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Sulla fragilità

Note a margine di Il materiale fragile di Alessandro Agostinelli (PeQuod 2021)

di Alessandra Calanchi - giovedì 20 ottobre 2022 - 2287 letture

Non ho mai creduto a Shakespeare (“fragilità, il tuo nome è donna”) e mi infastidiva quel “così piccola e fragile” (Drupi 1975) quando ero nel pieno di un’adolescenza guerriera. Erano gli anni 70 e avevo solo dodici anni quando era uscito il IV album (Fragile) degli Yes, ma era quella la “fragilità” con cui sono cresciuta. Musica rock. Forte. Che insieme ad Amico fragile (De Andrè 1975) mi ha accompagnata durante i traslochi – quegli scatoloni pieni di bicchieri da non capovolgere con su scritto Fragile, che bisognava trattare con delicatezza non perché vulnerabili, ma perché preziosi. Al rumore del rock si sovrapponeva la cura, un concetto destinato ai malati e agli anziani ma anche ai calici di cristallo e ai libri antichi. Diventata adulta ho conosciuto altri tipi di fragilità – degli oggetti, delle persone e delle idee – riscontrando sempre un interesse “musicale” per l’argomento – da Anima fragile (Vasco Rossi 1980) a Fragilità (Francesca Allotta 1992), da Fragile (Sting 2003) a Anche fragile (Elisa 2018), passando per Coprifuoco che si chiede “cos’è che ci rende unici e fragili […] su questo pianeta chiamato Terra” (Le luci della centrale elettrica 2017). Poco dopo aver letto il romanzo L’arte di essere fragili (Alessandro D’Avenia 2020) la mia generazione ha scoperto, con il presidente americano Joe Biden, che anche la democrazia è fragile e questo non è un bene (febbraio 2021). Intanto il covid aveva capovolto la nostra idea di sana e robusta globalizzazione, concedendo ai “lavoratori fragili” italiani il diritto al cosiddetto smart working (un termine sviante e odioso che non ha corrispondente nelle altre lingue, inglese compreso). E con le ultime elezioni, abbiamo intuito che anche i diritti civili acquisiti, perfino la Costituzione, sono materiali fragili.

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Copertina del libro di Alessandro Agostinelli, Il Materiale fragile, edito da peQuod

Questa premessa apre le mie considerazioni su una piccola e piacevolissima raccolta di poesie che appunto porta nel titolo la parola “fragile”, ma non solo – nel risvolto di copertina l’autore, nel vedere una tenda che sventola, sogna di poter “scegliere quella leggerezza / davanti ai fardelli del corpo”. La fragilità si colloca dunque, già prima che noi abbiamo iniziato a sfogliare le pagine del libro, in un punto imprecisato che possiamo forse collocare fra la leggerezza e la pesantezza, la levità dello spirito e il peso inevitabile del corpo. E questo mi ricorda una poesia di Delmore Schwartz, autore ebreo americano attivo dagli anni 30 agli anni 60 del secolo scorso, intitolata “L’orso ingombrante che sempre mi cammina accanto”, in cui il corpo è appunto il fardello di cui il poeta (l’uomo, ciascuna/o di noi) cerca invano di liberarsi.

La fragilità sembra il contrario della pesantezza ma è altro, sembra una qualità del corpo ma lo è anche del pensiero; e il “materiale fragile” sono, piuttosto, le idee, l’amore, gli addii, i ritorni … per dirla ancora con Shakespeare, o col Sam Spade del Falcone maltese, la fragilità è forse il materiale di cui sono fatti i sogni, e questo materiale allora va custodito con cura. Una poesia in particolare mi ha colpita: Si intitola “oblio”, ed è dedicata a una persona che se ne è andata: “non ti ho pensato / eppure oggi tira tanto vento […] c’è una tua maglia / sola sulla gruccia, / le ho messo addosso un cappotto / perché oggi tira tanto vento […]” Ecco, questa capacità iper-empatica di misurarsi con chi si ama, con chi magari ci ha feriti, sottende un po’ a tutte le poesie, così come si evince che il possesso è qualcosa di estraneo agli umani, per i quali vige “il totale svanente / senso del mondo / di inseguire e non possedere”.

Arricchiscono le poesie numerose citazioni (mai ostentate, ma sapientemente miscelate nei testi) dalla letteratura e cinema americani, che sono del resto le aree di studio predilette di Agostinelli (già autore di un bel saggio contenuto in AAVV, Arcobaleno noir. Genesi, diaspora e nuove cittadinanze del noir fra cinema e letteratura (Galaad 2014): ritroviamo il premio Nobel Joseph Brodsky, il poeta Allen Ginsberg, il regista Orson Welles, e tanto altro ancora per chi sarà in grado di scoprirlo. Dulcis in fundo, una bella postfazione di Salvatore Ritrovato, poeta doc (ricordiamo il suo recente La circonferenza della vita, Marco y Marcos 2022) di rara sensibilità e grande spessore culturale.


Il materiale fragile / di Alessandro Agostinelli ; con una nota critica di Salvatore Ritrovato. - PeQuod, 2021. - 85 p. - (Rive ; 13). - ISBN 978-88-60681-86-7.


C’è una tenda che sventola
alla stazione di santa maria novella.
dal treno si sente il colore del vento
il sole si adagia al panneggio
marca di luce gli angoli circonflessi
e delibera l’azione dei chiaroscuri.

si potesse soggiornare
con tanta inconsapevolezza
all’aria del giorno che manca.
si potesse scegliere quella leggerezza
davanti ai fardelli del corpo.
solo molecole al posto del pensiero che abbonda.

sciogliere l’essere umano in quella tenda
diventare cosa e più niente intorno.


L’autore

Alessandro Agostinelli ha pubblicato il romanzo “Benedetti da Parker” (Cairo RCS 2017), alcuni saggi di sociologia del cinema e le raccolte poetiche “Numeri e Parole” (Campanotto 1997), “Agosto e Temporali” (ETS 2000), “Poesie della Linea Orange” (ETS 2008) e “L’Ospite Perfetta – Sonetti italiani” (Samuele 2020). In Spagna ha pubblicato l’antologia poetica “En el rojo de Occidente” (Olifante Ediciones 2014). Suoi poemi sono stati pubblicati su riviste in Francia, Germania e Stati Uniti. Dirige la collana Poesia di ETS. Ha lavorato a Radio 24, Radio RAI, L’Espresso, Lonely Planet.



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