A Guantanamo è tornata la legge

La Corte Suprema americana, con una sentenza inaspettata, stabilisce che i detenuti possono ricorrere alla giustizia degli Stati Uniti: shock della Casa Bianca.
Adesso la legalità della detenzione dei prigionieri a Guantanamo è contestabile. Lo ha stabilito la Corte Suprema degli Stati Uniti, con sei voti a favore e tre contrari. Questa sentenza consentirà ai detenuti di guerra, di ricorrere ai tribunali americani per contestare i metodi di detenzione applicati nel carcere della base militare in territorio cubano.
Dall’11 settembre, al presidente degli Stati Uniti erano stati concessi poteri speciali, che tuttavia non giustificano, secondo la Corte Suprema, la detenzione illimitata e senza possibilità di difesa, degli oltre 600 prigionieri di Camp Delta (presunti affiliati ad Al Qaeda e Talebani), costretti a condizioni estreme.
La sentenza della Corte non accenna minimamente alla colpevolezza, o alle condizioni di prigionia, dei detenuti, ma stabilisce il diritto alla difesa per americani e non.
Le organizzazioni per la difesa dei diritti civili non avevano mai visto di buon occhio le misure straordinarie attivate dopo l’11 settembre: adesso, con questa sentenza, tutto è nuovamente in discussione.
Secondo uno dei tre giudici conservatori che hanno votato contro la decisione, Antonin Scalia, questa sentenza rende Guantanamo Bay "un luogo imprudente dove tenere prigionieri stranieri in tempo di guerra". Le autorità competenti stanno cercando di conciliare la sentenza con il codice militare e le Corti marziali previste dal Pentagono.
L’Unione delle libertà civili americana è ovviamente soddisfatta, e definisce "storica" la decisione della Corte Suprema". Certamente adesso la cieca e discutibile "guerra al terrorismo" degli Stati Uniti non potrà più sentirsi al di sopra della legge, perché ogni detenuto, di qualsiasi nazionalità, può contestare la legalità della sua detenzione davanti a una giuria degli Stati Uniti.
Rimane tuttavia al presidente americano, la possibilità di trattenere un cittadino degli USA al di fuori del circuito della giustizia ordinaria, viste le particolari condizioni di guerra al terrorismo; i giudici hanno però sottolineato il diritto inviolabile del detenuto alla difesa delle sue ragioni davanti ad un tribunale.
Inevitabilmente, nei prossimi giorni si solleveranno molti casi di ricorso a questa sentenza; un primo passo è stato fatto, ma la strada per arrivare ad una reale salvaguardia dei diritti dell’uomo è ancora lunga e piena di gente come Bush.
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