Passeggiata a Savoca

Una breve visita ad una delle più caratteristiche località del messinese jonico
Non c’è miglior cosa che dotarsi di zaino in spalla, abbigliamento comodo e tipicamente estivo, viste le temperature registrate in questi giorni, e indirizzarsi verso una delle località più caratteristiche e piene di storia del messinese collinare sul lato dello Jonio. Rigidamente a piedi ovviamente.
Da diversi giorni un incalzante vento di scirocco ha battuto la Sicilia con tale costanza che a Palermo e sulla costa settentrionale si sono registrate punte di 40 gradi, preannunciando un arrivo prematuro dell’estate e lasciando diverse perplessità sulla stagione estiva che andrà a caratterizzarsi nei prossimi mesi. Tra le varie scelte possibili per dedicare una calda mattinata di maggio alla riscoperta dei luoghi lasciati nella solitudine a causa dell’emergenza Covid, abbiamo scelto di raggiungere Savoca. Più volte citata anche sulle nostre pagine, è il paese per eccellenza ricordato per la saga del Padrino di Francis Ford Coppola, che negli anni ’70 lo portò alla conoscenza internazionale grazie alle sequenze del film, tra tutte quella davanti al Bar Vitelli posizionato in una piazzetta del centro e che è ormai conosciuto in tutto il mondo.
Dalla zona di mare, esattamente dal lungomare di Santa Teresa di Riva, la passeggiata a piedi fino a Savoca è di circa 4 chilometri. Un percorso con pochissimi falsipiani, ma caratterizzato da una costante salita tra tornanti e curve ad esse che impegnano fino all’arrivo in paese. Certo, si può anche optare per una camminata più rilassante e concedersi varie pause durante il tragitto, approfittando per ristorarsi con i frutti di stagione che si incontrano durante il cammino. Volendo invece percorrere il tragitto senza soste, con un’andatura normare ma rientrante in un’abitudine leggermente fuori della norma a camminare, si può raggiungere Savoca in circa un’ora.
La scarsità di circolazione di auto che, sicuramente, essendo domenica il giorno da noi scelto per la gita, erano più presenti sulla litoranea marina, ha permesso di respirare un’aria frizzante e pulita, già impreziosita dalle settimane di chiusura in casa dei locali. Un particolare che ci ha consentito di inalare l’aria di campagna arricchita degli odori tipici della stagione. Il paese è posizionato a 330 metri sopra il livello del mare e ha la caratteristica di avere un’urbanistica a forma approssimativa di una piccola falce incastonata sulla collina.
Salendo il percorso della SP 19, da diversi punti della strada guardando verso la collina che ospita il paese appare subito alla vista la sagoma della Chiesa di San Nicolò. Appare come l’estremità di questa ipotetica falce che guarda lo Jonio con la maestosità che la storia esterna attraverso i suoi palazzi e le sue chiese. Durante il tragitto, il paese gioca a nascondino scomparendo dalla vista tra un tornante e l’altro. L’ultima curva verso destra, dopo aver lasciato l’opera dell’artista Nino Ucchino dedicata all’asino parlante (basta una moneta di un euro per invogliarlo a fare) e che reca alla base la massima di José Saramago «Dopo tanti monumenti a certi uomini che sono stati "asini" un monumento all’asino che è stato un vero "uomo"», ci porta nella piazza Fossia che ospita il Bar Vitelli (chi volesse approfondire può leggere l’articolo "La granita di limone" pubblicato sulle nostre pagine il 19 agosto 2009), dalla quale si può proseguire nel cuore del paese raggiungendo la Porta della Città del XII secolo.
A quel punto ci si può sbizzarrire tra il Castello di Pantefur, la Casa medioevale del XV secolo con la sua caratteristica finestra bifora, il convento dei Cappuccini e la cripta del XVII secolo, l’antico carcere del XIV secolo e tra quelle ancora conservate ed altre ridotte in ruderi, un totale di 17 chiese che attraversano almeno cinque secoli della storia di Savoca. Ma lasciamo ai lettori la libertà di addentrarsi nelle viuzze e le scarpinate del paese per scoprire da soli le meraviglie architettoniche ospitate.
Considerato il periodo di primavera avanzata e un clima ormai da diverse settimane standardizzato alle medie stagionali, ci ha fatto davvero impressione incrociare un numero molto limitato di persone. Qualche ciclista della domenica, qualche altro passeggiatore solitario. Una coppia seduta al Bar Vitelli a godersi l’ombra sotto le foglie dei ficus ad emulare Al Pacino nel già citato film di Coppola.
In attesa che il paese si ravvivi con una presenza più consona alle bellezze offerte, magari non proprio invasione, tanto per farci godere l’atmosfera magica di una località che, se da un lato occorre constatare qualche sgradevole infiltrazione moderna, è riuscita a mantenere molti scorci di assoluto fascino e tradizione che non meritano di essere dimenticati, offriamo qualche immagine in bianco e nero che auspichiamo i turisti di questa imminente estate sapranno colorare.
- Veduta panoramica
- Chiesa di San Nicolò
- Ingresso del paese
- Scultura di Nino Ucchino
- Casalvecchio Siculo visto da Savoca
- Casolare con vista su Casalvecchio Siculo
- Veduta dalla piazzetta del Bar Vitelli
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