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Italiani assediati per tre giorni a Nassiriya: morto un lagunare.

I miliziani di Al Sadr tengono in scacco la cpa e costringono il contingente italiano al ritiro dalla base Libeccio.

di Giovanni Battaglia - mercoledì 19 maggio 2004 - 4365 letture

Il drammatico bilancio di 72 ore di guerra per l’esercito italiano è di un morto e venti feriti. La dinamica degli eventi è descritta in un comunicato, dall’addetto stampa della missione italiana in Iraq, ten. Saverio Cucinotta, che sottolinea la gravità della situazione con cui si è trovato a fare i conti l’esercito italiano. Anche Barbara Contini è stata fatta oggetto di attentati: domenica, mentre rientrava a Nassiriya dall’incontro con Bremer a Baghdad, alcuni miliziani sciiti hanno aperto il fuoco sull’automobile della governatrice italiana, mancando fortunatamente il bersaglio.

Rientrata nella sede dell’autorità provvisoria, la Contini ha fatto sapere di non essere intenzionata a "lasciare Nassiriya in mano ai terroristi". In questo modo si chiude definitivamente il canale di dialogo e di trattativa aperto mesi fa con il braccio destro di Al Sadr, Aws Al Kharfaji, che aveva consentito ai nostri soldati di rimanere in relativa calma. Ormai la jihad è proclamata e dobbiamo aspettarci altre vittime fra i ventenni mandati allo sbaraglio nel pantano Iraq dall’irresponsabile governo italiano. Il lagunare che ha perso la vita, Matteo Vanzan, aveva solo 23 anni ed era volontario dell’esercito da appena dodici mesi. Forse l’esperienza di un anno di addestramento non è sufficiente a sostenere la difficoltà di un’azione di pace che diventa azione di guerra, e nelle stesse condizioni del povero Matteo si trova la maggioranza dei ragazzi impegnati in questa atroce follia. Nel giorno degli scontri più duri a Nassiriya, con la sede del cpa assediata dai miliziani, Berlusconi era molto teso e visibilmente provato dalle notizie che arrivavano dal fronte: lo abbiamo visto allo stadio Meazza assistere, col viso "tirato" dall’angoscia, alla partita celebrativa del 17° scudetto del "suo" Milan.

Intanto la sinistra, compatta, chiede a gran voce al premier di riferire alle camere sulla situazione irachena, e prepara una mozione parlamentare per discutere sul ritiro delle truppe. Purtroppo però, Berlusconi riferirà solo dopo aver preso disposizioni da Bush, il 20 maggio a Washington, dove si intratterrà amichevolmente con il presidente Usa. Ma a rendere più tragicomica (se si può) la situazione del centrodestra ci pensa Fini: il segretario di An ha infatti dichiarato che è giunto il momento di cambiare le regole di ingaggio per le truppe italiane, così da consentire ai nostri soldati di contrattaccare "adeguatamente" in risposta al fuoco nemico. In altre parole si autorizzerebbero gli italiani a intraprendere azioni di guerra in suolo straniero, azioni espressamente vietate dalla nostra costituzione.

La situazione è precipitata in tutto l’Iraq: a Baghdad è stato ucciso in un attentato, il capo del governo provvisorio iracheno, Ezzedine Salim. Nel sud membri della polizia irachena si sarebbero uniti ai miliziani e molti villaggi sono caduti nelle mani degli stessi guerriglieri di Al Sadr.

Il 30 giugno si avvicina e la spirale di violenza che avvolge la Mesopotamia è destinata a crescere, poiché ogni gruppo di militanti armati, vuole conquistare più peso politico tramite le azioni di guerriglia.

Ringraziamo Bush e il fido Berlusconi…


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