Astensione positiva

Mentre attendiamo il parto del nuovo governo, vediamo qualche retroscena

di Adriano Todaro - mercoledì 4 settembre 2019 - 2434 letture

Cari lettori, eccomi qua. Ritorno da voi dopo un periodo alquanto tribolato. Come avevo scritto nel mio ultimo pezzo prima delle ferie, andavo a fare una prova da Calenda per la formazione di un nuovo quotidiano che il cervello più sottile dell’universo voleva lanciare. C’era già il nome della testata (Il quotidiano dei cigni), c’era la sede, prestigiosa, a Roma, c’erano i soldi. Insomma già mi vedevo, quanto meno, caporedattore all’interno. E, invece, zac, per colpa di quel pirla di Salvini è caduto il governo e sono cadute, così, anche le mie aspettative di almeno una poltroncina.

Inoltre sono stato informato che sia Carluccio che i cigni lasciano il Pd. Non hanno rinnovato la tessera per protesta contro il governo con il M5S. A questa ferale notizia sembra che gli operai dell’Ilva abbiano fatto due ore di sciopero per solidarietà. Nei confronti dei cigni.

Che Paese è mai questo che quando hai un cervello funzionante (non quello dei cigni, quello di Calenda) vai a fare un governo con quei quattro sciamannati di grillini? Comunque sia, sembra proprio che un governo c’è e, quindi. orsù, facciamo festa. Ma forse, no. Boh! Vedremo.

Già il fatto che è necessario fare un governo, qualsiasi governo, pur di non dare il potere al peracottaro Salvini, è qualcosa che non mi torna. Tutto sommato, Elenuccia dai Boschi Fioriti, ha detto una cosa onesta (onesta secondo il suo metro, considerato che faceva il giro delle sette banche per salvare babbo): i grillini restano degli incapaci e degli incompetenti però ci servono. Poi ha ribadito che lei in quel governo, chiamato dai giornali Zingamaio o Mazinga, non ci entra. In realtà, nessuno ha mai chiesto questo. In quanto alla sua capacità e competenza…

In attesa di vedere come andrà a finire e come voteranno i grillini sulla piattaforma Rousseau, ci allietiamo con il toto nomine dei ministri. Il fratello di Montalbano aveva chiesto “discontinuità” e, infatti, i nomi più gettonati per fare i ministri, fra gli altri, sono i verginelli Orlando, Franceschini, Gentiloni, Guerini, l’ex sindaco di Lodi ed ex democristiano, già vice di Renzi. Magari, fra poche ore, le cose cambieranno ma intanto Orlando si è comprato una nuova giacchetta e litiga con Franceschini per il posto mentre il capogruppo Delrio tratta con i 5 stelle. È giusto che nella delegazione ci sia lui non solo perché capogruppo, ma perché, a suo tempo, aveva firmato l’accordo sul Tav fatto con la Francia. Risultato della firma: l’Italia si accolla il 57,9% delle spese mentre la Francia il 42,1. Un’aquila!

Sui programmi nessuno ha parlato di mettere in galera gli evasori, ridurre la spesa militare, ripristinare l’art. 18 e amenità del genere. Sull’art. 18, in realtà, ne ha parlato Bersani: è necessario, ha detto, ripristinarlo. Ma chi l’ha votato ‘sto art. 18? La Ditta come ha votato? Mi sa che mi sono perso una puntata. E sulle concessioni ai Benetton cosa facciamo? Revochiamo? Macché. Contrordine compagni, facciamo una “revisione”. Un modo elegante per affermare che Benetton potrà continuare a fare quello che ha sempre fatto: cioè profitti a scapito nostro.

Ci sono, però, delle cose positive in questa crisi. Intanto conosciamo personaggi che se non ci fosse stata la formazione del nuovo governo sarebbero rimasti nell’oblìo. Ad esempio Julia Unterberger, classe 1962, che fa la senatrice per il Sudtiroler Volkspartei. Cosa ha detto la bionda di Merano? Ha detto che il suo partito non voterà il Conte 2 ma farà “un’astensione positiva”. Cazzo è l’astensione positiva? È da quando Aldo Moro ha parlato di “convergenze parallele” che non ne sentivo una così bella.

E poi c’è Roberto Giachetti del Pd, candidato di Renzi contro Zingaretti. Nel suo programma c’era un solo punto: mai alleanze con i 5Stelle. Ma ora Renzi vuole l’alleanza e, quindi? Quindi, contrordine compagni. Sentite com’è bravo Giachetti a cambiare giacchetta: “Il momento è molto particolare. Ma abbiamo dimostrato una grande capacità di lettura degli eventi”. Bella questa della “lettura degli eventi”. Una volta si chiamava faccia come il culo.

Per fortuna, c’è un tocco di buonumore portato in questa grigia crisi dall’ex venditore di tappeti, l’Omino Rimbambito. Nel salone della Vetrata dopo aver avuto l’incontro con il presidente Mattarella, l’Omino verniciato di marrone fa l’elenco, con le dita della mano destra, dei punti per loro improrogabili per entrare al governo (anche qui, nessuno gliel’ha chiesto). Ad un certo punto, l’ex venditore afferma che la giustizia “ha bisogno di una riforma in senso giustizialista". Panico, facce smarrite. Per fortuna che la capogruppo Anna Maria Bernini è svelta e immediatamente lo corregge, con benevolenza, come si usa nei confronti del nonno pasticcione e rincoglionito: "No, garantista". Ah be, sì be.

Anch’io mi astengo da questo governo, ma positivamente, neh!


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