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La Sicilia di De Roberto: lettere "amare" da Catania

Pubblicato da Pungitopo (2018), a cura di Dario Barbera

di Silvestro Livolsi - venerdì 10 luglio 2020 - 2578 letture

In un interessante libro, pubblicato dall’editore Pungitopo, a cura di Dario Barbera, dal titolo La Sicilia di De Roberto. Lettere inedite a Corrado Ricci, emerge la travagliata e al contempo interessata collaborazione dello scrittore catanese all’impresa culturale ed editoriale de l’Italia Artistica, della quale fu promotore e direttore lo studioso dell’arte e scrittore Corrado Ricci, e che consisteva nella pubblicazione di una nutrita serie di monografie sulle più belle città d’arte italiane.

In un giorno d’inverno del 1903, con una lettera da Milano, Ricci, propone a De Roberto di scrivere la monografia su Catania, ricevendo da lui, piuttosto che una pronta e positiva adesione all’invito rivoltogli (“ti dirò se si può farne una”), la confessione, datata 6 febbraio 1903, del suo male di vivere a Catania: “non ti lagnare del freddo fisico di Milano: qui siamo a diecimila gradi sotto lo zero intellettuale e morale”.

Poi, il 9 febbraio dello stesso anno, De Roberto dichiara e motiva le sue perplessità sulla realizzazione di una monografia interamente dedicata a Catania, ricordando a Ricci: “tu sei stato qui, devi quindi sapere quanto sono scarsi i monumenti o i semplici documenti artistici”. Qualche giorno dopo, il 15 febbraio, inveendo ancora contro la “miseria catanese” e la sua “indigenza artistica” e pur comunicando a Ricci che inizierà il lavoro su Catania (pensando di far emergere aspetti artistici e monumentali del tutto sconosciuti ai più, come i marmi del museo Biscari, gli interni del monastero dei Benedettini, il tesoro di Sant’Agata, le monete catanesi in possesso del barone di Floristella), constata polemicamente che Catania “è un paese selvaggio, gli abitanti del quale sono destituiti di qualunque senso estetico”, e dove, peraltro, “capitano troppo pochi stranieri perché vi si possa attecchire il commercio delle fotografie”: fotografie che tanto gli servono per illustrare il suo testo sulla storia della città e dei suoi monumenti; e che con difficoltà continua a cercare, anche quando, nel 1906, sta per ultimare la stesura del testo sul capoluogo etneo, tanto che il 13 aprile scrive a Ricci “non ti dico quel che mi costano di tempo, di passi, di noie inflitte e patite, in questo paese dove non solo il genere è introvabile, ma non si capisce neppure che qualcuno voglia procurarselo da sé”. Solo il 18 aprile del 1906, De Roberto, dopo avere mandato a Ricci la copia finale del suo scritto su Catania, può chiedergli con sollievo e con più entusiasmo: “Ora, poiché sei rimasto contento di me, vogliamo vedere se è possibile che io ti faccia qualche altra cosa che mi diverta tanto quanto mi ha infastidito questa Catania?”

Ne seguirà una affermativa risposta che darà come frutto l’altro testo derobertiano della collana L’Italia Artistica, quello dedicato a Randazzo e la Valle dell’Alcantara. Delle vicissitudini di questi due lavori, le lettere di De Roberto, ora non più inedite, danno conto: del metodo e dei piani di lavoro seguiti nella compilazione delle due guide artistico-culturali ma anche delle eleganti richieste, dell’autore dei Vicerè, di aumento del compenso pattuito per ogni monografia, di rimborsi per le spese sostenute nel comprare foto e pagare alloggi per i suoi sopralluoghi nei paesi della valle dell’Etna e di preferenza rispetto ad altri potenziali autori nel trattare di altri luoghi della Sicilia (avrebbe voluto fare lui il volume sulle isole Eolie). Scritte quasi tutte da un’amara e plumbea Catania, queste preziose missive (che coprono un arco di tempo che va dal 1903 al 1912) informano pure sugli eventi personali e sui mutevoli stati d’animo dello scrittore: per esempio, sui suoi necessari ma piacevoli soggiorni a Zafferana Etnea (paese di montagna che gli risulta adatto ad alleviare, nella sua calma serenità, le affezioni gastriche di natura psicosomatica che lo costringono a forzati riposi fisici e mentali) e sul suo viaggio in Svizzera del 1905, su consiglio dell’amico scrittore Arrigo Boito, per un consulto sulla sua condizione di ‘malato di nervi’ presso il neuropatologo Paul Charles Dubois, il medico di Marcel Proust.

Editore Pungitopo
 Collana Memoria e interpretazione
 Formato Brossura
 Pubblicato 02/10/2018
 Pagine 128
 Lingua Italiano Isbn o codice id 9788899852498


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