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Isola delle Femmine, convegno sull’alga tossica "Ostropsis Ovata"

Contro la ’ostropsis ovata’, l’alga tossica che ha rovinato l’estate 2006, nasce una task force tra Bagheria e Isola delle Femmine

di pino ciampolillo - domenica 3 settembre 2006 - 8888 letture

Contro la ’ostropsis ovata’, l’alga tossica che ha rovinato l’estate 2006, nasce una task force tra Bagheria e Isola delle Femmine

Il pericolo dell’estate 2006 sarà fronteggiato come un’emergenza pubblica. Le notizie dei giorni scorsi hanno allarmato le autorità competenti dei comuni interessati che hanno deciso di correre ai ripari. Quindi, nei comuni di Bagheria e Isola delle Femmine, entrambi nella provincia di Palermo, è scattata l’operazione ’’alga rossa’’: le due amministrazioni hanno deciso di avviare un piano per contrastare il fenomeno della ’ostropsis ovata’ che ha invaso il litorale dei due comuni e che è comparsa anche nella costa trapanese. Qualche giorno fa, infatti, una decina di persone, che avevano fatto il bagno nel mare di San Giuliano (in territorio di Erice), avevano avvertito mal di gola, tosse e ’fame d’aria’ e si sono dovuti rivolgere al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Antonio Abate dove è stata loro ipotizzata la ’’sindrome da alga tossica’’.

Il sindaco di Bagheria, Biagio Sciortino, e il collega di Isola delle Femmine, Gaspare Portobello, hanno deciso di mettere in piedi una vera e propria task force per combattere e prevenire la presenza dell’alga tossica, che ha rovinato la stagione balneare che si avvia alla conclusione. Il ’’piano’’ partirà con una serie di incontri-studio: il primo si terrà a Isola delle Femmine e oltre ai due sindaci, hanno dato conferma della loro presenza il comandante della Capitaneria di porto Ferdinando Lavaggi, il direttore generale dell’Arpa Sergio Marino, i biologi marini Silvano Riggio e Rossella Barone dell’Università di Palermo. ’’Con questi convegni si realizzerà una sinergia e una un’interazione che mi auguro non coinvolga solo i due comuni - ha detto il sindaco di Bagheria - ma tutte le realtà che in qualche modo sono coinvolte da questo fastidioso fenomeno’’. Per il sindaco di Isola delle Femmine bisogna ’’lavorare sin da ora per comprendere l’alga tossica, ma soprattutto per prevenirla e non ritrovarcela nei nostri mari l’anno prossimo; non c’è una normativa in merito, non c’è un percorso certo, ora occorre lavorare per costruirlo e risolvere questo problema’’.

[La Sicilia]

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ALGHE TOSSICHE Un uomo di 60 anni è il primo ricoverato a causa dell’alga tossica (“alga ostreopsis”), rivenuta nei giorni scorsi nel mare a Genova. L’uomo si è presentato al Pronto Soccorso del San Martino affermando di aver frequentato uno stabilimento balneare della zona di Genova Quinto. I sintomi erano quelli del’ intossicazione da alga con disturbi gastroenterici, artomialgia e stanchezza: è stato sottoposto a terapia. Nel frattempo, molti cartelli con il divieto di balneazione sono sorti sul litorale genovese.Nel Lazio, dopo un primo allarme scattato a Fiumicino, anche a Fregene è stato imposto il divieto di balneazione per la presenza di alcune alghe tossiche. Gli esami dell’Istituto Zooprofilattico hanno individuato le alghe nelle acque di Fregene e Maccarese (a nord di Roma) e la Regione Lazio ha quindi invitato il sindaco di Fiumicino a emanare il provvedimento, in attesa di accertare il grado di tossicità dei campioni.Sicuramente provocano dermatiti (come segnalato da alcuni bagnanti nei giorni scorsi) ma - è stato fatto notare dai tecnici ambientali della Regione - non viene esclusa l’ipotesi di possibili stati di intossicazione in caso di qualche «sorsata» di troppo di acqua marina. A dimostrazione del fatto che la globalizzazione economica, lo sfruttamento intensivo delle risorse del pianeta e le schermaglie politiche intorno al protocollo di Kyoto non sono argomenti astratti e lontani, ma problemi concreti che hanno effetti tangibili nella nostra vita quotidiana.Un gran numero di bagnanti sono stati ricoverati per controlli medici dopo aver accusato malori in spiaggia, nella zona di mare antistante la zona di levante della città di Genova, oggetto immediato di un’ordinanza di divieto della balneazione che ha interessato le spiagge comprese nel tratto di mare tra Punta Vagno e Bogliasco per un periodo di almeno tre giorni. All’ospedale Galliera, tutte le persone visitate hanno riferito sintomi identici: difficoltà respiratorie e dolori addominali. Analisi cliniche hanno rivelato un elevato numero di globuli bianchi.“I sintomi restano per tutti gli stessi”, ha dichiarato alla stampa Giacomo Zappa, medico del pronto soccorso del Galliera, “leucocitosi con sintomi accessori quali secrezione della mucosa, dispnea, congiuntivite. Voglio sottolineare che non sono sintomi imponenti, gravi o preoccupanti e vengono tutti trattati con una terapia adeguata di aerosol addizionato a glucocorticoidi”. L’ARPAL (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Liguria) ha analizzato le acque delle spiagge dove si è verificata la strana epidemia: i campionamenti effettuati nella mattinata del 18 luglio a Quinto Bagnara, alla spiaggia del Bai di Quarto e ai Bagni San Nazaro hanno evidenziato la massiccia presenza di un’alga unicellulare tropicale, la “Ostreopsis Ovata”. Si tratta di una fioritura particolarmente abbondante che può verificarsi in presenza di condizioni favorevoli e si esaurisce in pochi giorni, secondo l’ARPAL.“Ostreopsis”, si legge in una nota ARPAL, “è una specie di origine tropicale già osservata in numerose occasioni in tutto il Mediterraneo. Recentemente si sono verificati analoghi casi in varie regioni italiane e ARPAL sta studiando già da diversi anni il fenomeno. L’effetto più comune sull’uomo è dovuto all’inalazione dell’aerosol che si forma in presenza di concentrazioni particolarmente elevate e per azione del moto ondoso: i sintomi sono principalmente a carico dell’apparato respiratorio”.“Ostreopsis”, si legge in una nota ARPAL, “è una specie di origine tropicale già osservata in numerose occasioni in tutto il Mediterraneo. Recentemente si sono verificati analoghi casi in varie regioni italiane e ARPAL sta studiando già da diversi anni il fenomeno. L’effetto più comune sull’uomo è dovuto all’inalazione dell’aerosol che si forma in presenza di concentrazioni particolarmente elevate e per azione del moto ondoso: i sintomi sono principalmente a carico dell’apparato respiratorio”.Appartenente alla famiglia delle Dinoficee, l’Ostreopsis Ovata vive a temperature elevate e in presenza di abbondante luce: per questa ragione si sviluppa soprattutto sotto costa nei primi metri d’acqua dalla riva. Vive sul fondale al di sopra di altre alghe: è perciò bentonica ed epifita. Si nutre di sali di azoto e fosforo: proprio l’eccessiva concentrazione di questi elementi (per lo più legata agli scarichi delle acque di fogna mal depurati), è una condizione necessaria per i cosiddetti “bloom algali”, le fioriture come quella di Genova.Laura Forni, biologa marina, avverte: “Si tratta di episodi che diventeranno sempre più frequenti. Il problema è globale, legato ai mutamenti climatici causati dal surriscaldamento del pianeta dovuto all’effetto-serra e al buco nello strato di ozono. I nostri mari si stanno ‘tropicalizzando’, e, purtroppo, le specie marine tropicali, adattate a condizioni più estreme, possiedono spesso tossine, neurologiche o cardiologiche, più o meno pericolose. Alcune di queste tossine, tra l’altro, potrebbero entrare nella catena alimentare come è già successo per le sostanze tossiche prodotte dall’uomo e scaricate in mare, ad esempio i metalli pesanti. Si tratta di un fenomeno naturale, quindi, ma le radici dei mutamenti climatici vanno comunque ricercate nei comportamenti umani a livello planetario”.Da secoli l’uomo sa che in certi periodi dell’anno i molluschi diventano tossici, che alcune specie di pesci non si possono consumare, ma la connessione tra tossicità degli animali ingeriti e le microalghe alla base della catena alimentare è nota da tempi molto più recenti. I primi congressi mondiali sull’argomento risalgono agli anni ’70 del XX secolo e da allora l’aumento di conoscenze in questo campo è stato veramente vertiginoso e ha portato ad identificare sia numerose nuove molecole tossiche che nuove specie produttrici di queste tossine. Contemporaneamente, avanzano anche gli studi di tipo ecofisiologico che tendono a conoscere quali condizioni ambientali influiscano sulla crescita delle specie implicate e sulla produzione di tossine.Il fenomeno delle alghe tossiche è spesso associato nell’opinione pubblica alle maree colorate o alle mucillagini. In realtà, molte specie possono essere pericolose già a basse concentrazioni (poche centinaia o addirittura decine di cellule/litro) e rendono particolarmente serio e “subdolo” questo tipo di rischio che non è visualizzato da nessun segnale macroscopico.Le molecole sono diverse, è quindi ovvio che diversi saranno gli organismi bersaglio e i loro effetti. Alcune tossine colpiscono gli animali con le branchie, altre colpiscono i mammiferi o gli uccelli ecc., ed i loro effetti possono essere diversissimi: dalla paralisi alla diarrea a disturbi nervosi anche molto gravi e talvolta l’esito può essere mortale.Un caso particolare è rappresentato dalle tossine di quelle alghe, tra cui L’Ostreopsis Ovata, diventata famosa nell’estate 2005, che provocano sintomi quali prurito, difficoltà respiratoria e febbre di cui sono stati vittima diversi bagnanti della costa ligure. Per quanto concerne tutta la complessa alghe tossiche, ricordiamo che a Cesenatico il Centro Ricerche Marine è il Laboratorio Nazionale di Riferimento per le Biotossine marineFonte: Ecplanet http://www.spiritualsearch.it/files/index.cfm?id_rst=8&id_art=9879

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