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Pio La Torre e Rosario Di Salvo, il sangue della Sicilia

Li ricordo come se fosse quella triste mattina quando apro la porta di casa, provenendo da Roma, trovo mia moglie in lacrime che non riusciva a darmi la notizia...

di Luigi Boggio - sabato 30 aprile 2022 - 5831 letture

La Sicilia, il Mezzogiorno, la Pace la visione politica di Pio La Torre, ucciso il 30 Aprile 1982, con accanto Rosario Di Salvo, un compagno di grande disponibilità e umanità. Li ricordo come se fosse quella triste mattina quando apro la porta di casa, provenendo da Roma, trovo mia moglie in lacrime che non riusciva a darmi la notizia. Ci siamo abbracciati e sono ripartito per andare a Palermo nella sede del comitato regionale del Pci.

E’ stato il viaggio più lungo della mia vita come se i chilometri che divoravo lungo l’autostrada non passava mai. All’arrivo, dopo aver posteggiato la macchina, incontro all’entrata il compagno Rosolino che mi abbraccia e mi dice " sono tutti sopra". Salgo le scale tremante, quelle scale che ogni mattina per anni avevo calpestato per recarmi nella sede del comitato regionale per svolgere il mio compito da componente della segreteria regionale.

Ero triste, smarrito, confuso cercando di capire quello che era accaduto, ma era chiaro: la mafia non dimentica per l’azione svolta negli anni di Pio per i diritti dei braccianti, il lavoro e la lotta radicale alla mafia delle campagne e urbana. Un impegno costante culminata in Parlamento con suo primo atto dirompente la famosa relazione di minoranza sulla mafia concepita e presentata insieme al giudice Cesare Terranova, deputato eletto nelle file del Pci come indipendente. Anch’egli ucciso dalla mafia insieme a Lenin Mancuso in una Palermo caotica e desolata.

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Rosario Di Salvo e Pio La Torre

Alcuni giorni prima dell’uccisione c’eravamo visti in Parlamento per concordare la nostra partecipazione insieme alla commissione Mezzogiorno a Gioia Tauro. A causa d’impegni in direzione non ha potuto partecipare, ma ci teneva tanto per l’impegno profuso su Gioia Tauro dopo la delusione per la non realizzazione del Quinto Centro Siderurgico e il suo famoso articolo di prima pagina de l’Unità " Non lasciamo soli i calabresi e Gioia Tauro. Così è stato con l’intuizione del grande porto del Mediterraneo. Un’idea portata avanti con lotte unitarie e popolari. Quel giorno la commissione doveva stilare un documento per il completamento dell’opera approvato unitariamente con l’espressa indicazione dei collegamenti ferroviari ancora in opera. Al rientro l’informai e in sintesi anche le linee del documento.

È stato l’ultima volta che gli parlai e l’ultima volta che lo vidi muto e silenzioso crivellato dai colpi sparati da uomini sanguinari e senza volto.

Sempre la solita storia che si spara, si uccide, non si conoscono mai i mandanti, prevale l’omertà e si depista come il caso clamoroso che sta venendo fuori a Caltanissetta sull’uccisione del giudice Borsellino. Il sangue versato è stato tanto, ma alcuni passi avanti sono stati fatti in particolare nel mettere le mani nei patrimoni illeciti e il carcere duro. Ma non è finita e non sarà facile se non si spezzano i fili attorcigliati del rapporto mafia-politica e degli intrecci perversi nel pianeta sanità, nei luoghi del sapere, della giustizia e per non parlare dell’apparato regionale.

Se la Sicilia non ritrova la sua autonomia di pensiero e di azione non avrà scampo: chiusa nella morsa del declino economico, dell’invecchiamento e della continua fuga dei giovani. Una perdita per il ricambio generazionale e la democrazia. A Pio per quello che ha fatto per il riscatto della sua terra, una terra di lavoro e di pace. A Rosario per i giorni passati insieme con la famiglia e i figli nei parchi e lungo il mare di Palermo.


Quando Pio La Torre venne a Lentini

Pio La Torre è venuto a Lentini più volte. Verso la fine di luglio del ’ 69 arrivò con il segretario della federazione il compianto Nino Tusa, il sindaco Marilli e l’assessore all’agricoltura Formica, alla camera del lavoro per conoscere lo svolgimento dell’occupazione dell’azienda Cassis dell’11 luglio scorso. E’ venuto per capire anche perché i giornali nazionali ne avevano parlato, alcuni in modo allarmante. Erano eccessivi in quanto non abbiamo chiesto la luna, ma semplicemente l’assunzione dei braccianti come è avvenuta, oltre 70 da Buccheri, territorio dove ricadeva l’azienda, ed eletto successivamente in assemblea il delegato sindacale. Erano all’incirca le 11 quando Pio varcò la porta della camera del lavoro. Mi ha salutato affettuosamente, però l’incontro con Graziella è stato commovente per l’antica conoscenza di Bagheria. Si sono abbracciati e scambiato delle parole in stretto dialetto palermitano.. Per essere sincero non ho capito un ficco secco. Ci siamo seduti e discusso tutti gli aspetti della vertenza e come continuare l’iniziativa dal lato sindacale e della cooperazione, il punto debole. Finita la discussione e dopo un breve colloquio con Formica andrà via, ma prima mi disse se ero disponibile a partecipare ad un viaggio in Unione Sovietica per andare a visitare dei colcos, aziende agricole. "Ti ringrazio, ma sono impegnato con la fumigazione ad agosto" gli risposi. Molte volte sono stato invitato, ma ho preferito sempre trascorrere i periodi di riposo in giro per l’Italia o a mare con la famiglia. In primavera per la questione della gestione avanzata del collocamento era venuto il compagno Vittorio Foa della segreteria nazionale della Cgil per confrontarsi con i braccianti. Altri tempi, altri dirigenti. Lentini contava.



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