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Maria Giudice in Sicilia

La città e le sue ombre : Maria Giudice in Sicilia / a cura di Nella Condorelli. - Viagrande : Algra editore, 2024. - 184 p. - ISBN 978-88-9341-750-1.

di Pina La Villa - lunedì 15 luglio 2024 - 420 letture

L’uomo che ride e la donna che piange

Nel 1920 Maria Giudice ha 40 anni e arriva a Catania.

Ha già alle spalle una vita intensa nel cuore del movimento operaio in Lombardia e in Piemonte.

Nata nel 1880 a Codevilla prende il diploma magistrale a Pavia.

Durante il tirocinio a Voghera si iscrive al PSI e comincia a scrivere sui giornali grazie a Ernesto Majocchi, autore, fra l’altro, di un opuscolo di propaganda dal titolo “La Donna” (1890) e fondatore, nel 1895, de L’uomo che ride, al quale collaborerà , non si sa da quando, Maria Giudice. Anzi pare che fosse lei a curare il foglio centrale dal titolo La Donna che piange .

Fra il 1902 e il 1903 organizza gli scioperi delle operaie tessili e, a 23 anni, diventa segretaria della Camera del lavoro di Voghera e della Camera del lavoro di Borgo San Donnino (Parma).

Condannata a diversi mesi di carcere per il suo articolo su “La parola dei lavoratori” a proposito della strage di Ponte Persico del 31 agosto 1903(Torre Annunziata), fugge in Svizzera perché incinta del primo figlio. Vive fra gli operai italiani emigrati del settore tessile. E’ la compagna dell’anarchico Carlo Civardi, da cui avrà 7 figli.

In Svizzera fonda con Angelica Balabanoff la rivista “Su Compagne!”

Nel 1905 torna in Italia, sta fra un carcere e l’altro e dà alla luce i suoi figli.

Nel 1910 è maestra elementare a Musocco.

Nel 1912 scrive su La difesa delle lavoratrici , il giornale delle donne socialiste, fondato da Anna Kuliscioff, con lo pseudonimo di Magda.

Nel 1913, licenziata dalla scuola, è in Piemonte, a Borgo Sesia, fa parte della redazione de La campana socialista, è segretaria della federazione socialista, e alla testa della Lega rossa. Arrestata per scioperi e tumulti delle operaie.

Nel 1916 dirige la Camera del lavoro di Torino ed è segretaria della federazione torinese del PSI.

Direttrice, prima di Gramsci, del “Grido del popolo”, giornale torinese del PSI. A causa di un comizio per la pace finisce in carcere con Umberto Terracini.

Della redazione del giornale faceva parte il giovane Antonio Gramsci, che da lei ereditò l’incarico quando fu arrestata, nel 1916, per un comizio pacifista. Nel 1917 viene arrestata e condannata per i moti per il pane e gli scontri con la polizia (verrà amnistiata nel 1919).

Nel 1918 muore in guerra il suo compagno, Carlo Civardi, da cui fra il 1903 e il 1916 ha avuto sette figli.

Nel 1920, all’interno del PSI, dopo la rivoluzione bolscevica, durante il biennio rosso e nell’incalzare della reazione fascista, infuria la battaglia per l’adesione alla Terza Internazionale.

La dirigente Maria Giudice viene mandata in Sicilia a presiedere il congresso regionale del partito, il 19 marzo 1920.

Ha inoltre il compito di scegliere la delegazione siciliana per il congresso di Livorno che si terrà nel gennaio del 1921.

Conosce il socialista catanese Giuseppe Sapienza (17-3-1884/31-12-1947)

La coppia sfugge ad un attentato a Palermo. Approda alla Camera del lavoro di Catania e viene incaricata della composizione della delegazione siciliana al congresso di Livorno.

Nel 1922, subito dopo un comizio a Lentini [1], viene arrestata e incarcerata a Siracusa.

La sua attività politica in Sicilia si esaurisce nel corso di circa tre anni, dal 1920 al 1923, quando, uscita dal carcere dopo i fatti di Lentini, diventa una sorvegliata speciale del regime fascista.

Nel 1923 Maria ha 43 anni, si è trasferita con Giuseppe Sapienza a Catania, riunendo i figli di entrambi nella stessa casa nel quartiere San Berillo.

Nel 1924 da alla luce l’ultima figlia, Goliarda Sapienza.

Gli anni bui del regime li passa a Catania.

Come? Studia, scrive, racconta di Rosa Luxenburg e dei suoi anni passati, forse cercando anche di tenere viva la memoria necessaria a ripartire.

E il momento arriva.

Non sarà a Catania, né in Piemonte, né in Lombardia. Sarà a Roma, dove si era recata per seguire la figlia che si era iscritta all’Accademia di arte drammatica.

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Maria Giudice, ritratta da Adriano Aletta

E’ il 1941. A Roma ritrova i vecchi compagni, gli antifascisti, collabora alla Resistenza, come sa fare, scrivendo.

Nel 1944 è fra le fondatrici dell’UDI.

Scrive “Il traditore Mussolini” insieme ad Angelica Balabanoff (Avanti!), con la quale aderisce anche alla scissione di palazzo Barberini nel 1947.

Muore a Roma il 5 febbraio del 1953.

La vicenda di Maria Giudice sembra riassumere il percorso del primo femminismo italiano, strettamente legato alla storia del movimento operaio. (Maria Giudice è una figura affascinante, ma non unica nel panorama del primo Novecento, per questo rimando al bel libro di Fiorenza Taricone, Politica e cittadinanza. Donne socialiste fra Ottocento e Novecento dedicato proprio alle "propagandiste" socialiste).

Dalla grande vivacità a cavallo fra i due secoli, fino all’avvento del regime fascista. Poi il silenzio.

Sarà solo nel 1944, con la fondazione dell’UDI, che le donne italiane ritroveranno la loro voce. Ma sarà solo negli anni Settanta che questa voce si farà forte, con il secondo femminismo, fortemente debitore, spesso senza saperlo, del primo.

Non a caso Goliarda Sapienza scriverà L’arte della gioia, che, al di là della finzione romanzesca, è quasi un compendio della grande eredità del primo femminismo, quell’eredità che Goliarda aveva ricevuto direttamente dalla madre.

La città e le sue ombre

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Copertina di La città e le sue ombre Maria Giudice in Sicilia, a cura di Nella Condorelli

Su Maria Giudice finalmente , dopo il libro curato da Vittorio Poma nel 1991, Una maestra fra i socialisti. Itinerario politico di Maria Giudice e dopo il libro di Maria Rosa Cutrufelli Maria Giudice (Perrone 2022) [2] arriva adesso il libro curato da Nella Condorelli per Algra editore - La città e le sue ombre. Maria Giudice in Sicilia - che cerca di far luce soprattutto sul contesto cittadino in cui Maria Giudice si troverà a vivere.

I diversi contributi presenti nel libro, frutto del convegno dal titolo "Maria Giudice. Il suo tempo, la sua storia", tenuto presso l’Aula Magna del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania il 9 maggio 2023, fanno luce sui diversi aspetti dell’attività della "propagandista" socialista, una delle prime donne dirigenti di partito (la federazione socialista di Torino), e del sindacato (la Camera del lavoro di Voghera e poi di Torino) e una delle prime direttrici di giornali (Il grido del popolo).

Purtroppo le fonti, soprattutto per quanto riguarda gli anni catanesi, sono ancora scarse. Per ricostruire questi suoi anni resta fondamentale, pur con tutte le avvertenze del caso, la produzione letteraria della figlia, Goliarda Sapienza, soprattutto L’arte della gioia. .

Ma il convegno e il libro segnano un momento importante per ricostruire la vicenda emblematica di Maria Giudice. I diversi scritti affrontano da un lato alcuni nodi che riguardano il tema della maternità, il rapporto madre-figlia, i temi del primo femminismo, la questione della "invisibilità" delle donne nella storia; dall’altro cercano di far luce sul contesto, su com’era Catania quando Maria Giudice vi si trasferisce: l’economia, il sindacato, il partito, il cinema, il teatro, l’Opera dei pupi, una vivacità culturale destinata ad esaurirsi con la guerra e poi con l’avvento del fascismo.

Ma soprattutto, racconta Nella Condorelli nella sua introduzione,

“"in Sicilia è il tempo del movimento contadino che, dopo i Fasci dei Lavoratori, si sta organizzando in Leghe e cooperative per la tutela dei braccianti e la gestione diretta della terra. Maria si getta a capofitto in questa lotta, senza risparmio[...] Sta tenendo un comizio al Teatro Sangiorgi di Catania quando le arriva la notizia dell’eccidio di Randazzo. E’ il 25 luglio 1920, le forze dell’ordine hanno sparato sulla folla dei contadini che chiedevano terra e libertà, 11 i morti. Maria pretende giustizia per quel sangue innocente. Cinque mesi prima, il 29 febbraio, la mafia del feudo ha assassinato a Prizzi, nel palermitano, Nicolò Alongi, dirigente del movimento contadino, che sta organizzando il modello delle affittanze collettive già attivo nelle campagne del Nord Italia. Maria denuncia il capomafia di Prizzi, Silvestro Gristina, come mandante del delitto."”

Il libro traccia così, conclude la curatrice

“"un percorso di ragionamento sul rovesciamento di un’invisibilità femminile che diventa inevitabilmente rovesciamento dell’invisibilità della storia di una terra, la Sicilia, e di una città".”


Sinossi editoriale

I contributi oggetto del presente volume emanano dal convegno di studi “Maria Giudice. Il suo tempo, la sua storia”, tenuto presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania il 9 maggio 2023, con l’obiettivo di illuminare la figura di Maria Giudice, piemontese, personalità politica tra le più importanti del ’900, celebratissima al suo tempo, oggi dimenticata o citata solo per la figlia, la scrittrice Goliarda Sapienza. Partendo dal libro Maria Giudice di Maria Rosa Cutrufelli, che per prima ha indagato la vita straordinaria di questa donna, il volume racconta gli anni di Maria in Sicilia con un focus su Catania, dal 1919 al 1941, intrecciando due invisibilità: la donna e la città. Una ricostruzione storica, politica, sociale, femminista che si legge tutta d’un fiato. Promosso dal Collettivo Donne (in)Visibili – Il documentario delle donne tra storia, informazione e cinema del reale, CGIL Sicilia e Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania. Comitato scientifico: Nella Condorelli, Silvia Garambois, Maria Lombardo, Gabriella Anselmi, Giusi Milazzo, Stefania Mazzone.

Contributi di Nella Condorelli, Maria Rosa Cutrufelli, Laura Delli Colli, Anna Di Salvo, Silvia Garambois, Franco Garufi, Franco La Magna, Stefania Mazzone, Giusi Milazzo, Maria Lombardo, Stefania Rimini, Maria Rizzarelli, Giulia Squillaci.

Per una politica culturale del femminismo Gabriella Anselmi, Pinella Di Gregorio, Rosaria Leonardi, Gabriella Messina.

Nella Condorelli, documentarista e giornalista, il suo primo immutato amore professionale, è autrice di reportage e documentari dedicati alla ricostruzione della storia invisibile delle donne, dei movimenti, dei popoli del sud del mondo. Esperta di storia e società musulmane, ha realizzato inchieste e docufilm, viaggiando nelle società e tra le donne dell’area magrebina e sahariana, del medio oriente, iraniana e indoeuropea. Da anni si dedica con passione alla storia della Sicilia e alla ricerca audiovisiva sul movimento contadino e operaio siciliano dall’Unità d’Italia alla metà del ’900, cui ha dedicato la trilogia cinematografica “Storia della Sicilia Invisibile” con i film documentari 1893. L’inchiesta, La storia vergognosa. Cuntu d’amore e di riconoscenza all’Umile Italia, Vanni il Siciliano, attualmente in lavorazione. I suoi documentari sono diffusi dai canali RAI e hanno ottenuto numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero.


[1] Il 10 luglio 1922 durante un comizio di Maria Giudice ci furono a Lentini 4 morti e decine di feriti. Vedi: Fascisti e socialisti a Lentini / di Ferdinando Leonzio. Ferdinando Leonzio ha dedicato anche una scheda biografica su Maria Giudice in: Donne del socialismo, edito da ZeroBook, 2017

[2] Vedi anche: Maria Giudice. Tante lotte, tanta vita / di Laura Fortini.


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