Un selfie alla fine del mondo
Io la guerra non l’ho fatta
dovevo respirare e l’aria era piena
di polveri sottili e gas di scarico di auto
la mia pelle era esposta
al calore dei condizionatori
dovevo bere e le falde erano ormai compromesse
le bottiglie di plastica trasudavano
clorati e cloriti
dovevo mangiare e non c’era un solo cibo
che l’industria non aveva manipolato
e corrotto
camminavo sull’asfalto / scivolavo
sul petrolio tutte le cose che toccavo
sapevano di zolfo, di cianuro, di amianto
e anche i baci, i baci sapevano di margarina
estratta da pani di residui
della lavorazione del petrolio.
Ricordo l’estate
in cui andai al mare
e la spiaggia era piena
di spazzatura vomitata dalla nave
da crociera ferma al largo
dopo aver ingurgitato i suoi turisti
l’acqua era gialla
persino il tramonto era giallo.
Io la guerra non l’ho fatta
non sono di quelli che, dopo, poterono dire
eh prima della guerra…
io la guerra non l’ho fatta
perché noi non lo sapevamo
ma la guerra era già scoppiata
e noi l’avevamo già persa
noi eravamo nel numero
delle vittime collaterali
purtroppo si sa, qualcuno deve pur morire
qualche pezzente deve sempre sacrificarsi
per il bene dei ricchi vincitori.
Io la guerra non l’ho fatta
non ho visto le città disfarsi e il mare
ribollire - l’aria spaccarsi
non ho dovuto chiudere gli occhi
per non restare accecato.
Non ho sentito le risate
di quelli chiusi nei rifugi
e poi le loro grida di terrore
quando furono sgozzati
dalle loro stesse guardie del corpo.
Non ho visto i cani aggirarsi
tra le macerie né la luna diventare rossa
e poi scomparire nella foschia.
È stato davvero un peccato
non potersi fare un selfie
alla fine del mondo.
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