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Cassazione, minorenni e droga

Sull’argomento si è pronunciata la VI Sezione Penale della Corte di Cassazione con l’innovativa sentenza 24432 che, dopo un’approfondita disamina della materia...

di giovanni d’agata - mercoledì 7 luglio 2010 - 2858 letture

Condanne pesanti per chi fa "assaggiare" la cocaina ai minorenni. Non si puó invocare, infatti, l’attenuante dell’ uso di gruppo chi fornisce la droga per "iniziare" all’utilizzo di stupefacenti persone che non sono consumatori abituali, anche se la situazione nella quale avviene il consuma è di tipo collettivo. Lo stabilisce la Cassazione.

Il caso riguarda due uomini adulti che per diverso tempo avevano fornito e consumato droga con tre ragazze minorenni. Condannati dalla Corte d’Appello di Roma per cessione di droga a sei anni e 30mila euro di multa l’uno, e tre anni e 12mila euro di multa l’altro, gli imputati hanno fatto ricorso in Cassazione sostenendo che si trattava di "uso di gruppo" della sostanza.

Sull’argomento si è pronunciata la VI Sezione Penale della Corte di Cassazione con l’innovativa sentenza 24432 che, dopo un’approfondita disamina della materia, mai compiutamente presa in esame dalla rara precedente giurisprudenza di legittimità, ha stabilito che "perché ci sia uso di gruppo, l’acquisto e la detenzione destinata all’uso personale deve avvenire fin dall’inizio per conto e nell’interesse anche di altri soggetti dei quali sia certa l’identità e la manifesta volontà di procurarsi le sostanze destinate al proprio consumo, verificandosi cosí una situazione di codetenzione e non di cessione".

Non è cosí quando si utilizza la sostanza stupefacente per iniziare all’uso dei non consumatori, solo per il "piacere" degli imputati di estenderne il consumo.

Questo diniego della Cassazione all’uso "di gruppo" come attenuante per la fornitura di droga ai minori pone uno sbarramento, posto che da circa un anno a questa parte sono aumentati i sequestri di quantitativi di droga. Gli spacciatori sono spesso giovanissimi, al di sotto dei vent’anni e in alcuni casi anche minori.

Si è registrato anche l’aumento e la diffusione delle cosidette "nuove droghe", utilizzate nelle sette o comunità religiose. Si tratta di pericolosi infusi a base di sostanze di derivazione vegetale ed apparentemente innocue, ma con potenti proprietà allucinogene e psicoattive. Queste sostanze circolano senza troppi controlli e risultano di difficile catalogazione tra le sostanze stupefacenti note ed individuate da apposite norme di legge.

Di recente, infatti, pare che il Ministero della Salute, sia stato informato del ricovero di alcuni soggetti per gravi turbe psicomotorie, in seguito al consumo di una bevanda denominata “AYAHUASCA” utilizzata all’interno di comunità religiose o sette per i loro riti. Tale infuso deriva da un estratto vegetale di alcune erbe di piante locali: GIACUBE (liana della foresta amazzonica) e RAINHA (foglie) utilizzato dai popoli amazzonici per lo svolgimento di particolari riti propiziatori.

Le analisi di laboratorio hanno identificato tracce di potenti sostanze stupefacenti quali la dimetiltriptamina ed attualmente risultano ancora in corso ulteriori accertamenti.


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