Transverberazioni / di Angelo Guida
In quella città i nomi delle vie tracciavano
un messaggio inequivocabile
Umberto Eco
Attraversiamo le città
senza riconoscere i luoghi, i nomi.
Il tempo li ha pervertiti
cancellandoli dagli sguardi dei viandanti,
una sprezzante opacità altera lo spazio
che solo l’occhio della mente
a volte muta in materia oscura.
Ci attraversano le città:
sono vortici di energia, ascensioni, visioni.
Istinti in transito anelano
al cinabro e alle permutazioni
anche se un attimo raggelante
registra la dissoluzione:
«Potere, profitto» e ancora «profitto»,
sussurra l’abisso mentre ci sottrae la carne,
nostra oscura disfatta.
Ma è la carne che ci permette di vedere e ricordare,
è la carne a recare con sé le impronte del dolore.
È la carne a invocare le epoche, il percepito e non visto
nelle strade che intersecano Rue Vieille du Temple,
intersezione di mondi.
Crea l’anima (anima animale):
è l’occhio che vede e la mano che fa,
allontana da noi il pane della vergogna
e il senso irrimediabile della perdita,
nostra incontrovertibile sconfitta.
Vedi anche: Poesia è politica (14): Nostra oscura disfatta / di Alessandra Calanchi.
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