Giornalisti? Meglio fare gli idraulici

Anpi e libertà di stampa – Gedi: perdite di 103 milioni di euro – Tagli estivi per Report – Cronista bloccato in questura a Padova e altri a Venezia fuori dal Comune – Claudio Velardi ritorna a Il Riformista

di Adriano Todaro - mercoledì 17 aprile 2024 - 539 letture

CARCERE PER I GIORNALISTI? – FdI ha presentato numerosi emendamenti sul ddl sulla diffamazione in Senato. Il relatore è Gianni Berrino e il decreto prevedeva l’aumento delle multe e il carcere per i giornalisti. Infatti, si prevedeva che per la diffamazione a mezzo stampa, le multe siano aumentate da 5 a 15 mila euro. Nel caso, però, in cui il fatto determinato attribuito a qualcuno sia falso, si torna al carcere per i giornalisti. Poi ci sono state le proteste e, soprattutto, la mancata copertura fra i partiti di destra. E così Berrino ha ritirato la parte del decreto che riguardava il carcere. Per il resto si va avanti ed ecco un nuovo testo (prima firmatario un altro di FdI, Alberto Balboni). Qua c’è il punto che riguarda la rettifica che dovrà avere dimensioni e caratteristiche paritarie rispetto all’articolo a cui si riferisce (anche ora è così) e, soprattutto, la rettifica deve essere pubblicata senza nessun commento da parte del giornale. Nel 1947 era entrato in vigore la «diffusione di notizie false con il mezzo della stampa». Ora, messo da parte il carcere, resta la punizione con una multa da 50 a 120 mila euro. Ci sarà ancora qualcuno che avrà voglia di fare inchieste giornalistiche?

ANCORA CARCERE – Per i giornalisti che diffondono informazioni provenienti da accessi abusivi a sistemi informatici, sono previsti multe fino a 20 mila euro. Questa grandiosa idea è parto della mente fervida di Enrico Costa che fa parte del partito di Calenda appoggiato da Italia Viva e Fi. Ma non ha dimenticato neppure il carcere: dai sei mesi a tre anni chiunque pubblichi informazioni «conoscendone la provenienza illecita». Poi, come abbiamo già scritto, c’è la proposta di Maria Elena Boschi: reclusione da sei mesi a quattro anni per chi diffonde «il contenuto di documenti redatti attraverso la raccolta illecita di informazioni». Allora, per ricapitolare: un cronista che riporterà un’intercettazione contenuta in un’ordinanza rischierà fino a 20 mila euro di multa. Se poi si estende il segreto investigativo fino alla fine delle indagini, allora sarà anche vietato riportare il contenuto di un’ordinanza di custodia cautelare. Meglio fare gli idraulici che i giornalisti.

ANPI E LIBERTÀ DI STAMPA – A margine di un convegno sulle querele del governo Meloni verso accademici e intellettuali, il segretario dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, Gianfranco Pagliarulo, ha affermato che nel nostro Paese si è creato «un clima inquietante». Poi ha chiarito che lo slogan per celebrare quest’anno il 25 Aprile è «Viva la Repubblica antifascista». Naturalmente, ha sottolineato ironicamente, «Sono pronto a declinare le mie generalità».

TAGLI A REPORT – Come già scritto, si vogliono tagliare le repliche estive di Report che alla Rai non costano nulla e hanno un buon ritorno di introiti pubblicitari. Delle 20 repliche estive di Report, quest’anno ne verranno trasmesse solo 5. Un modo come un altro per penalizzare la trasmissione di Ranucci che tanto fastidio dà ai nostri miserelli politici.

PERDITE GEDI – Repubblica e Stampa fanno parte della Gedi (Exor-Elkann), la quale Gedi, negli ultimi tempi, ha venduto tante testate provinciali e regionali e anche l’Espresso. Malgrado ciò, nel 2023 il gruppo ha sofferto una perdita di 103 milioni di euro.

CRONISTA DEL MATTINO: 4 ORE IN QUESTURA – Un collaboratore del Mattino di Padova, Edoardo Fioretto, è stato trattenuto in Questura per quattro ore dopo che stava seguendo una possibile azione di “Ultima Generazione”. Il fatto è avvenuto il 12 aprile scorso quando il cronista si era recato a Palazzo Zabarella perché aveva saputo di un’azione che i giovani di “Ultima Generazione” volevano compiere alla mostra “Da Monet a Matisse”. Il giornalista aveva acquistato regolarmente il biglietto per entrare a visitare la mostra. Quando i giovani manifestanti sono stati portati via dalla polizia, scatta due foto. Gli agenti lo bloccano, chiedono i documenti e asseriscono che la sua Carta d’identità elettronica è falsa. Viene portato in Questura con gli ecoattivisti e trattenuto per 4 ore senza possibilità di utilizzare il cellulare per comunicare con la redazione, l’avvocato, i familiari. L’avvocata del Mattino, Orietta Baldovin, tenta di mettersi in contatto con lui ma senza risultato così come vanno a vuoto le chiamate da parte della redazione a Fioretto. È stato rilasciato attorno alle 20, senza alcun verbale di contestazione. Il sindacato dei giornalisti ha emesso un comunicato di protesta per l’abuso subìto dal giornalista, mentre il Comitato di redazione del Mattino ha sottolineato che «Trattenere un giornalista per ore in Questura, impedendogli di fare il suo lavoro è un attacco alla libertà di informazione».

A VOLTE RITORNANO – Claudio Velardi ritorna al Riformista e ci ritorna da direttore. Velardi aveva fondato il quotidiano assieme ad Antonio Polito nel 2002, oggi di proprietà dell’immobiliarista Alfredo Romeo che è anche editore della nuova Unità diretta da Piero Sansonetti. Velardi, 69 anni, è stato nel Pci, poi nel Pds e nei Ds. Non solo. È stato anche capo segreteria di Massimo D’Alema e assessore alla Cultura a Napoli in epoca di Antonio Bassolino. Ha curato le campagne elettorali di Renata Polverini e Vincenzo De Luca.

A VENEZIA GIORNALISTI BLOCCATI – I giornalisti, venerdì 12 aprile scorso, sono stati bloccati dalla Polizia locale all’ingresso del Comune. All’interno avrebbero dovuto seguire la consegna, ironica, di un premio da parte dei Comitati per la casa al sindaco di Venezia. Di fatto il sindaco ha impedito loro di poter svolgere il proprio lavoro. Secondo il comunicato emesso dal Comitato id redazione della Tgr del Veneto, gli agenti hanno dichiarato di aver avuto disposizioni di non far entrare nessuno, neppure la stampa, all’infuori della delegazione dei comitati, nemmeno dopo molteplici richieste da parte dei presenti.


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