Sprofessionalizzare medici e infermieri

In questi giorni l’Università di Bologna, la Facoltà di Medicina, ha avviato un Master di Comico Terapia, una ciurma di “barbari” clown dottori e volontari del sorriso è in arrivo
Gli studenti di medicina e delle professioni infermieristiche oggi hanno a disposizione dozzine di conferenze sul DNA e varie specializzazioni mediche-chirurgiche, ma nessuna o pochissime occasioni della semplice relazione medico - paziente.
Nella sostanza ci troviamo immersi in una società “scientifica” che ha dato molta importanza alla professione medica per i dati tecnici e scientifici ma ha perso l’approccio umano.
Alcuni giorni fa una anziana paziente è stata sottoposta (in un ospedale della Campania) ad un esame diagnostico invasivo senza anestesia. Al rimprovero di un famigliare i medici hanno risposto che: non potevano perdere tempo perché avevano in prenotazione 13 casi e quindi dovevano saltare qualche anestesia locale.
Questo episodio, confermerebbe l’esigenza più volte richiamata dalla stessa Organizzazione Mondiale della Salute di: “sprofessionalizzare il medico”.
Beh! Non voglio esagerare, ma forse questi medici trattano il dolore come una componente “utile” della loro professione, in barba all’etica professionale, all’umanità nel trattare i pazienti ed allo stesso progetto nazionale del Ministero della Salute “ospedale senza dolore”, pur di fare in fretta e produrre prestazioni sanitarie.
Questa logica di approccio sembra anche giustificata dalla visione terrena della “valle di lacrime”: la sofferenza il dolore visto come espiazione di una pena dell’uomo sulla terra senza a volte considerarla come una vera è propria tortura.
Sonia Fioravanti e Leonardo Spina, fondatori della Federazione Internazionale RIDERE PER VIVERE, trattano e costruiscono nei loro “manuali “ di gelotologia - La Terapia del Ridere Ed. RED e Anime con il Naso Rosso - Clown Dottori: prospettive della gelotologia Ed. Armando, una rilettura anche del paradigma della “Valle di Lacrime”.
Paradigma della “valle di lacrime” che viene messo in discussione oggi anche da illustri teologi come Francois Euvè, che contesta proprio il concetto di creazione del mondo come lavoro, produzione di Dio, e propugna l’dea di un universo come gioco divino.
Lo stesso San Francesco definito “il giullare di Dio”, utilizzava “il gioco divino”. Una volta si mise a far girare su stesso Frà Masseo, fino a farlo crollare al suolo. Essendo il povero frate caduto con la testa in direzione di Siena, Francesco dichiarò che quella era senz’altro la strada da prendere. Un’altra volta diliggeva un avaro mettendogli in mano delle monetine, lui, povero in canne.
Immaginate, ...(scrivono Sonia e Leonardo nei loro due “manuali di gelotologia”)....per un attimo pensare ad un Dio divertito ed ilare. Questa tesi è riportata in un papiro del II secolo d.c. conservato a Leida che conferma l’ipotesi del riso divino creatore “ ..appena dio sorrise nacquero sette dei, appena scoppio a ridere nacque la luce...al settimo giorno che rideva apparve l’anima”..
Nella sostanza l’immagine del nostro Dio in terra Gesù, seppure dottrina d’amore, trae i suoi simboli dalla croce (il dolore) non dalla resurrezione (il piacere) alla vita, quindi non il suo cuore d’amore ma la sua morte resta ancora il simbolo per molti cristiani. A me piace pensare ad un Cristo gioioso ed ilare come San Francesco.
Nella sostanza la stessa nostra società ha contribuito al nostro rifiuto della morte nel mentre la religione ha perduto molti dei suoi seguaci che credevano nella vita oltre la morte. La speranza che la religione offriva aveva proprio lo scopo di resurrezione, mentre il rifiuto della società non ha dato né speranza ne scopo neppure a curare le persone, quindi và ricostruita un’etica della medicina “altra” per una presa in cura delle persone che metta al centro la persona e non la malattia.
Torno cosi alla questione: La sanità e la presa in cura delle persone, da parte degli operatori sanitari, riflettendo su alcuni termini che oggi si utilizzano nelle corsie dei nostri ospedali: malato terminale, malato inguaribile, residenza per anziani, ponendo a tutti una domanda: ma che significano?
Moltissimi studi di psicologia hanno sostanziato che avere un approccio ottimistico alla vita fornisce alla persona dei vantaggi non indifferenti. Perché allora chiamarli malati terminali?
I Camilliani, ordine che si dedica alla pastorale sanitaria, stanno abbracciando anch’essi l’idea di considerare la parte sana delle persone e non quella ammalata perché solo se si riesce a “trascinare” la parte malato dalla parte sana del corpo si può sperare ad una guarigione. Miracolo? No! Solo (ed anche) sviluppare adeguatamente la capacità di autoguarigione che ha il nostro corpo umano.
Stiamo proponendo nella sostanza di costruire un operatore sanitario estremamente positivo ed energetico e per questo basta pochissimo.
Ad esempio al posto di “malati terminali” chiamiamoli semplicemente con il loro nome, per essere squisitamente umani, non seri e distaccati, ma consapevoli che queste persone hanno bisogno di essere prese in cura. Certo è facile parlare ma poi è in aguato la sindrome di Burn Out (corto circuito) anche qui occorre dare più strumenti all’operatore non solo tecnici quindi ma anche di natura psicologici.
R. Bottaccioli nel suo libro Psiconeuroimmunalogia - L’altra medicina studio - Ed RED - ci spiega come attraverso “la variabile del disturbo” prima chiamato “effetto placebo” si costruisce la possibilità di autoguarigione del nostro corpo umano. Il misterioso salto dalla mente al corpo P come pensiero ; E come emozioni; C come corpo e come attraverso lo stesso meccanismo è possibile rimuovere ogni paura dell’ignoto.
Ma come tutto ciò può essere sviluppato all’interno delle nostre strutture sanitarie se non è neppure presente, nelle dotazioni organiche di molti ospedali, la figura dello Psicologo? E’ solo attraverso l’approccio psicologico possiamo intervenire o c’è bisogno anche di altro?
Credo che ci sia bisogno negli ospedali di “Invasioni barbariche” (titolo del famoso film che racconta l’accompagnamento alla morte di un ammalato di tumore da parte dei famigliari) di Clown Dottori e Volontari del Sorriso che rimettano al centro la presa in carico e la cura della persona nella sua soggettiva ed esigenze curative e non della malattia.
Mi piace pensare oggi non ad un ospedale, ma ad una casa, ad una “comunità che cura” perché anche di ospedale ci si può ammalare: nessuno bussa alla porta prima di entrare; viene fatto obbligo del pigiama; nessuno viene riconosciuto se non per la malattia che ha; dopo tre/cinque giorni comunque te ne vai se no i costi aumentano senza neppure a volte avere una diagnosi o farti sapere cosa fare.
Ecco credo che la mia, la nostra “invasione barbarica” è già iniziata da molti anni ed oggi i nostri Clown Dottori sono in molti ospedali Italiani, nel Canton Ticino in Svizzera. Andiamo anche nelle scuole per ri-costruire nuovi percorsi educativi a partire da quelle elementari, medie e superiori.
In questi giorni l’Università di Bologna, la Facoltà di Medicina, ha avviato un Master di Comico Terapia e spero che anche la nostra nuova Facoltà di "altra" Medicina di Salerno (dando onore alla Scuole Medica Salernitana) possa prenderne esempio: “Se un solo individuo, una famiglia, un’organizzazione o una nazione soffre ed è nel dolore, l’umorismo è una parte necessaria del suo progetto di guarigione” (J.Marck)
Ecco perché da tempo promuoviamo la comico terapia negli ospedali italiani e della Campania con una ciurma di “barbari” clown dottori e volontari del sorriso.
Enzo Maddaloni Presidente Onorario Ridere per Vivere Campania
Riferimenti fonti citate e per saperne di più: La Terapia del Ridere ed RED - Anime con il Naso Rosso ed Armando di Sonia Fioravanti e Leonardo Spina; Psiconeuroimmunologia Ed. RED di R. Bottaccioli; www.riderepervivere.it
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Volutamente da sempre, salvo qualche eccezione a livello personale, lo studio della medicina, per lo meno nel nostro paese è stato basato su rapporti gerarchici: professore studente paziente
Lo studente trattato, in generale, come uno zerbino, il paziente invece come una cosa di cui non si poteva fare a meno, in effetti il paziente è la "conditio sine qua non" della medicina, però questo non ha contribuito ad alzare le sue quotazioni.
Lo studio in sé, parlo del classico ordinamento, (spero che il nuovo sia più razionale) presentava delle contraddizioni che con tutta la mia buona volontà non sono mai riuscita a giustificare.
Un esempio, il fatto di dover dare al quarto anno un esame di patologia medica, questo significava far studiare allo studente tutta la sintomatologia delle malattie che colpiscono i vari apparati prima dello studio dell’anatomia patologica, (esame del quinto anno), dove finalmente si capisce il perché e in che modo una malattia, evento morboso che sia, si manifesta.
L’esame di anatomia patologica, pur nella sua complessità, in questo suo svelare le cause e i modi, è una delle materie più affascinanti che è dato studiare e non può assolutamente seguire le "patologie, medica e chirurgica" ma precederle, precederle!
In un contesto di studio così rigido non può meravigliare se nessuno si è interessato di insegnare un modo efficace di approccio con il paziente che è rimasto un campo a discrezione del carattere personale del medico, chi era calmo lo era con i pazienti, chi era nervoso idem con i poveri malati...
Quello del rapporto tra medico e paziente è rimasto fino ad ora una terra di nessuno e non può far altro che piacere pensare a queste nuove iniziative tese a riportare al centro del lavoro di un medico, il paziente, cercato di curare non più dall’alto delle proprie conoscenze ma in un rapporto di parità, interattivo, dove il medico e il paziente danno e ricevono con arricchimento reciproco di emozioni, di sensazioni, di bene.
Per fare questo bisogna liberarsi del concetto del "camice bianco" che diventa una gabbia per la persona che lo indossa e per chi ha bisogno di aiuto.
Ascoltare e lavorare con la propria intelligenza emotiva, anche attraverso il naso rosso di un clown, è sicuramente l’inizio di una grande rivoluzione di cui possono veramente beneficiare tutti, con il risultato di avere non vinti e vincitori ma solo vincitori.
Grazie per l’incoraggiamento!
Colgo anche l’occasione per invitare Lei e tutti i lettori all’inizitiva de:
www.icantieridellasalute.it
Giovedì 29 giugno 2006 ore 17,30 .
Uscita Aversa Nord Sala Convegni ex Macello via L.Tristano - Variante AVERSA A
Parte il 2° CICLO annuale di INCONTRI PUBBLICI promossi da
"I CANTIERI DELLA SALUTE"
FORUM Regionale
Gli operatori interrogano le istituzioni
Tema dei forum annuali
L’assistenza diretta alle persone: cosa è cambiato nella realtà quotidiana e nelle strategie gestionali delle aziende sanitarie negli ultimi 3 anni?
Una fotografia su 5 aziende sanitarie della nostra regione, quattro Locali e una Ospedaliera.
Quali le pratiche 3 anni fa e qual è ad oggi lo stato dei Servizi?
[A.S.L. Na1, A.S.L. Na4, A.O. Rummo, A.S.L. Ce2, A.S.L. Sa2 ]
Coordina il D I B A T T I T O Sergio Piro
Per Cittadinanza Attiva interverrà Michele Ciasullo
Partecipano inoltre i consiglieri regionali: Luisa Bossa, Antonella Cammardella e Gennaro Oliviero
Note e Riflessioni ore 20,00 di Vincenzo Caporale portavoce del forum
Contro l’abbandono del paziente: attuare i Percorsi di Salute Personalizzati!
Assicurare i diritti negati e la fine dei privilegi (DIRITTO di CITTADINANZA)
Ridurre la “migrazione” dei pazienti accompagnandoli sin dall’esordio della loro malattia;
Valorizzare il territorio con azioni concrete che spostino le risorse verso l’attenzione e le cure alle persone nel loro ambiente di vita.
Sono invitati i consiglieri regionali e gli assessori alla Sanità e alle Politiche Sociali
dalle 20,30 Conferenza Spettacolo di Leonardo Spina
Presidente della Federazione Nazionale Ridere per Vivere, clown-dottore, attore, gelotologo, impegnato da oltre 10 anni a portare la comico terapia nei luoghi delle sofferenze portando buon umore e risate.
Intervenire e partecipare anche per ridurre le disuguaglianze di salute
sono completamente a favore.....nn c’è nulla di + bello del sorriso di un bambino davanti all’esplosione di colori di un clown....del timore di fronte quel grande naso rosso......della forza...della luce.....sprigionata dagl’acchi di chiunque...grande o piccino che sia ....si trovi davanti ad un vortice di allegria.........nulla di più bello della voglia di vivere di fronte ad un invito alla VITA!!!!!
Che meraviglia poter vedere che qualcosa in questo senso si sta muovendo! Sono Elisabetta e scrivo proprio da Bologna, sono arrivata qui per motivi di studio e mi sono fermata.
Sono passati già sei anni da quando, studentessa a scienze della formazione, convinsi le mie coinquiline a partecipare al primo stage di Comicoterapia tenuto presso la Libera Università di Alcatraz, a Gubbio, di Jacopo Fo. In quell’occasione ebbi modo di conoscere Leonardo Spina e le interessanti teorie circa la terapia del ridere(che avevamo modo anche di provare su di noi!)attorno a tavoloni imbaditi, ma anche in situazioni più dedite alla riflessione: in mezzo alla natura splendida e selvaggia delle colline umbre.
Avevo intenzione di partecipare anch’io a questo Master, ma per quest’anno sono già impegnata con una specializzazione in Pedagogia clinica, un nome forse un pò austero, ma che rappresenta un approccio di aiuto alla persona davvero in linea con ciò che ha notato e fatto emergere anche la comicoterapia (da Patch Adams in poi): la disumanizzazione della relazione medico- paziente.
E’ importante continuare su questa strada, non per sprofessionalizzare una catgoria, quella medica, fondamentale ed insostituibile, ma per riuscire a collaborare insieme a loro attraverso la creazione di altre categorie, il cui obiettivo divenga proprio quello di portare umanità, e qualche sorriso in più, proprio nei momenti in cui la vita ci sorride di meno.
Grazie a tutti!!!