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Soltanto due parole

Eppure è altresì vero che, fino a questo momento, costui resta un candidato e niente di più. Specie adesso che lady Clinton pare voglia avvelenare col ricatto la corsa del suo ex avversario alle primarie.

di Giovanni Di Giuseppe - giovedì 5 giugno 2008 - 3298 letture

Presidente. Nero. Con queste due parole apre il New York Times di oggi, riferendo di tempi insolitamente moderni. La notizia è che questo sostantivo e questo aggettivo se accostati, una volta non avrebbero potuto essere intesi diversamente da un’espressione ossimorica, o qualcosa simile alla favola dell’asino che vola. Oggi per la prima volta suonano come una realtà plausibile e perfino convincente.

E’ vero, mentre il web italiano ancora stenta a pubblicare il discorso di addio della senatrice Clinton, leggendo le testate d’oltreoceano si percepisce la massima risonanza del trionfo di Barack Obama, primo candidato di colore alla Casa Bianca. Eppure è altresì vero che, fino a questo momento, costui resta un candidato e niente di più. Specie adesso che lady Clinton pare voglia avvelenare col ricatto la corsa del suo ex avversario alle primarie.

Infatti, le ultime voci di corridoio riferiscono che se la lady di ferro non sarà nominata vice-di-Obama, le minacce di spezzare a metà l’elettorato democratico si tradurranno presto in realtà. E questo più che una insolita scorrettezza politica, segnerebbe un buon vantaggio per l’altro candidato alla presidenza, il reduce McCain, e la fine del sogno da homo novus di Obama.

Ciò nonostante, fuori dai giochi e dalle beghe politiche, qualcosina nella società o qualcosa nella testa del popolo americano sembra muoversi. Se non altro, il fatto in sé basta a scrivere una pagina di storia, per quel popolo che ha deciso di fare della libertà una bandiera da esibire con orgoglio e che però serba intatta l’onta razzista di ieri e di oggi.

Ieri quella della schiavitù, oggi quella dei ghetti metropolitani come una ferita aperta del tessuto sociale, visto che fino al momento presente, colà si distingue e si discrimina ancora in base alla categoria black or white.

Ma oltre a quella personalistica del candidato nero, quest’evento porta anche un’altra insegna, sebbene più scontata perché del tutto simile a quella già emersa nel resto delle attuali democrazie occidentali. Di fatto, l’elezione di Obama va registrata alla voce "salda sconfitta degli elettori votanti".

Attorno a questo leader si sono stretti milioni e milioni di finanziamenti a suon di dollari e oltre alla fiducia di Jimmy Carter, Obama ha incassato pure l’approvazione di alcune minoranze, in virtù di quella lotta (poi neppure troppo simbolica) che i blacks debbono portare avanti per non finire di nuovo nel ghetto. Tuttavia questo descrive soltanto una ristretta cerchia dell’elettorato americano, quindi occorre riconoscere l’altra posizione.

Chi vota non ne vuol più sapere della politica; dal disinteresse generale, dalla disaffezione verso un mondo distante e tutt’altro che partecipativo, dall’immensa accozzaglia di numeri percentuali, delegati, voti e sondaggi, le primarie hanno riportato a galla un dato reale: la speranza in qualcosa di non ben distinto ma che sia il più diverso possibile dal passato.

Cambiare governo con la medesima convinzione con la quale un consumatore nella società dei consumi cambia auto, appare lo scopo a cui Obama sembra tristemente destinato. Per un tal nobile fine, forse questo è vero, non potrebbe esserci mezzo migliore di un inedito presidente nero.


- Ci sono 2 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Soltanto due parole
10 giugno 2008

Due parole: Vincerà Obama.
Soltanto due parole
10 giugno 2008

Hillary Clinton non vuole avvelenare nessuno: si metterà al servizio del neo-presidente democratico di colore per cambiare l’America e il mondo.