Anna Kuliscioff
9 gennaio 1854: nasce Anna Kuliscioff. Il 2025 è l’anno del centenario della sua morte
9 gennaio: nasce Anna Kuliscioff. Il 2025 è l’anno del centenario della sua morte, che verrà celebrato con una mostra inaugurata oggi a Milano.
La sua vita avventurosa e il suo contributo alla storia del socialismo e del femminismo in Italia meritano di essere ricordati.
Anna Kuliscioff è un nome di battaglia, assunto presto, come presto inizia la vita di rivoluzionaria di Anja Rozenstein, nata a Sinferopoli, in Crimea, il 9 gennaio del 1854. Anche lei, come molti giovani russi (i nichilisti) cresce col fascino dell’Occidente, legge Padre e figli di Turgenev e Che fare? di Černyševskij e sceglie di studiare all’estero (alle donne era vietato l’ingresso all’università).
La causa dell’emancipazione della donna era infatti uno dei motivi ispiratori del movimento nichilista. A 17 anni Anja si trasferisce quindi a Zurigo, per studiare al dipartimento di scienze esatte del Politecnico.
- Anna Kuliscioff da giovane 1871c
In Svizzera c’è una massiccia presenza femminile nel corpo studentesco, eccezionale rispetto ad altri paesi europei. Qui Anja fa la sua esperienza di donna libera insieme alle altre studentesse e conosce i personaggi più in vista del socialismo internazionale.
Inizia così il suo impegno politico.
Ritornata a Odessa, nel 1873 aderì al gruppo populista di ispirazione propagandista “Cajkovcy”. La repressione non tarda a colpirla e Anja torna in Svizzera clandestinamente col nome di Anna Kuliscioff.
In Svizzera conosce l’anarchico italiano (e futuro primo deputato socialista) Andrea Costa (1851-1910). La loro relazione, dalla quale nacque nel 1881 la figlia Andreina, durerà fino al 1885 e deciderà il destino italiano di Anna.
Nel 1879, a Firenze, Anna viene processata e condannata al carcere. Nel 1881, pochi mesi dopo la nascita di Andreina, Anna non se la sente più di fare la “massaia romagnola” a Imola, la città di Andrea Costa, e torna in Svizzera, a Berna, per i suoi studi di medicina. Qui conosce Plechanov, padre del socialismo russo, traduttore dei testi di Marx ed Engels e collaborò a diffonderne i testi nella "Biblioteca del socialismo", fondata dal gruppo di Plechanov "Emancipazione e lavoro".
Pubblicò inoltre le corrisponde “Dalla Russia” sull’Avanti!, settimanale fondato da Andrea Costa.
Il passaggio dalle iniziali idee anarchiche all’approccio marxista è documentato dalla recensione di Anna al saggio di Napoleone Colajanni, “Il socialismo”, pubblicato a Catania nel 1884. L’intellettuale e politico siciliano era diventato in questi anni uno dei maggiori esponenti italiani del socialismo positivistico ed evoluzionistico, di ispirazione darwiniana. La critica di Anna lo richiamava ad un’analisi più “scientifica” (marxista) dei processi storici e politici.
Intanto la tubercolosi, che aveva contratto durante il carcere a Firenze, si aggrava, e Anna si trasferisce a Napoli per continuare gli studi . Qui conosce, nei primi mesi del 1885, Filippo Turati (1857-1932) ed inizia con lui una relazione destinata a durare tutta la vita.
Grazie a Filippo Turati, Anna si trasferisce, dopo la laurea in Medicina a Napoli, a Milano. La sua tesi sulle febbri puerperali suscita interesse e apprezzamento, ma per lei e le sue ricerche non c’è posto negli ospedali e nelle università lombarde.
Nell’ambiente milanese, grazie alla sua attività di “dottora dei poveri” e all’ambiente laico e socialista che frequenta insieme a Turati, e grazie ad Alessandrina Ravizza (fondatrice dell’asilo Mariuccia, emancipazionista, anche lei di origine russe) si confronta con la punta più avanzata del femminismo italiano di quegli anni, di ascendenza risorgimentale e impegnato in varie attività sociali di auto alle ragazze e alle donne.
È in questo ambiente che matura l’opera più importante di Anna Kuliscioff, "Il monopolio dell’uomo", sintesi originale - e destinata ad avere larga influenza sulle pratiche politiche delle donne socialiste e poi comuniste – fra approccio marxista e visione femminista.
Gli anni Novanta sono anni importanti per il socialismo italiano e per la coppia Turati-Kuliscioff. Nel 1891 nasce la rivista “Critica Sociale” che accompagnerà la nascita e la crescita del Partito Socialista Italiano, nato a Genova nel 1892. Si diffonde la stampa socialista e si intensifica la presenza degli scritti di Anna Kuliscioff, sull’organizzazione e le lotte del partito, oltre che sulla questione femminile (“Proletariato femminile”, “Appunti per una conferenza su Il Capitale”, “La forza delle minoranze”, “Appunti per un intervento al congresso internazionale sugli infortuni sul lavoro”, “La giornata di otto ore”).
Nel 1892, quando esplode il movimento dei Fasci siciliani, Anna scrive a Friedrich Engels (allora segretario della Seconda Internazionale), per avere consigli sulla linea politica che il partito avrebbe dovuto seguire.
In Italia si inasprisce il conflitto sociale. Dopo i fasci siciliani e la risposta repressiva di Francesco Crispi con la proclamazione dello stato d’assedio in Sicilia, nel 1894, esplodono i moti di protesta della Lunigiana, di ispirazione anarchica, anch’essi repressi con lo stato d’assedio. Nel 1898 moti della fame scoppiano a Bari, Napoli, Milano, dove la polizia agli ordini del generale Bava Beccaris spara sulla folla. È una strage, con numerosi arresti.
Anna viene arrestata e processata. Condannata, viene “dimessa” dal carcere il 29 dicembre 1898 per un indulto. Dal carcere scrive una “Lettera a Prampolini” in cui, pur dicendosi fiduciosa, mette in guardia, se la sua malattia dovesse aggravarsi, dal chiedere qualsiasi grazia. La classe dirigente tenta una svolta autoritaria: i partiti di opposizione, i loro giornali, le loro riviste, vengono perseguitati. È la "crisi di fine secolo", superata dall’opposizione democratica e socialista con il ricorso all’ostruzionismo.
Nelle elezioni politiche del 3 giugno 1900 i socialisti portano il numero dei loro deputati da sedici a trentadue.
La scelta riformista del partito sembra in questo momento la più giusta.
L’attività di Anna si intensifica, fra le operaie, per il partito, per la rivista. A questo periodo risalgono i testi più interessanti sul rapporto fra classe operaia e partito, e fra il “proletariato femminile” e il Partito.
Il suo approccio sociologico e antropologico, di chiara matrice positivista, ne supera però i limiti, grazie alla dimensione internazionale della sua esperienza e delle sue relazioni con personaggi di spicco della Seconda Internazionale e della socialdemocrazia tedesca. Questione operaia e questione femminile trovano nei suoi scritti l’analisi più lucida e meno provinciale del socialismo italiano.
Soprattutto, si concentra sui problemi del lavoro delle donne. Denuncia la condizione delle operaie ed elabora quindi la proposta di legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, che sarà poi presentata dal gruppo socialista e verrà discussa assieme alla proposta del governo.
Nella proposta e nella discussione che suscita, polemizzando con le femministe e con le stesse socialiste, Anna Kuliscioff affronta con chiarezza la contraddizione fra la richiesta di parità salariale e la “tutela” delle donne, cioè la difesa di quella che oggi possiamo chiamare la “differenza” femminile.
Nel 1902 viene approvata la legge n. 242 sul lavoro delle donne e dei fanciulli che entra in vigore il primo luglio del 1903. La legge recepisce solo in parte il progetto socialista, ma costituisce il primo passo verso la tutela delle lavoratrici madri.
- Anna Kuliscioff 1907c
La lotta nel partito fra riformisti e sindacalisti rivoluzionari (Arturo Labriola e Costantino Lazzari) si sviluppa intanto, a partire dal Congresso di Imola (1902), acutizzandosi nei periodi congressuali.
Nel 1908 Anna scrive sulla stampa socialista e si batte, dentro il partito e fuori, per il voto alle donne.
A questo dibattito si rifanno le lettere, pubblicate poi, nel 1910, nella biblioteca di “Critica sociale”, della famosa “Polemica in famiglia” fra Turati e Kuliscioff.
Turati cerca di difendere l’operato dei deputati socialisti che, pur di ottenere il suffragio per gli operai sono disposti a rimandare la battaglia per il voto alle donne, con argomentazioni in cui la cautela maschera anche la paura che il voto delle donne possa essere un voto moderato, che insomma tolga voti ai socialisti.
Anna Kuliscioff ritiene invece che questa battaglia vada condotta subito, che il suffragio o è universale o non lo è.
Nel 1912 la nuova legge elettorale esclude ancora le donne, pur definendo il suffragio "universale".
Il 1912 è anche l’anno della guerra di Libia. Il tema dei diritti delle donne non sarà più all’ordine del giorno.
Ma, forte dell’esperienza dei limiti della lotta sul voto alle donne, ad Ancona, mentre si il congresso del PSI ed il convegno dell’Unione nazionale delle donne socialiste, ottiene l’attenzione e gli aiuti del partito anche per la nuova rivista da lei fondata , “La difesa della lavoratrice”, organo nazionale del movimento socialista femminile.
Anna Kuliscioff è certamente l’ispiratrice dell’articolo iniziale, a firma della redazione, dal titolo Una forza nuova: «Non siamo agli inizi né veniamo come delle intruse, questa iniziativa che, altra volta avrebbe incontrato il sorriso scettico dei nostri stessi compagni, nasce oggi con ben migliori auspici»
Alla fine dei lavori del convegno si propone che il partito, le Camere del Lavoro e le singole organizzazioni sostengano finanziariamente i gruppi femminili contribuendo così alla nascita della figura di una propagandista retribuita, dedicata in modo esclusivo al suo lavoro.
Il giornale, che dirige per poco, a causa delle sue condizioni di salute, si trova subito ad affrontare il tema della guerra. Lo fa con una decisa opposizione, anche se Anna, pur non essendo interventista, maturava l’idea che i socialisti dovessero schierarsi, per l’inevitabilità dell’intervento italiano, a favore dell’Intesa.
La Grande guerra travolge la Seconda Internazionale. Il mondo di Anna Kuliscioff sta tramontando. Quello che arriva ha il volto inquietante delle adunate fasciste. Anziana e malata, Anna affida le sue preoccupazioni solo alle lettere a Turati e cessa di far sentire pubblicamente la sua voce.
Il 29 dicembre 1925 il Ministero dell’Interno registra la morte di Anna. Il funerale vede una folla immensa venuta a rendere omaggio alla “dottora dei poveri”.
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