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Ágnes Heller RIP

di Sergej - sabato 20 luglio 2019 - 1995 letture

Ágnes Heller (Budapest, 12 maggio 1929 – Balatonalmádi, 19 luglio 2019) è stata una filosofa ungherese.

Nata a Budapest nel 1929, è stata il massimo esponente della «Scuola di Budapest», corrente filosofica del marxismo facente parte del cosiddetto "dissenso dei paesi dell’est europeo", (da non confondere con il dissenso di figure quali Aleksandr Solženicyn) prima del crollo definitivo dei regimi dell’est europeo. Nota in occidente come la teorica dei "bisogni radicali" (intesi come il vero terreno di scontro tra soggettività e potere) e della rivoluzione della vita quotidiana, il suo pensiero è stato molto discusso soprattutto in occidente negli anni ’70 e ’80 e in Italia in particolare con riferimento ai movimenti degli anni ’70.

La Heller e gli altri esponenti della "Scuola di Budapest" fanno risalire l’origine della loro impostazione teorica e pratica a "Storia e coscienza di classe" (1923) di György Lukács, critica del sapere feticistico fondato sull’idolatria dei "fatti" e dei "dati", ma anche a un’altra produzione filosofica, sempre degli stessi anni, di Karl Korsch, "Marxismo e filosofia": in questi testi si ritrova quella continuità del pensiero da Hegel a Marx che nei marxisti cosiddetti "scientifici" o ortodossi risulta rimossa. Le tematiche privilegiate della ricerca della Heller sono sempre state l’etica, la sessualità, la famiglia nel quadro di un progetto rivoluzionario anticapitalista che muove dalla volontà di superare i rapporti di subordinazione e di dominio.

Fonte: Wikipedia.


Abbiamo voluto riportare l’inizio della "voce" dedicata a Ágnes Heller (a proposito: si pronuncia àgh-nes e non àgnes) presa dalla fonte più facile oggi a disposizione per qualsiasi lettore, ovvero Wikipedia online. C’è sempre qualcosa che le voci enciclopediche, necessitate all’obiettività e alla sintesi, non riescono a dire. I più probabilmente non hanno mai letto nulla di Ágnes Heller, non sapevano neppure chi fosse. Paradossalmente, uno dei "benefici" della morte nella società contemporanea di personaggi illustri è quello di farli conoscere a una vasta massa che così all’improvviso "scopre" di sapere tutto di questo VIP defunto - salvo poi passare al VIP successivo dato che le notizie scorrono in fretta e i morti seppelliscono i morti.

Il primo libro che lessi di Ágnes Heller fu "Teoria della storia" (1982) edito da Editori Riuniti per la cura di Vittoria Franco. Regalo di un compagno del PCI a me che non ero del PCI. Non a caso ho voluto sottolineare data e casa editrice di questo libro nell’edizione italiana immediata che ne fu fatta. Vi era allora, all’interno del PCI, un’attenzione e un interesse molto alti verso di lei - e in genere per tutto quello che germinale, che di nuovo, spuntava all’interno dei Paesi dell’Est. La speranza che si potesse superare l’impasse politico che aveva mummificato l’esperienza del socialismo e del comunismo in Europa. Il PCI, il meno monolitico dei partiti comunisti esistenti - ma non per questo esente da ottusità politica - aveva questa capacità: di voler confrontarsi, di voler andare avanti. Mentre nei Paesi dell’Est Ágnes Heller viene progressivamente ridotta al silenzio e ostracizzata, in Italia grazie a Editori Riuniti viene letta e influisce, anche se in settori intellettuali non centrali ancora della ricerca filosofica. Sembrava allora che Heller fosse ancora troppo dentro l’orizzonte di György Lukács, intellettuale di cui si apprezzavano i timidi elementi potenzialmente dissidenti - ma che rimaneva nell’ambito dell’ortodossia. Ágnes Heller ha avuto la capacità, negli anni successivi - ma ormai in Italia non esisteva più una organizzazione intellettuale come il PCI capace di dare struttura alla ricerca filosofica e intellettuale -, di superare rapidamente non solo Lukács ma anche il marxismo: e proprio "Teoria della storia" può considerarsi come il primo passo in questa direzione. Il suo ultimo libro da me letto è stato "Breve storia della mia filosofia", edito dalla Castelvecchi nel 2016 per la traduzione di Costanza Astore [1]. Libro che è tante cose. Non è solo un riepilogo, una "memoria" divulgativa, un voler fare "il punto" su chi si è stati e chi si è ecc_. Un libro molto bello, che molti dovrebbero leggere - sì, anche al posto delle tante "filosofe" che l’industria culturale fabbrica e che smercia per il target mirato delle consumatrici.

Ágnes Heller proveniva da una famiglia colta e borghese (suo padre era un musicista), che ebbe guai con il regime di Horthy. La sua famiglia fu destinata ai campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau con l’invasione nazista: solo lei e sua madre si salvarono. Tornata in Ungheria dopo essere stata estromessa dal regime socialista, fu estromessa dall’Università sotto Viktor Orbán al potere dal 2010, con la falsa accusa di malversazioni (per delle traduzioni critiche di Socrate e Platone). È morta facendo il bagno nel lago Balaton: gli amici l’hanno attesa a lungo sulla riva, ma non è più tornata [2].

Una cosa vorrei aggiungere. Nell’ultima pagina della Breve storia della mia filosofia, si dice di "quella strana cosa che i nostri antenati filosofi chiamavano ’essenza’":

"Solo l’essenza si può riassumere. È il lago in cui tutto affluisce e da cui tutto scaturisce. Non si possono riassumere tutte le correnti, in questo senso non hanno un’essenza. Eppure queste sono più rinfrescanti, più imprevedibili e forse anche più amabili del bacino da cui sgorgano o verso cui ritornano" (pag. 182).

Davvero singolare, alla luce anche del modo in cui è morta. Ágnes Heller e l’elemento acqueo, il fiume, il lago... Ricorda Riccardo Mazzeo in un articolo rievocativo davvero bello [3]:

"Aveva novant’anni e l’acqua era il suo elemento più congeniale. A Budapest tutte le mattine si tuffava nella piscina della sua casa, ma poi quando era in giro per il mondo e trovava uno specchio d’acqua, non esitava un secondo: una volta a Fano, con il suo fraterno amico Francesco Comina, nel mare, ma le piacevano anche i laghi e una volta si era tuffata persino nel Rio delle Amazzoni."

Ecco, con Ágnes Heller il pensiero filosofico torna agli elementi essenziali: il corpo, il desiderio, la terra, l’acqua...


Biografia (da Wikipedia)

Sopravvissuta all’Olocausto, Agnes Heller ha 18 anni quando nel 1947 assiste alle lezioni dell’ormai sessantenne G. Lukács, filosofo oltre che dirigente del partito comunista ungherese sin dai tempi di Lenin nel 1918. Sempre all’università di Budapest la Heller in seguito diverrà assistente e collaboratrice di Lukács. Nel 1956 quelli che una volta erano gli allievi diventano la "corrente", un gruppo compatto di sostenitori del "vero" marxismo contro ogni falsificazione e aberrazione. Nel 1959 viene espulsa dall’università e poi anche dal partito per aver sostenuto «le idee false e revisioniste» del giovane Lukács e costretta ad insegnare in una scuola media mentre i suoi scritti vengono sottoposti al veto di pubblicazione.

Nel 1963 entra come ricercatrice nell’Istituto di Sociologia dell’Accademia delle Scienze e sempre nello stesso anno a seguito di un suo viaggio in Italia ha origine "L’uomo del rinascimento". Spiega la Heller: "Mi ha sempre colpito l’enfasi di Engels sul Cristianesimo e il rinascimento come le più grandi rivoluzioni dell’umanità [...] Le tre città-stato: Gerusalemme, Atene e Firenze simboleggiano per me le fonti della nostra cultura e al tempo stesso l’unione di creatività e ricettività." Questo in Italia "...fu il mio primo viaggio in occidente [...] nelle vie, nelle chiese, nelle case, nei palazzi di Firenze ho incontrato un sogno, o meglio, ho incontrato il mio sogno di un mondo adeguato all’uomo. Una volta che i confini dell’occidente si erano di nuovo richiusi per me, volevo semplicemente tornare in questo mondo, anche se solo con la fantasia, col pensiero. Se volete fu un libro d’amore: una dichiarazione d’amore per l’Italia." (Il testo è tratto da "Morale e rivoluzione", 1979)

Nel 1968 protesta contro l’intervento sovietico in Cecoslovacchia. Viene licenziata dall’Accademia nel 1973 con l’accusa di aver negato la realtà socialista del suo paese e di altri paesi usciti dalla rivoluzione d’Ottobre nell’esercitare il suo lavoro di "cultore di scienze sociali". Non condivide le svolte reazionarie di tanti paesi dell’Est e nel 1977 decide infine di lasciare l’Ungheria insieme al marito, il filosofo Ferenc Fehér e gli amici Gyorgy e Maria Marcus, anch’essi noti esponenti della "scuola di Budapest" e con il timore di non poter più rientrare in Ungheria emigra in Australia. A Melbourne insegnerà sociologia presso La Trobe University.

Ritornata in Ungheria, ha insegnato anche alla New School for Social Research di New York, rimanendo ancorata alle sue teorizzazioni dei bisogni radicali, pur non professandosi più marxista.


Altre info: Gariwo.net.


[1] Con qualche svarione di traduzione. a pag. 21 si confonde Anatol France con la nazione Francia, nel più banale degli svarioni che un traduttore possa compiere.

[2] Cfr: https://www.lastampa.it/cultura/2019/07/19/news/e-morta-a-90-anni-agnes-heller-la-filosofa-nemica-dei-totalitarismi-1.37138061

[3] https://www.doppiozero.com/materiali/agnes-heller-filosofia-rivoluzioni-e-vita-quotidiana


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