“Ah Mario…!”

«E se poi andasse male e finissimo tutti a sbattere, vorrà dire che avrò portato Draghi alla guida del Paese. Nessuno potrebbe più pensare che questa crisi non ha avuto senso» (sen. Matteo Renzi da Rignano)

di Deborah A. Simoncini - giovedì 4 febbraio 2021 - 2132 letture

Tutto quello che è interessante accade nell’ombra e spesso non se ne sa nulla. L’evento si svolse in un club esclusivo. Il buffet era ricco e l’eccitazione palpabile nell’aria. Cosa c’era da festeggiare? Sul volto il premier incaricato accennò un lieve sorriso per quello che stava per dire. “Il calabrone teoricamente non dovrebbe volare, ma riesce a farlo.” Rallentò il ritmo della lettura e continuò: “Nei limiti del mio mandato farò di tutto per salvare l’Italia. E credetemi sarà abbastanza.” Qual era il significato di quelle parole? I politici capirono che scommettere contro il suo governo sarebbe stato un errore, e votargli contro un azzardo e applaudirono.

Il 3 febbraio 2021 verrà ricordato come “il giorno di super-Mario l’uomo della provvidenza.” A lui banchiere e grand commis si riconoscono qualità indiscusse di competenza e leadership. Ha affrancato gran parte dell’economia italiana dalla presenza soffocante dello Stato e restituito alla Banca d’Italia il prestigio perduto. Alta è la sua reputazione nei circoli economico-finanziari e politici internazionali. All’estero si è fatto molto onore.

A destra verso di lui sono rispettosi e benevoli. Tutti ne sottolineano la competenza, il carisma e il coraggio. Riservato e imperscrutabile, considerato nel carattere complessivamente freddo, ma le donne gli riconoscono un certo charme. Mistero e inafferrabilità accompagnano il potere e lui lo sa. C’è chi ne ha fatto un ritratto fulminante: “Ha una faccia da poker e non sai mai cosa c’è dietro e cosa pensa.” Inquadrarlo è impossibile, sfugge alle classificazioni a cui siamo abituati. Raramente partecipa ad avvenimenti mondani. La Roma è la sua squadra del cuore, ma allo stadio la partita va a vederla in curva; gioca a tennis in circoli popolari, scia e fa roccia a Cortina, senza mai farsi vedere sul corso cittadino, ultimamente ha scoperto il golf. Cura in modo meticoloso la propria immagine. Calma l’andatura, l’abito lo stesso, il sorriso lieve tra l’ironico e il timido. In pubblico preferisce parlare leggendo un testo scritto e col tono monocorde. Il potere delle sue parole è quasi ipnotico. E’ una figura di grande rilievo e c’è chi ha detto che “sembra un cardinale.” Da personaggio complesso e dalle molte sfaccettature, i giudizi che suscita non sempre convergono. Il “Bild” (il quotidiano più popolare e diffuso della Germania) all’inizio della sua esperienza in BCE gli regalò un elmetto prussiano del 1871.

Voleva sottolineare l’apprezzamento per il suo carattere poco italiano, salvo poi cambiare idea vista la sua guida alla Banca e richiederne alla fine del mandato la restituzione. Difficile definire il suo reale approccio teorico. Per alcuni è Keynesiano come il suo maestro Federico Caffè; per altri un pragmatico uomo d’azione che utilizza approcci analitici diversi e sceglie intelligentemente. C’è anche chi lo considera l’incarnazione vivente dei poteri forti e il degno rappresentante della finanza internazionale, cinica e rapace. Ha passato la sua adolescenza all’Eur e frequentato la scuola della Roma bene: l’istituto dei padri gesuiti “Massimiliano Massimo”. Crede in se stesso e riconosce in se stesso l’unica persona di cui si fida ciecamente.

L’insegnamento ricevuto segue un motto molto importante: “Insegnare alle persone a credere in se stessi e fare le cose al meglio delle proprie possibilità.”

A conclusione del suo discorso il Presidente ci tenne a ringraziare: “Caffè ci ha insegnato che la piena occupazione non è un mezzo per accrescere la produzione, bensì un fine in sé, una questione di dignità della persona. La politica economica deve agire per conseguirla. E io speriamo che me la cavi.” Dal fondo della sala si alzò una voce:

A’ Mario, cavartela o chiavartela pensa a pottà er risurtato a casa … che sennò te mannamo a fatti fottere!

I due Matteo si strizzarono l’occhio sotto la mascherina e ammiccarono guardando in direzione di chi aveva avuto sì tanto ardire.



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