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Limina, un paese dove la storia è nascosta

Almeno mille anni di storia, occultata da misticismo e una voglia eccessiva di sentirsi moderni

di Piero Buscemi - mercoledì 22 marzo 2023 - 2750 letture

Non lo si crederebbe, che questo paesino della Val d’Agrò, arrampicato a 552 metri sul livello del mare, possa vantare almeno mille anni di storia. Non lo si crederebbe se ci soffermiamo poco dopo l’ingresso in paese, accanto alla fontana dedicata a San Filippo d’Agira, una rivisitazione "robotica" del mito del santo che combatte contro i diavoli.

Non lo si direbbe se percorriamo la strada principale del paese, osservando le case, le poche che hanno mantenuto un accenno di antico grazie a restauri più o meno fedeli all’architettura originale. Eppure, storicamente i primi insediamenti abitativi risalgono all’anno 1000. A ritroso nel tempo, i luoghi intorno a Limina furono scenari della Prima Guerra Punica.

A Limina non ci si va per un motivo prettamente turistico, come potrebbe essere per altre località non troppo distanti, quali Savoca o Forza d’Agrò, delle quali ci siamo occupati sulle nostre pagine (Passeggiata a Savoca, 20 maggio 2020), (Forza d’Agrò, il crollo della bellezza), spesso il motivo è di natura mistica, attraverso il culto e le ricorrenze religiose dei suoi santi.

Un altro motivo da non sottovalutare, per farsi un giro da queste parti, è la relativa tranquillità che il luogo offre in termini di inquinamento acustico e di stress da ritmi frenetici. Farsi una passeggiata domenicale, come quella che abbiamo fatto noi, comporta arrampicarsi sulla SP12, in auto o in moto, ma anche in bicicletta come qualche ciclista incontrato nel percorso ci ha dimostrato. Si percorrono 16 km tra tornanti e curve a gomito, duranti i quali occorre prestare particolare attenzione ai mezzi che sopraggiungono dalla corsia in discesa, spesso guidati da autisti con la sindrome da "Kalle Rovanperä", tanto per citare il giovane campione mondiale rally, a metafora dello stile di guida dei nostri incrociatori.

Di Limina avevamo fatto cenno anche durante la nostra salita al Monte Kalfa del 22 maggio 2022, posizionato sopra l’abitato dopo aver superato il piccolo centro di Roccafiorita (vedi GiroMotoSicilia - Alla scoperta del Monte Kalfa). Questa volta la nostra meta è stata proprio Limina. Appena giunti in paese, oltre la già citata fontana all’ingresso, lo sguardo viene attirato immediatamente da quelle che definiremmo "oltraggi alla Storia". Le abituali costruzioni in stile moderno, testimoniate in tante località italiane, contrastano con l’aria di antico e di mistico che si vorrebbe solo assaporare.

Il corso principale, Corso Umberto, di fatto è una zona pedonale che conduce fino alla Chiesa di San Filippo, un santo che si divide la notorietà e la devozione dei cittadini con San Sebastiano (patrono). Qualche bar, la farmacia, qualche negozio di alimentari. Il resto è una passeggiata nel silenzio assoluto, qualche gatto che si nasconde al rumore dei nostri passi, il parcheggio forzato su stradine convergenti, dalle pendenze così irte che neanche a piedi ci si arrischierebbe ad affrontare.

È presente anche un centro storico, costituito più che altro da qualche casa abbandonata, invasa dalla macchia mediterranea e con un cartello bene in vista che menziona un recupero le cui notizie siamo riusciti a recuperare a 5 anni fa, quando l’Assessorato regionale delle Infrastrutture e della Mobilità firmò il decreto per i lavori di “Recupero e ristrutturazione del centro storico da adibire a struttura strategica a servizio della protezione civile”, stanziando una spesa di 352mila 957 euro per lavori e 194mila 294 per somme a disposizione.

A fine del 2020, mentre eravamo in piena aria di Covid, furono stanziali altri 709 mila euro per il recupero del quartiere Annunziata, interessato più volte da dissesto idrogeologico. Non siamo qui certo per fare i conti in tasca all’amministrazione o all’assessorato regionale, ma abbiamo scattato qualche foto per rendere partecipi i nostri lettori sulla situazione attuale.

A farci distrarre e dedicare ad altre argomentazioni meno burocratiche ed economiche, ci è venuto incontro il menù casereccio proposto da un noto ristorante del paese, che merita senz’altro di essere menzionato. Ci riferiamo a U Lantirnaru, gestito dalla signora Eleonora, splendida padrona di casa che, con esperienza e passione, riesce a regalare ai suoi commensali la tradizione culinaria e i sapori di una cucina radicata nel territorio e "rubata" dai segreti delle massaie di un secolo fa.

Non vogliamo monopolizzare la valida motivazione della nostra visita a Limina solo per ragioni di "panza", né giustificare il suggerimento ai nostri lettori di non lasciarsi scappare l’occasione per sentirsi, più che ospiti, parenti di passaggio della signora Eleonora, considerato che le chiese e qualche casa restaurata a dovere gratificano la vista, non tralasciando il magnifico panorama che, volgendo lo sguardo nella vallata, in occasione del tramonto o di giornate particolarmente terse, ci offre la vista del mare e sullo sfondo la Calabria. Rivolgendo invece l’attenzione verso sud, è possibile ammirare l’Etna, spesso con il suo eterno pennacchio in bella mostra.

Rimandiamo pertanto a una futura visita, speriamo prossima e non troppo lontana nel tempo, per verificare l’avanzamento dei lavori di restauro del centro storico. Chiudiamo con una curiosità: proprio una delle viuzze del centro storico è dedicata a Domenico Cirillo, napoletano di Grumo Nevano, dove nacque il 10 aprile 1739, che fu patologo, entomologo, botanico, museologo italiano, patriota e uno dei promotori della Repubblica Napoletana del 1799. Chissà che da una delle sue più celebri frasi, che riportiamo, "l’arte salutare deve esercitarsi a sollievo della misera umanità e non come strumento per procacciarsi ricchezze", non possa essere da sprono ed emulo per la martoriata sanità italiana, altro restauro in attesa di...

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Casa abbandonata
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Casolare centro storico
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Panorama
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Portone restaurato
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Sala de U Lanternaru
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Via del centro storico


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