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Persone: Jorge Mario Bergoglio, papa

di Redazione - lunedì 21 aprile 2025 - 499 letture

Addio Papa Francesco

Lo ha annunciato il Cardinale Farrell. Jorge Mario Bergoglio è stato il primo Papa gesuita, si è spento a 88 anni. Era nato a Buenos Aires da emigranti italiani, è stato il Pontefice della misericordia, degli "scartati", della cura del Creato

È morto Papa Francesco. Lo ha annunciato Sua Eminenza, il Card Farrell: “Carissimi fratelli e sorelle - le sue parole - con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino.”

Cosa succede adesso

Quando il Papa muore, al cardinale camerlengo è richiesto di procedere all’accertamento ufficiale del decesso in presenza del maestro delle celebrazioni liturgiche e del cancelliere della Camera Apostolica. Al cancelliere è attribuito il ruolo di compilare il documento di morte.

Il cardinale camerlengo procede con l’apposizione dei sigilli alla camera e allo studio del Pontefice, comunicando l’avvenuto decesso del Papa al vicario di Roma, che a sua volta procede alla diffusione della notizia. Le campane di San Pietro vengono fatte risuonare con rintocchi a martello, mentre il portale bronzeo viene chiuso per metà.

Terminata questa primissima fase, si procede con la composizione della salma ad opera dei medici vaticani, che la rivestiranno con i parametri pontifici: mitria bianca sul capo, mantello rosso usato per la S.S. Messa (casula), striscia di lana bianca con croci nere (pallio). Una volta composta, la salma è condotta nella Basilica di San Pietro per l’esposizione ai fedeli, per una durata pari a tre giorni.

Fonte: RaiNews.


Questo articolo è stato pubblicato alle 10 del 21 aprile 2025.


L’ultima apparizione pubblica di papa Francesco, il giorno prima

La Pasqua: Cristo risorto è luce di speranza oltre la razionalità umana

La messa della Domenica di Pasqua è affidata al Cardinale Angelo Comastri, omelia preparata da Papa Francesco: “Abbiamo costruito un mondo di calcoli e algoritmi, di logiche fredde e interessi implacabili”.

La Pasqua è tempo di Resurrezione: “Cristo è risorto e vive tra di noi”. La Risurrezione è un fatto, non è l’interpretazione di un fatto, è avvenuto il passaggio definitivo dell’umanità dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla paura alla fiducia, dalla desolazione alla comunione. Il Cristo risorto per i cristiani è quell’uomo che si è caricato sulle spalle le colpe di tutti, anche le liti con i colleghi e con i vicini di casa, gli abbracci mancati per non saper perdonare. Montale affermava che “un imprevisto è la sola speranza” e quando il cristianesimo pensa alla Risurrezione pensa a questo imprevisto.

In Lui si poggia la nostra risurrezione, la nostra fede in cui ricrea l’uomo nuovo. Gesù è l’Alfa e l’Omega della nostra vita, è il Signore del tempo e della storia che ci invita a uscire dalle nostre comodità e a diventare annunciatori di speranza. È Lui che ci accompagna nelle nostre vite travolte dalla disperazione in cui regna la logica stringente della razionalità, dove l’ultima cosa da dire è “non vale più la pena”. L’incontro con la Risurrezione è qualcosa che rompe con tutto questo tipo di razionalità, è quella cosa che mette in discussione tutte le nostre conclusioni.

È il tempo della gioia, racconta il Vangelo, che non si limitata a quest’epoca dell’anno liturgico, ma è presente in ogni momento nell’animo del cristiano: Cristo non è un uomo del passato, che visse un tempo e poi se ne andò lasciandoci un bel ricordo o un esempio meraviglioso. La sua Risurrezione è un forte richiamo ai cristiani di tutto il mondo ad “essere luce e a portare luce agli altri”. È mettere Cristo nelle viscere di ogni realtà umana perché è sempre Lui a liberarci dalle prigioni, ad aprirci gli occhi, a sollevare i pesi caricati sulle nostre spalle fino all’ultimo giorno.

“A Pasqua è cambiato il destino del mondo ‒ ha sottolineato Papa Francesco ‒, e oggi, che coincide anche con la data della risurrezione di Cristo, possiamo gioire nel celebrare, per pura grazia, il giorno più importante e bello della storia”.

La Pasqua è il tempo in cui sperimentare la vittoria sulle nostre catene interiori, spesso segni di mediocrità. “Affrettiamoci a superare conflitti e divisioni, e ad aprire i nostri cuori a coloro che ne hanno più bisogno. Affrettiamoci a percorrere le vie della pace e della fratellanza ‒ esorta il Pontefice ‒. Rallegriamoci per i segni concreti di speranza che ci giungono da tanti paesi, a cominciare da quelli che offrono assistenza e rifugio a chi fugge dalla guerra e dalla povertà. Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità”.

Il Santo Padre vive questa Pasqua ancora in piena convalescenza. È andato Giovedì Santo a visitare i detenuti del carcere romano Regina Coeli e con voce sofferente ha saluto tutti i presenti. Il Papa durante la Settimana Santa ha voluto essere presente nei diversi incontri a piazza San Pietro, nonostante le sue delicate condizioni di salute. Ha fatto di tutto per abbracciare idealmente i fedeli, ha voluto stare sempre accanto al suo “gregge”. Nelle meditazioni del Venerdì Santo papa Francesco sottolinea ancora che “disumana è l’economia in cui novantanove vale più di uno. Eppure, abbiamo costruito un mondo che funziona così: un mondo di calcoli e algoritmi, di logiche fredde e interessi implacabili”. Francesco per la celebrazione della Messa della domenica di Pasqua ha delegato al vicario generale emerito per la Città del Vaticano il Cardinale Angelo Comastri a cui seguirà il rito della Benedizione Urbi et Orbi in Piazza San Pietro.

Fra la Croce e la Risurrezione, racconta il Vangelo, nella penombra di un lungo Sabato Santo, lo Spirito suscita fiducia. Nel Triduo Pasquale abbiamo contemplato la sofferenza di un Dio che si riconcilia con le caratteristiche della nostra umanità: deboli, mortali, osteggiati, minacciati e destinati a morire. Le ferite di Gesù sono le ferite dell’uomo di ogni tempo, della sua malattia e sofferenza, delle violenze, delle ingiustizie, delle nostre città. Questa relazione ci libera dall’illusione di essere sempre perfetti e immortali. La Via Crucis è la preghiera di chi si muove. Interrompe i nostri percorsi consueti, affinché dalla stanchezza andiamo verso la gioia. Una gioia che non dipende dal benessere materiale, dal non soffrire privazioni, dall’assenza di difficoltà.

Sepolto per tre giorni entra nella nostra solitudine, fredda e rigida: nelle cose per le quali non nutriamo speranza. Cadere e rialzarsi, cadere e ancora rialzarsi. Così ci hai insegnato a leggere, il Cristo, l’avventura della vita umana. Anche noi spesso continuiamo a giacere nel sepolcro delle nostre rassegnazioni: non riusciamo a prendere le distanze da noi stessi, quando le nostre aspettative della vita, degli altri, sono esagerate, quando il nostro perfezionismo viene deluso, quando la nostra paura di fare brutta figura si realizza. Il Sabato Santo ci insegna, nel silenzio, a lasciare nella nostra tomba quotidiana pretese, paure, ferite del passato, che ci procurano ancora nei rapporti della vita quotidiana rancore, rabbia, insoddisfazione, senso di fallimento.

Quante volte crediamo che l’amore sia soltanto un bel sentimento, un’emozione che viene e va via, quando invece è un dono e un impegno chiamato a resistere ad ogni tempesta. Quante volte abbiamo deluso o tradito? Quante volte non abbiamo saputo perdonare per mancanza di carità, per orgoglio, le offese ricevute che “leghiamo al dito” facendo resistenza? “Signore, aiutaci ad accettare che il tuo amore è senza condizioni, che il tuo affetto di Padre non si debba comprare né pagare. Allora anche noi ‒ invita Francesco ‒ potremo amare al di là di tutto, perdonare gli altri anche quando sono stati ingiusti con noi”.

La Risurrezione è rinascita, “non un semplice ritorno alla vita precedente, come fu per Lazzaro ‒ ricorda Papa Francesco ‒, ma è qualcosa di completamente nuovo e diverso. È il passaggio a una vita che non è più sottoposta alla caducità del tempo, una vita immersa nell’eternità di Dio. Non si tratta di qualcosa che Gesù ha ottenuto solo per sé, ma anche per noi, per i quali è morto e risuscitato”.

Articolo di Roberto Montoya il 19 aprile 2025, per RaiNews.


La sua ultima benedizione

"Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo"

Trentacinquemila persone in piazza San Pietro. Dopo la benedizione il Pontefice tra i fedeli in papamobile

Vedi su RaiNews.


È morto papa Francesco

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Papa Francesco

Era stato scelto nel 2013 come successore di Benedetto XVI ed è stato il primo gesuita a diventare pontefice: aveva 88 anni

È morto papa Francesco, cioè il nome con cui era conosciuto Jorge Mario Bergoglio, che dal 13 marzo del 2013 era la massima autorità all’interno della Chiesa cattolica. Francesco è stato il primo papa gesuita, nonché il primo originario di un paese non europeo e il primo a scegliere come nome Francesco. Aveva 88 anni.

Lo ha annunciato il cardinale Kevin Joseph Farrell: «Con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre».

Il 23 marzo papa Francesco era stato dimesso dal Policlinico Gemelli di Roma, dov’era ricoverato dal 14 febbraio a causa di una polmonite e varie altre complicazioni all’apparato respiratorio. Da allora stava facendo la sua convalescenza a Santa Marta, il residence dove abitano i cardinali durante il conclave (cioè il processo di selezione di un nuovo papa). Giovedì scorso aveva fatto visita alle persone detenute nel carcere Regina Coeli di Roma.

Nei quasi dodici anni del suo papato Francesco ha affrontato cambiamenti globali e vicende enormi come la pandemia, diverse guerre e molte conseguenze visibili del cambiamento climatico. A differenza di diversi suoi predecessori Papa Francesco si è spesso distinto per le sue convinzioni progressiste, apertamente osteggiate dagli esponenti più conservatori della Chiesa cattolica.

Era nato il 17 dicembre del 1936 a Buenos Aires, in Argentina, il primo di cinque figli di una famiglia di origine italiana (piemontese, per la precisione; suo padre lavorava nelle ferrovie). Entrò nella Compagnia di Gesù nel 1958, a 21 anni, e studiò chimica oltre a filosofia e teologia. Divenne sacerdote nel 1969 e poi vescovo nel 1992.

In seguito alla morte di papa Francesco nelle prossime settimane la Chiesa Cattolica dovrà scegliere il suo successore. L’ultima volta che un papa era morto mentre era ancora in carica, Giovanni Paolo II nel 2005, erano state necessarie circa tre settimane per eleggere Benedetto XVI.

Fonte: Il Post.


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