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Angela Davis, un fumetto ne racconta la storia

Mariapaola Pesce e Mel Zohar dedicato ad Angela Davis (Becco Giallo, 2020, pag. 194, euro 18,00).

di Silvestro Livolsi - mercoledì 10 giugno 2020 - 2565 letture

La scoperta, già nella prima infanzia, del pregiudizio razziale e il formarsi di una coscienza sociale e politica che giustamente lo rifiuta e lo combatte, negli anni giovanili, tra gli impegni di studio e gli inizi di una interessante carriera universitaria: racconta questo il bel fumetto di Mariapaola Pesce e Mel Zohar dedicato ad Angela Davis (Becco Giallo, 2020, pag. 194, euro 18,00).

Angela DavisNelle colorate tavole del volume, vengono raccontano gli anni cruciali e drammatici della storia personale di Angela Davis (che sono però anche quella di un’intera generazione di giovani, contestatori e ribelli): sono gli anni che vanno dal ’67 al ’71, segnati per la Davis dal suo arrivo, da Birmingham, nell’Alabama, dove era nata nel ’44, a San Diego, nel ’67, in California, per seguire i corsi all’Università de La Jolla, alla conclusione, con piena assoluzione, nel ’71, di uno dei diversi processi a suo carico. Quest’ultimo più avvertito e duro, perché avvenuto dopo l’uccisione di due suoi cari compagni neri, ad uno dei quali affettuosamente legata. E nel seguire, in quest’arco temporale, le vicende della Davis, emerge, dagli appropriati ed efficaci toni e colori delle sequenze del fumetto, la rabbia e la passione della Davis, sin dai suoi primi passi nell’impegno politico antirazzista, nella sua voglia di promuovere gruppi e movimenti di difesa dei diritti dei neri, all’interno però della tutela e delle lotte di liberazione di tutti gli oppressi e discriminati della società capitalista, in nome di un egualitarismo socialista dal volto umano e fraterno.

E dovendo anche lottare, per affermare la sua voglia di partecipare alle lotte dei neri, in quel finire degli anni ’60, contro le tendenze maschiliste presenti anche nei gruppi politici antirazzisti, dove non erano ben viste le donne che volevano assumere ruoli di primo piano, di dirigenza e di rappresentanza pubblica; e merito della Davis è stato anche questo: aver fatto comprendere al movement dei campus americani che non vi poteva essere lotta alla differenza razziale o di classe se non all’interno della lotta femminista per una vera, solida, matura e totale parità di genere.

E ancora, il volume, illustra, della Davis, le lotte e gli amori, la politica e la vita, le delusioni e i sogni; e finanche riporta, ancora a fumetti, un’intervista a Roma, del 2019, ad una sempre battagliera Davis, che rispondendo alla domanda su quali fossero state le persone straordinarie conosciute nella sua vita, afferma che ve ne erano state tante, ma che oltre a sua madre e alle madri in generali, due ne aveva sempre presenti e le pensava come “speciali”: una era stata, Hettie, “una donna bella e fiera” che l’aveva aiutata in un periodo di clandestinità e l’altro incontro particolare e intenso, era stata quella col filosofo Herbert Marcuse, col quale ha iniziato a studiare filosofia e a convincersi della necessità e possibilità di un rivolgimento sociale. E’ con lui, e dai suoi libri, che ha preso atto che “la rivoluzione esiste!”. E che può sempre avere una prospettiva se la pensa ancora nella dimensione indicata da Marcuse, quella dell’utopia: di una trasformazione antropologica dell’uomo, che affermi i propri desideri e bisogni contro le limitazioni opprimenti del potere e della “civiltà”.

Angela Davis rimarca l’attualità del pensiero di Marcuse, la sua carica di contestazione dell’esistente, ancora attuale, e il suo ruolo di “filosofo dell’utopia”, come immaginazione eversiva e liberatoria di un mondo diverso e migliore, nella introduzione ad un altro mirabile fumetto pubblicato in America, realizzato dal disegnatore Nick Thorkelson e intitolato appunto Herbert Marcuse. Philosopher of utopia (City Light Books, San Francisco, 2019, pag. 120, Us$ 15,95). Nel suo scritto la Davis ricorda il suo incontro con Marcuse, nel ’68, all’università californiana di San Diego e il suo insegnamento critico nei riguardi della società oppressiva e omologante del “capitalismo consumistico” e soprattutto il suo essere a fianco, agli studenti, nelle lotte contro le aggressioni imperialistiche nel mondo, contro il razzismo, contro l’autoritarismo nella società e dentro il mondo universitario. Ma anche, scrive sempre la Davis, nel suo porre la questione della liberazione della donna come punto nodale della trasformazione della società.

La graphic biografy di Thorkelson, documentando appassionatamente e con un tratto fine di matita gli episodi salienti della vita di Marcuse e il contenuto del suo ricco pensiero filosofico e critico (e mostrando le varie fasi e maturazioni, grazie ad una proficua e profonda frequentazione di stimolanti ambienti europei e americani e quindi di numerosi intellettuali e militanti, impegnati nell’elaborazione di un pensiero e di una partica socialista e libertaria) persegue, nella sua linea figurativa e narrativa, la considerazione che fa, sempre nel suo scritto, la Davis, dell’attualità delle idee marcusiane, a più di cinquant’anni da quando formarono e infiammarono la generazione del ‘68: la sua “insistenza sull’immaginare un futuro di emancipazione, anche sotto le più disperate delle circostanze” è ciò che serve oggi per lottare contro un presente, “persistente e globale razzismo capitalista, schiavista e colonialista”.


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