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Il Paese dei quaquaraquà

Il generale Vannacci vende tanti libri e ora anche il morto Berlusconi. Perché io no? Il coro di quotidiani, social e Tv fanno da traino alle vendite

di Adriano Todaro - mercoledì 1 maggio 2024 - 525 letture

Secondo la Treccani quaquaraquà o quacquaraquà, voce siciliana, ma diffusa anche altrove, è un sostantivo maschile e femminile che ricorda il verso delle oche. Definire quaquaraquà una persona «si allude genericamente a chi parla troppo, quindi chiacchierone (e nel gergo della mafia, delatore), o anche a persona alla cui loquacità non corrispondono capacità affettive, e perciò scarsamente affidabile». Secondo Leonardo Sciascia «l’umanità… la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) piglianculo e i quaquaraquà». Ecco che Sciascia, in due righe scarse, rappresenta molto bene il momento che stiamo vivendo. Ecco perché ho titolato questo pezzo “L’Italia dei quaquaraquà”. Perché si parla troppo, si parla a sproposito, si alimenta – attraverso televisione e giornali – il dibattito fatuo di elementi inconsistenti, si creano personaggi che in altra epoca non sarebbero mai emersi proprio per la loro nullità.

Resto nel campo, a me più congeniale, del giornalismo e dell’editoria con qualche esempio. Inizio dal generale Roberto Vannacci che è stato candidato dalla Lega per andare al Parlamento europeo. Domenica 28 aprile, leggo sui giornali che il sunnominato coraggioso e medagliato generale vuole classi differenziate per i ragazzi disabili. Una proposta che anni fa, sarebbe stata sommersa dai fischi. E, invece, oggi no. Anzi i giornali (e le televisioni + i social) innestano un cortocircuito fatto di interviste agli “esperti” che pronunciano cazzate di tutti i tipi. Ma questa è l’ultima su questo “petto in fuori e pancia dentro”, questo irresistibile militare che è diventato noto, soprattutto, per aver scritto un’opera letteraria di ̶ diciamo così ̶ “indiscusso” valore letterario. Appena uscito “Il mondo al contrario”, lo stesso vende, di botto, la bellezza di 230 mila copie e senza nessuna casa editrice alle spalle. E le vende in un Paese, il nostro, dove la platea dei lettori è in continua discesa (dal 46,8% al 40,8%), dove il 44% di questi lettori dichiara di aver letto al massimo tre libri in 12 mesi.

Miracolo, allora? Beh, mica troppo. Non aveva importanti case editrici alle spalle, ma il generalissimo aveva tutta la stampa che parlava del suo libro e non solo uno striminzito articolo in dodicesima pagina. Sul generale e sul suo libro sono usciti centinaia di articoli, in particolare sul Corriere, Stampa e Repubblica, le tre maggiori testate nazionali. Il generale poteva anche essere antipatico e razzista ma a forza di parlare (bene o male) di lui queste testate hanno fatto da megafono e trainato il successo del libro. Com’è quella massima: «Parlate pure male di me, purché ne parliate»? Oscar Wilde è nato nel 1854 ma vedeva molto lontano. Infatti, Vannacci è comparso 11 volte nei titoli di Repubblica, 10 volte sul Corriere e 4 volte su Stampa, Foglio e Domani. Poi ci sono le citazioni all’interno dei vari articoli: Repubblica cita il generale 43 volte in tre mesi, il Corriere 40 volte e così via tutte le altre testate. Repubblica riesce a infilare il generalissimo anche all’interno dei festeggiamenti «a Viareggio per il tradizionale tuffo collettivo in mare, cui ha preso parte anche il generale Vannacci». Ottimo. E così che si vendono i libri! Ovviamente non c’è solo il militare con tante medaglie, sprezzante del pericolo e del ridicolo (ma questo lo aggiungiamo noi). Per venire ai giorni nostri, venerdì 26 aprile scorso veniamo a sapere che il libro di Paolo Del Debbio sulla vita del grande statista Silvio Berlusconi (che il Tribunale di Milano nel processo sui “diritti Mediaset” lo descrive come «delinquente naturale», con una «naturale capacità a delinquere») viene venduto con sconti da capogiro, una specie di 3x2. Senatori, deputati, amministratori e affini possono acquistare l’imperdibile opera con uno sconto del 40% (il prezzo di copertina è 18 euro) e, ogni 30 libri acquistati, uno è gratis. Antonio Tajani lo ha regalato a tutti i componenti del consiglio nazionale di Fi (200 persone) e la candidata suor Letizia Moratti lo aveva voluto sui suoi banchetti elettorali. Poi è intervenuto Maurizio Gasparri con il solito stile e l’occhietto vispo e nella chat del partito ha annunciato la presentazione, venerdì prossimo, nell’aula dei gruppi della Camera la presentazione del libro ma con un occhio rivolto al portafoglio: «Abbiamo concordato con la segreteria amministrativa del nostro movimento e con la casa editrice la possibilità di acquistare le copie del libro con uno sconto del 40%... Non solo. Per un ordine minimo di 30 copie forniremo senza ulteriori costi altre 10 copie». Risultato: da una settimana il libro di Del Debbio titolato “In nome della libertà” è al primo posto nella classifica della saggistica e fra i primissimi anche in quella generale.

Qua mi rivolgo ai dirigenti di ZeroBook, l’editrice di girodivite. Visto come si fa a vendere i libri? Io ho scritto una quindicina di libri (non tutti con ZeroBok), ma vendo con difficoltà. Come mai Vannacci e uno morto da tempo vendono molto, molto, molto… più di me? Non potreste parlare un po’ male di me sul nostro giornale?

Per ultimo, invito i lettori a trovare in questo articolo chi sono i quaquaraquà. Buona caccia.

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