono sotto il tappeto. Vincenzo Postiglione sceglie vivendo, mentre tutto si srotola e cambia significato, mentre si diventa grandi e bisogna andare perché s’é fatta ora.

Già, bisogna andare, s’è fatta ora. Già. E poi magari tornare, sempre perché s’è fatta ora. Andare e tornare, come un elastico, o come Tiramolla che insegna a flettere il corpo per allontanarsi dal dolore. Il romanzo è un continuo andare e tornare, battere e levare, prendere e lasciare.

Si parte. Il rombo del motore sale. Al volante c’è Vincenzo Postiglione, mentre al suo fianco non può che esserci Antonio Pascale. Si parte quindi. Ma dove si va? Facciamo un bilancio, andiamo a ripercorrere ciò che è stato.

Pascale infatti sfoglia l’album della sua vita e con le mani del Sud ci porta dentro e fuori il suo Sud; ci accompagna sotto la pioggia dell’infanzia e poi fra le strade sterrate del primo lavoro di agrario; la polvere di quelle strade si attacca sui denti, è polvere che Pascale ama nonostante sia sporca e inquini l’aria. Comunque la polvere rimane dietro, sopra i campi che nessuno più degna d’attenzione.

La macchina va, ci sono seduti Postiglione e Pascale; continua il suo viaggio incrociando la morte e la sua miglioria, l’amore, i figli, i padri, le poesie, la scienza e le belle donne. Ah, le belle donne, quelle ti obbligano sempre a fermare la macchina quando attraversano la strada, e pensi sempre come sarà andarci a letto o viverci una vita.

Poi riparti. Ed è come sfogliare un album.

Rivivere.

Fonte: www.opifice.it


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