Salvare la Grecia, un obbligo morale

Sarebbe stato giusto spalmare i sacrifici in tanti anni, ritardando l’entrata della Grecia nell’Unione.

di Antonio Carollo - martedì 14 febbraio 2012 - 2155 letture

La Grecia è entrata nell’Ue e nell’euro senza i requisiti minimi. I signori dell’Ue, con in testa tedeschi e francesi, non ci dicano che non ne erano al corrente, altrimenti bisognerebbe buttare al mare tutto l’apparato dirigenziale Ue. Il Consiglio dei capi di governo, la Commissione e la Bce si sono prese, allora, delle grosse responsabilità. Forse la Germania e l’Italia, ma anche l’Inghilterra, avevano qualcosa da farsi perdonare dal popolo greco, sottoposto dall’impero macedone, fino alla guerra 1940-45 e alla pesante influenza inglese (1945-50), a brutali occupazioni e tutele. Il fatto è che la Grecia doveva seguire la trafila delle riforme istituzionali ed economiche come hanno fatto le ultime nazioni entrate in Ue. Non si è voluto calcare la mano. Adesso se ne piangono le conseguenze. La Grecia è e rimane l’anello debole. L’Ue è tremendamente spaventata dalla crisi. Adesso pretende che i greci facciano i sacrifici tutti d’un colpo, mentre sarebbe stato giusto spalmarli in tanti anni, ritardando l’entrata della Grecia nell’Unione. La congiuntura sfavorevole ha complicato tutto. La Germania, soprattutto, faccia un esame di coscienza: è moralmente obbligata a salvare la Grecia, e con lei gli Stati dell’Unione economicamente più solidi.


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