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Storia di una ragazza coraggiosa

Il 5 novembre 1991 Rita Atria ha 17 anni. Si presenta ai giudici per raccontare la sua storia credendo in questo modo di poter vendicare gli assassini del padre e del fratello uccisi da una faida criminale...

di Angela Allegria - giovedì 16 febbraio 2006 - 8613 letture

“ Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo ”.

Queste sono le parole di Rita, una ragazza siciliana, nata a Partanna, figlia di mafiosi, una giovane donna coraggiosa che ha avuto la forza di ribellarsi alla regola dell’omertà che regge Cosa Nostra.

Il 5 novembre 1991 Rita Atria ha 17 anni. Si presenta ai giudici per raccontare la sua storia credendo in questo modo di poter vendicare gli assassini del padre e del fratello uccisi da una faida criminale.

La sua non è una scelta facile: è la ribellione a generazioni di donne che avevano visto, avevano sentito, ma non hanno mai parlato di un mondo tanto distante e tanto diverso dalla concezione di comune di Stato, ma che per loro era la realtà.

Rita Atria varca la soglia della legalità divenendo così un’”infame”per il mondo a cui appartiene, cosciente che la sua vita cambierà, consapevole che sarà sola, lontana dalla sorella che rifiuta di incontrarla per non essere coinvolta, rifiutata dalla madre.

Quello che la spinge è un sentimento di vendetta che si trasforma in desiderio di giustizia sotto la guida di Paolo Borsellino, lo “zio Paolo” come era solito chiamarlo. Rita aveva visto il sangue di due familiari macchiare il pavimento della sua casa, aveva sofferto, aveva provato la paura che nasce dalla consapevolezza di vedere la propria vita appesa al filo dell’illegalità che governa il paese. Non ci sta, non accetta tanto.

Ai giudici fa i nomi, fornisce riscontri, denuncia, parla anche dei rapporti che sussistono fra il suo ex fidanzato e Cosa Nostra.

Avendo una conoscenza più approfondita del fenomeno mafioso, diviene collaboratore di giustizia, creando in tal modo le premesse per una più adeguata risposta istituzionale al fenomeno stesso.

Nella sua vita l’incontro con il giudice Borsellino è fondamentale: Rita si sente protetta, riesce a vedere le cose in modo diverso, ha finalmente fiducia nello Stato e nelle istituzioni.

Solo con lui Rita riesce ad andare avanti nella ricerca della verità, a non fermarsi innanzi a nessuno. Viene trasferita a Roma sotto falso nome. Vive lì con la cognata Piera Aiello, anche lei collaboratore di giustizia,. E’ costretta a cambiare dimora continuamente, a vivere un’identità che muta sempre, che non è la sua. Raccoglie i suoi pensieri su di un diario, un regalo dello “Zio Paolo”, diario che è il suo testamento spirituale. Il 19 luglio 1992 l’attentato di Via D’Amelio.

Il dolore è troppo forte, Rita stavolta non ce la fa e una settimana dopo questo tragico evento si toglie la vita. Il suo esempio non è stato dimenticato. In Sicilia esistono dei comitati di lotta alla Mafia intitolati a lei, sono stati fatti film e rappresentazioni teatrali in nome di quella ragazza pentita che tuttavia non aveva nulla di cui pentirsi, ma che ha dato un esempio forte alla società civile, sottolineato anche dalla sua giovane età.


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Storia di una ragazza coraggiosa
15 marzo 2009, di : Erika

Io sono Erika ho 14 anni ho sentito parlare di Rita Atria solo l’altro giorno.Devo dire che il suo è stato un atto di coraggio molto grande rispetto a tanti altri che ci sono stati o che ci saranno in seguito.Lei è d’esempio a tutti quelli che non parlano per paura.Io ho imparato che se non parli per paura l’unica cosa su cui devi aver paura sei te stessa perchè non hai fatto la cosa giusta.Questa storia non la dimenticherò mai la terrò sempre nel mio cuore perchè potrà aiutarmi durante il corso della mia vita.
Storia di una ragazza coraggiosa
16 marzo 2009, di : Angela Allegria

Ciao Erika, ti sono molto grata per le parole che hai deciso di mettere in calce al mio articolo. Avevo circa la tua età, forse qualche anno in meno, quando ho visto il film "Non parlo più" e da lì ho cominciato ad approfondire la storia di Rita Atria. La paura di se stessi per qualcosa che si poteva fare e non si è fatto: è proprio vero, lì davvero c’è da aver paura! Anche il titolo del mio pezzo esprime semplicemente la verità, il coraggio di una giovane siciliana che vuole cambiare le cose. Lei ce l’ha fatta, possiamo farcela anche noi!