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Mitopoiesi del rock estremo siciliano

In un capitolo importante del libro che ha per titolo ’Mitopoiesi del rock estremo siciliano’, vengono ampiamente documentate le storie e le attività di gruppi catanesi come gli Schizo e gli Incenerator

di Silvestro Livolsi - martedì 7 gennaio 2014 - 8053 letture

Le vicende dei gruppi musicali siciliani che hanno promosso e veicolato musiche e canzoni alternative e controcorrente nel segno di un Rock duro e Metal, ma originalmente e sapientemente intriso delle sonorità del folk isolano e con testi che si nutrono della cultura e della tradizione della Sicilia, occupano uno spazio corposo nel volume di Eduardo Vitolo, uscito per Tsumani edizioni col titolo Sub Terra, che ricostruisce la musica e la cultura underground in Italia dal 1977 al 1998.

In un capitolo importante del libro che ha per titolo ’Mitopoiesi del rock estremo siciliano’, vengono ampiamente documentate le storie e le attività di gruppi catanesi come gli Schizo e gli Incenerator; della band agrigentina Nuclear Simphony; dei Sinoath, altra formazione catanese.

Della loro musica ’metallica’, dei loro testi dai temi notturni e macabri, dissacranti, provocatori, urlanti disperazione e voglia di cambiamento; delle storie dei numerosi gruppi siciliani e del loro destino nella scena musicale italiana, della formazione e dei percorsi di ogni singolo membro delle band, delle vicissitudini discografiche dei loro lavori, delle loro registrazioni auto-prodotte o realizzate e messe in circolazione in modo più ’industriale’, di tanti aneddoti e vicende, Vitolo racconta con precisione, riportando spesso le testimonianze dirette dei protagonisti.

Di queste, una pare particolarmente emblematica per capire quale raffinata operazione di sintesi culturale - tra tradizione e modernità, tra retroterra classico e suggestioni d’avanguardia, tra sfondo millenario , archeologico e antiquario e sonorità post-elettroniche- sia stata sperimentata, nell’ultimo ventennio del secolo scorso in Sicilia, in ambito musicale: a parlare è l’ autore e musicista di Sciacca, Michele Venezia, in arte Aggiastru, che spiegando come la lui e il suo gruppo siano stati - e non avrebbero potuto non esserlo -, in buona parte inconsapevolmente, il risultato, in ambito musicale, di una storia e di una civiltà dalle radici antiche e dalle stratificazioni multiformi, a un tratto afferma: "scoprii che Pirandello era dentro di me al pari di Eschilo.

Come mille volte avevo visto da piccolo le vicende dei Malavoglia nelle varie famiglie di Sciacca, o le dinamiche ’folli’di certi sedicenti filosofi che passeggiavano con le mani dietro la schiena su e giù per l’agorà del mio paesello. Era tutto lì, era tutto lì da secoli pronto a raccontarsi e tramandarsi in maniera naturale. Con questa naturalezza tutto questo mondo vetusto, colmo di intense fascinazione, si è catapultato nelle esperienze musicali che poi avrebbero portato alla nascita del collettivo chiamato Scena Mediterranea".


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