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Carlo Maglitto, poeta lentinese

Fuori luogo / Carlo Maglitto. - edizioni VILLA BIENER arte contemporanea, 2021.

di Ferdinando Leonzio - mercoledì 26 maggio 2021 - 2553 letture

In un momento in cui la lentinità sembra di nuovo orgogliosamente rifiorire per il suo grande passato recente e remoto, per i suoi figli migliori e le sue intelligenze piú vive, non può essere dimenticato il contributo di quei lentinesi, indigeni e adottivi, che, anche se lontani dalla loro terra, l´hanno onorata e fatta conoscere all´Italia intera e anche oltre, come Manlio Sgalambro, Sebastiano Addamo o Anna Valle.

Fra gli illustri figli di Lentini che con la loro scienza o la loro arte tengono alto il nome della Città, va inserito certamente l´artista Carlo Maglitto.

Egli è nato infatti a Lentini nel 1940, da Ignazio Maglitto e Giovanna Lo Castro, ed è vissuto in una casa situata in quello che allora si chiamava “Vicolo Lazio”, la stradina che congiunge le piú importanti e conosciute Via Roma e Via Lisso.

A Lentini Carlo visse la sua infanzia, fino a quando il padre, impiegato comunale, avendo vinto un concorso per segretario comunale, nel 1952 si trasferí in Continente, precisamente in Liguria, assieme alla sua famiglia. Carlo rimase ancora un po’ a Lentini, per finire l´anno scolastico, affidato a due suoi zii. A 12 anni, ancora adolescente, fu poi catapultato in un ambiente a lui sconosciuto nel dialetto, nello stile di vita, nella mentalità: quello della provincia ligure.

Faticò non poco, il giovanissimo siciliano, ad inserirvisi e nel suo cuore rimase per sempre impresso il suo marchio d´origine: la sua Lentini anni ´40 e ´50. Lo aspettava una vita, a dir poco avventurosa, che lo porterà in giro per il mondo, dalla Svizzera all´Asia. Intanto egli si immergeva negli studi piú eclettici, ivi compresi la psicanalisi freudiana e l´ascetismo orientale, mentre il suo io si esprimeva in varie forme artistiche, dalla pittura alla poesia. Ed è proprio in poesia che si è espressa di recente la sua personalità, con un´opera dal titolo Fuori luogo, una raccolta di poesie, divisa in sei capitoli: Fuori Luogo, Predatori innocenti, A lungo andare, Troppo lontano, Quel che resta del mare, Viaggi.

I versi liberi, scritti con uno stile che ricorda la scuola ermetica, obbediscono solo al ritmo delle sue piú intime emozioni di vita vissuta e di vita sognata, espresse con appassionato e trascinante lirismo, soffuso di malinconica nostalgia per il tempo che fugge e mai piú ritorna. Una poesia sussurrata al cuore dei lettori e dunque capace di coinvolgerli emotivamente. Una poesia, inoltre, che potremmo definire “internazionale”, che spazia dalla Lentini del dopoguerra al Mar ligure, dall´India alla Birmania, dalle Filippine all’Ungheria…

Un tema particolarmente caro all´autore è rappresentato dalla sua Città d´origine, strettamente legato alla nostalgia per la sua adolescenza, il cui ricordo il tempo non è riuscito a cancellare.

Non mi nascondo dietro un dito
non farò dei compromessi e nemmeno
tacerò sul mio concittadino, quel notaio
di Lentini che fu il primo poeta italiano.
Nelle vene scorre il sangue di un greco
forse tinto di spagnolo, una goccia
di un uomo sconosciuto, il fenice
che fischiava come la megattera marina,
il rosso vivo del troiano che intercede protezione
contro l´ibrido Scilla nello stretto di Messina.

(Dalla lirica Infanzia mediterranea)

L´onda dei ricordi a volte lo trascina, impetuosa, alla visione degli interminabili giochi di un improbabile calcio, giocato con una palla di pezza, che i ragazzi del quartiere (Lorenzo Giudice, Gianni Zacco, Tano Lanteri e tanti altri…) praticavano infaticabili nella larga e ospitale Via Italia, allora dominata dalla “Casa dei socialisti”, oggi malinconico testimone di un tempo che mai piú tornerà:

anch´io ero infanzia, infanzia che ho lasciato
nella palla cucita dalla mamma e nei fumetti
dell´Uomo mascherato con i soldi della nonna.

(Dalla lirica Qualche radice a sud)

Noi del dopoguerra al tempo del piano Marshall
prendemmo la vita come viene
tra vicoli e fogne a cielo aperto, cani randagi
dietro una femmina in calore, le scommesse nel futuro,
tu sbattevi contro i passanti indaffarati,
io fuggivo sulla scala scalcinata
della sezione socialista dietro la solita canzone
“dove sorge il sol dell´avvenire”.

(Dalla lirica Noi del dopoguerra)

Insomma, un´opera capace di suscitare intense e coinvolgenti emozioni, certamente piú che meritevole di essere letta ed anche recitata.

Una serata di recite, magari accompagnata da una mostra delle opere del Nostro, sarebbe un giusto riconoscimento della Città che gli diede i natali e che egli sempre porta nel cuore.

Copertina del libro di Carlo Maglitto, Fuori luogo

Carlo Maglitto Fuori luogo edizioni VILLA BIENER arte contemporanea, 2021.

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Carlo Maglitto


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